Oleificio Chiodi Campli

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  • Campli (Teramo)
  • Abruzzo
  • Via Nazionale 24
Foto profilo Nel 2001, in un convegno sulla qualità della produzione olearia abruzzese, indetta dall’Università di Teramo presso la sede moscianese di Agraria e Scienze dell’alimentazione, mi soffermai con Michele Chiodi, produttore rinomato di olio d’oliva nonchè camplese doc. Nell’atrio dell’edificio, prima del simposio, Michele mi raccontò della grande tradizione camplese per la produzione di olio di oliva e dei numerosi trappitipresenti all’epoca della sua gioventù. Tanto fu interessante la conversazione che mi ripromisi di tornare sull’argomento con un articolo giornalistico. Pochi giorni fa sono passato nell’opificio dell’oleificio Chiodi per conversare nuovamente sull’argomento con l’amico Michele, questa volta davanti a una fumante tazza di caffè preparata dalla moglie “Nannella” e munto di penna e foglietto.
Il trappitoin casa Chiodi era una tradizione di famiglia. Negli anni 1928 -1930 Michele, bambino, ricorda il trappito a trazione animale, vite a legna e torchio di ferro con due presse della ditta fratelli Campione di Pescara. Prese in mano a gestione del frantoio nel 1942 quando il fratello maggiore Vincenzo partì per le Armi. Lo ricorda bene perché nello stesso periodo avvenne un fatto cruento a Castelnuovo. lI 7 dicembre, infatti, un soldato altoatesino di milizia tedesca rifugiatosi da disertore presso una famiglia del posto (si era innamorato di una ragazza) fu ucciso da un gerarca fascista venuto dal napoletano. Quando Michele prese in mano direttamente le sorti del frantoio era giovanissimo, ma subito si dette da fare per migliorare e rendere competitivo il suo impianto. Nel 1944 eliminò la trazione animale sostituendo il mulo con un motore a scoppio Landini, su carrello. A quell’epoca sul territorio camplese esistevano numerosi trappisti.
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