Partecipare a
Terra Madre è stata per tutti
un’esperienza esaltante, nella consapevolezza di avviare a Torino un
volano virtuoso che dovrà portare ad un rispetto sempre maggiore per
la nostra “Terra Madre”. Un evento unico cui dovranno seguire altri
momenti, l’ouverture, per usare una metafora musicale citata da
Petrini, cui seguirà l’opera composta dai produttori in tutto il
mondo, i veri protagonisti e custodi del patrimonio della civiltà.
Colori, i colori degli abiti, dei cibi, gli aromi, delle
terre rappresentate, di tutti i delegati che schierati
dietro al palco degli oratori, nel momento della
cerimonia di chiusura, hanno dato ancora una volta un
grande esempio di forza e dignità.” |
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La prossima volta”
ha affermato Petrini
“ci saranno anche tutti cuochi del mondo che devono dire prima di
tutti grazie a voi prima che ai loro clienti, perché senza di voi,
loro non potrebbero esistere”.
Il palazzo del Lavoro di Torino per quattro
giorni si è trasformato in una kermesse d’incontri, un
elenco lunghissimo, dove non ci sono stati scontri ma confronti,
dialoghi e non volontà di prevaricazione, scambi utili a migliorare.
“Noi tutti abbiamo una relazione spirituale
con il cibo”, ha detto Winona
LaDuke, discendente dai nativi americani, volto deciso e
penetrante, segnato dalle lotte per la difesa dei diritti di chi era
su quelle terre molto prima dell’arrivo dei coloni. Un rapporto duro
ma essenziale, frutto di sacrifici. La
qualità di un prodotto si misura anche sul livello di vita ci chi ha
lavorato per farlo arrivare sulle tavole dei consumatori.
Le comunità del cibo si sono incontrate ed hanno scambiato
esperienze. Ognuna di esse ha dato qualcosa ad un’altra e da questa
ha ricevuto. Un’agricoltura alternativa
rispetto a quella di stampo industriale che è concentrata solo sulla
quantità e sui profitti. La risorsa delle piccole o
grandi comunità rurali o da singoli produttori, da commercianti e
distributori, da formatori e da consumatori sensibilizzati e
disponibili. La gastronomia non deve esser
privilegio di pochi perché è patrimonio di tutti, in
questo senso il messaggio che è uscito da “Terra Madre”, suona come
un monito e progetto di un sogno, un seme che dovrà portare a far
crescere sempre più queste convinzioni in tutti.
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