- Dati di produzione e vendita
- Anno di fondazione: 1984
- Superficie vitata: N/A
- Bottiglie prodotte: N/A
- Vendita diretta: Si
- Reperibilità dei prodotti: N/A
- Export: N/A
- Contatti e Ospitalità
- Referente: N/A
- Visite in azienda: Si
- Lingue parlate: Inglese, Italiano
Tanto tempo fa, nel 1984, mi innamorai di Montalcino, ero un fotografo naturalista e questi paesaggi – come nostro poeta Giuseppe Ungaretti scrisse – “mi illuminarono di immenso” rubandomi l’anima: dovevo avere una casa qui.
Così nel 1987 incominciai la ricerca della mia “dimora” Toscana, senza pensare al vino – di cui ero un amante – ne alla sua produzione, immaginavo di essere troppo vecchio per intraprendere una nuova attività così impegnativa.
Ogni proposta era troppo grande o troppo costosa o non idonea, così passarono dieci anni prima che il mio amico Carlo Vittori mi chiamasse per dirmi: “ Questa è l’ultima opportunità prima che i prezzi a Montalcino esplodano. Vieni a vederla.” Ricordando le sue parole… …come aveva ragione!
Arrivai dalla Svizzera, dove vivevo, dopo sei ore di macchina, era pomeriggio e vidi un pastore che dormiva sotto una quercia centenaria circondato dalle sue pecore belanti e ruminanti con degli enormi cani Maremmani bianchi che correvano tutt’intorno per contenere il gregge. Due di loro, madre e figlia, sono rimaste con me. Erano così selvagge che il pastore non riuscì a caricarle sul camion per portarsele via. E quando gli chiesi, mesi dopo, cosa avrei dovuto farne, candidamente mi disse, con il suo accento sardo: “Ci sarà da darci una fuccillatta.” nel senso che le avrei dovuti uccidere, cosa che ovviamente non feci mai.
Ho capito al volo che questo era il mio posto. Il luogo della mia vita.
La bellezza, la distanza da tutto ciò che noi chiamiamo civiltà, l’assenza di moderne architetture, orribile scempio del secolo scorso che ha distrutto interi paesaggi italiani, i profumi che pervadono tutto l’anno queste colline, la vista in profondità, a est di Monticchiello…e Montepulciano, il vulcano preistorico del Monte Amiata a sud, le colline ad anfiteatro che proteggono le Ripi a ovest e a nord….Tutto questo, così meraviglioso…
Ma anche così incontaminato. Spopolato per migliaia di anni, un suolo povero, arido, improduttivo, torrido in estate, laghi ghiacciati in inverno, olivi di oltre trecento anni, boschi di differenti specie di alberi e arbusti, e fiori, fiori, fiori ovunque, tutto l’anno. E gli asparagi selvatici, i porcini, le more, il tartufo bianco e nero che solo il cane del mio amico Francesco è in grado di portare alla luce, lo splendido corbezzolo rosso. E poi la vita selvaggia, con conigli, cervi, cinghiali, istrici, tassi, lupi, volpi, aquile sull’Amiata, aironi, poiane, falchi, cicogne di passaggio sul fiume Orcia due volte all’anno e tanti tipi di anatre che arrivano ai laghi.