La Costa di Ome

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  • Ome (Brescia)
  • Lombardia
  • Via Pianello, 16
Foto azienda
  • Dati di produzione e vendita
  • Anno di fondazione: 2001
  • Superficie vitata: N/A
  • Bottiglie prodotte: N/A
  • Vendita diretta: Si
  • Reperibilità dei prodotti: N/A
  • Export: N/A
  • Contatti e Ospitalità
  • Referente: Elena Marzi
  • Visite in azienda: Si
  • Lingue parlate: Inglese, Italiano
L’azienda agricola La Costa di Ome sorge sul crinale che separa la vallata di Ome da Valzina ed il suo nome ha origine dalla località in cui si trova sia la cantina che i vigneti ovvero La Costa; nasce nel 2001 per la volontà di mantenere vivo il ricordo del nonno Bigio Papì (Luigi) che amava passare le giornate nel suo vigneto avendo cura delle vigne ed utilizzando il meno possibile prodotti chimici; Bigio Papì con la famiglia erano approdati alla Costa dopo aver peregrinato per le varie contrade di Ome (Martignago, San Michele, il Pianello poiché lavorava i campi dei suoi padroni) e qui, appena dopo la guerra, costruì nella vecchia cantina delle botti di cemento per far sì che il vino si mantenesse intatto per più tempo rispetto a quando veniva messo nelle botti di legno e poi cominciò a vendere il vino in damigiana; la clientela cresceva sempre più così si decise di acquistare altri terreni intorno alla Costa.
Ad un certo punto ci fu la rottura, la fine della piccola viticoltura, il decollo delle dop e poi delle doc e docg con le rigidissime norme sanitarie, la complicata burocrazia e tutto andò in fumo o meglio quasi tutto perché i terreni rimasero.
Da qui nel 2001 l’idea di Gianpaolo figlio di Bigio di ricominciare una nuova sfida, prima insieme alla moglie Giovanna e successivamento col genero Paolo e la figlia Elena (titolare della cantina), ovvero costruire La Costa di Ome, una cantina scavata nella roccia, ci sono voluti mesi per poterla costruire poiché i normali escavatori non riuscivano a rompere le rocce, ma alla fine è stata completata.
La Costa di Ome è quindi gestita a livello familiare e, poiché i terreni sorgono su una collina con sole dall’alba al tramonto, rocce calcaree coperte d’argilla, brezza costante, panorami mozzafiato fino agli Appennini nelle giornate nitide, è stato scelto di produrre vino da agricoltura biologica.
Attualmente sono 0.5 gli ettari coltivati a uliveto e 3 quelli coltivati a vigneto; infatti per poter produrre il Terre di Franciacorta doc o Curtefranca doc e il Franciacorta docg c’è la necessità di coltivare vari tipi di uve: nebbiolo, cabernet, barbera, merlot ed infine chardonnay.
La produzione è limitata, sia per la resa dei vigneti , considerata la localizzazione collinare che per i limiti imposti dai disciplinari e dall’agricoltura biologica.
L’esordio nel 2005 è stato col Terre di Franciacorta rosso doc 2005 e, nel dicembre del 2007 dopo i canonici 18 mesi sui lieviti, il primo Franciacorta Brut 2005, partendo da una produzione di circa 8.000 bottiglie, ora arriva a quasi 12.000 bottiglie in totale.
Per la produzione delle varie tipologie di vini l’azienda si avvale del supporto dell’enologo dottor Cesare Ferrari molto rinomato in Franciacorta.
L’idea è quella di aumentare la gamma di prodotti da agricoltura biologica mantenendo sempre piccole le quantità per poter avere prodotti di buon livello.
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