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“Ricorderò sempre il profumo acre e dolciastro dei vigneti mescolato a quello del fieno settembrino appena tagliato e scaldato dal sole.
Ero bambino, ma nella mia memoria è ancora indelebile il ricordo dei giorni della vendemmia.
Settembre, per la mia famiglia, era il mese più importante dell’anno. I preparativi erano frenetici e convulsi, per i giorni della raccolta tutto doveva essere pronto e perfetto. In alcun modo si poteva compromettere il lavoro di un anno.
I miei nonni erano l’anima di quei giorni. La loro casa si riempiva di suoni e odori. Persone dedite e rispettose del lavoro della terra. Speravano in un raccolto abbondante con l’abbandono di chi attende il meritato premio dopo un duro lavoro. Il giorno della raccolta la sveglia era fissata prima dell’alba. Noi tutti, grandi e bambini, seduti sul rimorchio, ancora assonnati, partivamo allegri e festanti, in direzione di quei vigneti pieni di promesse che si aprivano davanti a noi nella luce dorata dell’alba. Che meraviglia provavo davanti ai filari che si distendevano sconfinati verso la linea dell’orizzonte.
Che cosa straordinaria sono i ricordi! Essere bambini cambia prospettiva a tutto.
Il mondo lo guardi dal basso verso l’alto. Tutto appare magicamente enorme ed anche un vigneto può diventare un “luogo da favola”.
E’ chiara in me l’immagine di quei giorni. Sento gli odori, i suoni e le luci di quelle mattine che resteranno sempre nella mia memoria. Vedo ancora gli uomini impegnati nella raccolta, le donne lavorare intonando canti popolari e noi bambini correre tra i maturi grappoli d’uva strappandone qua e là qualche acini succosi.
Meraviglioso era il cielo delle prime luci dell’alba che ancora lasciava intravedere le stelle notturne.
Anche oggi, il gracidare delle rane e il frinire dei grilli sono suoni che mi riportano alla mente quei giorni.