L'abitato di Montecalvo Irpino, si configura su una dorsale in arenaria che degrada verso la Puglia e su cui si staglia imponente il castello medioevale e la chiesa collegiata di Santa Maria Maggiore.Luogo di quiete e di salubrità, caratterizzato dalla ripidità dei versanti, dalle incisioni dei calanchi, e dalla modesta copertura arborea, ridotta a macchie di verde in un paesaggio arido e gobboso con un clima subcontinentale tipico delle zone appenniniche interne, che comporta una salubrità dell'aria sempre soggetta a rimescolamenti per i venti di scirocco provenienti da sud e quelli gelidi provenienti da nord.Il maiale, un prodotto per il sostentamento umano attestato in Irpinia sin dal Medioevo come documenta una pergamena del monastero di Montevergine del 1001, con la quale il feudatario concede ai contadini il diritto di raccogliere le ghiande e di far pascolare nelle sue terre i porci.In questo luogo di vita e di incontri tra gli Irpini e i Caudini, popolazioni di origine sannita, le famiglie Caccese e Pizzillo, attente a preservare l'identità, valorizzarne le ricchezze, ed offrirle al consumatore più attento, da oltre un trentennio sono i fedeli custodi di una tradizione millenaria: la lavorazione e la conservazione della carne del maiale, prodotto che per secoli è stato fonte di sostentamento delle genti irpine.Un prodotto ottenuto con tecniche artigianali, che riportano alla memoria mani esperte che con passione e tradizione compiono gesti precisi e lenti, gesti che sanno di racconti tramandati, di tecniche pazientemente apprese, gesti che nessuna macchina potrebbe sostituire, perché rispondono a quelle caratteristiche di unicità che si contrappongono alle caratteristiche di serialità dei prodotti industriali.
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