Fattoria di Lamole

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  • Greve In Chianti (Firenze)
  • Toscana
  • Lamole
Foto azienda
  • Dati di produzione e vendita
  • Anno di fondazione: N/A
  • Superficie vitata: N/A
  • Bottiglie prodotte: N/A
  • Vendita diretta: Si
  • Reperibilità dei prodotti: N/A
  • Export: N/A
  • Contatti e Ospitalità
  • Referente: N/A
  • Visite in azienda: Si
  • Lingue parlate: Inglese, Italiano
Fino agli anni 60 l'ordinamento mezzadrile permetteva la suddivisione in 16 poderi, i terreni erano frazionati, quasi polverizzati per assegnare a ciascun mezzadro condizioni produttive equivalenti. Negli anni 70 la proprietà è stata oggetto di un’opera di accorpamento e ricomposizione fondiaria che l'ha portata alle dimensioni attuali.Attualmente l'attivita' agricola è centrata sulla conduzione dei vigneti con il recupero di aree precedentemente abbandonate perchè di difficile meccanizzazione ed oggi rivalutate in quanto vocate alla produzione di vini prestigiosi.I 200 ettari di superficie forestale sono oggetto dal 1992 di recupero con il ripristino dei turni di taglio. I pascoli dell'Azienda sono ancora oggi destinati all'allevamento di pecore.La suggestione di Lamole si nutre del fascino dei colori che, dal viola pallido dei giaggioli di inizio maggio, unendosi al giallo delle ginestre di fine primavera, al verde brillante delle viti, all’argento degli olivi, ai colori più cupi del bosco e via via fino ai gialli e rossi della maturazione, si accordano in ottobre in una sorta di sinfonia cromatica.Ma Lamole è la culla della viticultura chiantigiana. Lamole ha, da secoli, fama di vino pregiato; Lamole è stato ed è tuttora sinonimo di vino pregiato, ricco di seducenti profumi.Fino a 50 anni fa l'agricoltura di Lamole era caratterizzata da una utilizzazione quasi esasperata degli spazi disponibili. Colpiva tanto rigoroso ordine nella coltivazione di quei terrazzamenti faticosamente ricavati dalle pendici del Monte S. Michele.
Se la terra mancava, i sassi avanzavano sempre e, per non essere costretti ad allontanarli, si suddivideva l’appezzamento avvicinando i muri fra loro e creando terrazze con larghezza di pochi metri.
E qui il premio a tante fatiche: perché quella roccia, che aveva rappresentato un ostacolo così duro, suddivisa in pietre squadrate ed ordinata in muretti diveniva un prezioso alleato nella maturazione dell’uva cedendo nella notte ai pochi grappoli delle tante viti basse, allevate ad alberello, il calore accumulato durante il giorno.
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