Più di 300 espositori di 18 regioni
italiane hanno avuto l'opportunità di incontrare circa
100 buyers provenienti da una
ventina di paesi stranieri; questi ultimi hanno potuto assaggiare e
conoscere meglio i nostri vini autoctoni, col risultato di un saldo
attivo pari, a fine manifestazione, ad un'intera
partita di acquisto che supera
il milione di bottiglie
e circa 7.500 ettolitri di vino made in
Italy che varcheranno i confini
nazionali, per un fatturato stimato di
quasi 4 milioni e mezzo di euro.
Per rendersi conto dell'importanza commerciale dell'evento, basta
segnalare che la media di contatti-acquisto andati a buon fine
durante la manifestazione, è di circa quattro aziende selezionate
per ogni importatore presente. Diversi i produttori che hanno
effettuato contratti di altissimo livello, sia verso mercati ormai
consolidati che verso quelli emergenti, come Europa orientale e
medio ed estremo oriente.
Alla luce di ciò e dei circa cinquemila ingressi di eno-appassionati
durante tutto l'arco della manifestazione, il presidente di Vitigno
Italia, Chicco de Pasquale, ha
potuto giustamente affermare che si è “raggiunto l’obiettivo
prefissato ...evidenziare le potenzialità dei vini da vitigno
autoctono e tradizionale italiano. I numeri del salone ci danno
tranquillità e fiducia per il futuro e soprattutto ci indicano che
la strada intrapresa è valida ed interessa i mercati esteri”.
Dal punto di vista culturale poi, si è voluta proporre e rendere
manifesta al grande pubblico la valorizzazione delle produzioni
autoctone italiane che, come ha ricordato
Vito Amendolara, vice presidente della Camera di
Commercio, sono “350 vitigni autoctoni nazionali e proprio la
Campania ne identifica circa 100”. Per questo motivo si è scelta
Napoli, che grazie all'impegno delle sue istituzioni locali e degli
investimenti fatti da esse, rimarrà sede della manifestazione anche
per gli anni a venire. Il capoluogo campano è stato scelto anche
perchè, sempre secondo Amendolara, “questo Salone può fungere da
catalizzatore per il sistema produttivo dell’intero Mezzogiorno, ma
anche per le realtà vitivinicole del nord che al sud hanno ancora un
mercato fertile”.
Ma Napoli anche grazie all'impegno profuso da Franco Continisio,
direttore tecnico di Vitigno Italia e delegato dell’AIS per la
nostra città, al quale si deve, inoltre, l'intelligente soluzione
adottata per la logistica degli stands, organizzati secondo un
percorso geografico, da Nord a Sud, poichè, secondo Continisio
stesso, si è voluto proporre “il prodotto Italia per la sua
diversità... da nord a sud o viceversa... il percorso geografico è
stato ideato per sottolineare le diversità geografiche, storiche e
culturali”. Sempre in quest'ottica, recupero della diversità e
rifiuto dell'appiattimento sul gusto internazionale, De Pasquale ha
introdotto la definizione di Vitigno Storico in luogo di Vitigno
Autoctono, “perchè storico vuol dire radicato nel territorio, nella
storia e nella cultura di quel territorio”.
In quest'ottica sono stati organizzati, e si sono distinti per
l'alta qualità dei contenuti, gli stands dell'AIS
e di Slow Food, che hanno proprosto i laboratori del
gusto, vere e proprie lezioni dirette ad un pubblico variegato,
durante le quali i relatori, con approccio semplice ed appassionato,
hanno offerto ai visitatori la chiave di lettura e gli strumenti
giusti per poter apprezzare i vini e gli abbinamenti di volta in
volta proposti. Rimasti colpiti da tali seminari, ci piace citare il
nome di Magda Garufi, Antonella Bevilacqua
ed Isidoro Volpe, dell'AIS, particolarmente apprezzati
dall'autore di quest'articolo, che auspica un incremento
nell'offerta di laboratori e seminari per la prossima edizione.
Altra occasione di approfondimento culturale è stata l'elezione del
“Vino Autoctono Perfetto”,
concorso che ha coinvolto circa 200 vitigni,
poi ridotti a 34 da una giuria AIS e che, infine, ha visto prevalere
il Montepulciano Tenuta Coppadoro Radicosa
’02, fra i rossi e l'Umani Ronchi Plenio Verdicchio Riserva ‘01, fra
i bianchi. A questo punto non possiamo che lasciare il
lettore proiettandolo nell'edizione dell'anno prossimo che, proprio
per favorire gli operatori di settore, si svolgerà con l’inclusione
del lunedì, giornata per antonomasia di riposo per il settore, e
sarà anticipata al mese di maggio. In proposito è ancora De Pasquale
a chiarirci quale sarà la linea guida: “Per l’edizione del prossimo
anno incrementeremo ulteriormente il numero degli importatori
stranieri e coinvolgeremo ancora di più gli operatori italiani”.
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I vini da segnalare
CAMPANIA
Pietra Incatenata 2003 Maffini
Luigi (Fiano)
È un vino che probabilmente non necessita di particolari commenti
data la notorietà raggiunta in questi ultimi anni. Per noi è il
miglior bianco prodotto in Campania. Sia all’olfatto che al palato
presenta caratteristiche originali che lo rendono unico nel suo
genere.
Kerres 2003 I Pentri (Piedirosso)
Forti sentori di ciliegia all’esame olfattivo. Gusto armonioso.
Moderatamente astringente. È davvero un buon vino e con un buon
rapporto qualità prezzo.
Flora 2003 I Pentri (Falanghina)
Complessità di frutta esotica all’olfatto. Dolce e fresca al palato.
Ha un perfetto equilibrio tra dolcezza ed acidità. È sicuramente una
delle migliori falanghine prodotte in Campania. Eccellente rapporto
qualità-prezzo.
Falanghina 2004 Villa Raiano
Forti ed intensi i profumi floreali e di frutta. Mantiene la stessa
intensità al palato. È anch’essa una delle migliori falanghine della
Campania. Eccellente rapporto qualità-prezzo.
Ischia Biancolella Frassitelli 2003 D’Ambra
Vini d’Ischia
All’olfatto colpisce con fresche note di agrumi e al palato si
presenta al contempo dolce e gradevolmente acido.
Asprinio d’Aversa I Borboni
Evidenti sentori di miele all’olfatto. Frutta esotica al palato.
Moderatamente aspro nel finale. Per noi è il migliore nel suo
genere.
Coda di Volpe 2004 Cantine Mattei
Questo bianco ci ha colpito per l’originalità dei sentori
all’olfatto: noi abbiamo riscontrato un netto e forte profumo di
yogurt di pera e banana. Più semplice al palato.
SICILIA
Nerobufaleffj 2001 I Gulfi (Nero d’Avola)
È sicuramente il nero d’Avola che abbiamo preferito: è un vino con
un equilibrio davvero raro, con note di frutta rossa all’olfatto, un
gusto complesso ed armonioso, tannini morbidi ed un finale lungo.
Buono il rapporto qualità-prezzo.
Nume 2001 Cottanera-Cambria (Cabernet)
È un vino prodotto con uve di Cabernet Sauvignon (85%) e Cabernet
Franc (15%) Ha forti profumi di frutti di bosco e al palato si
rivela energico, con elementi dolci e persistente nel finale.
LAZIO
Pomele 2004 Falesco (Aleatico)
Sentori di rosa, amarena e ciliegia all’olfatto. Gusto
dolce, e moderatamente astringente. È proprio quest’ultimo carattere
che rende eccellente l’abbinamento con dolci a base di crema e
frutta, come provato in uno dei vari laboratori organizzati nel
corso della manifestazione. Buono il rapporto qualità-prezzo.
FRIULI VENEZIA GIULIA
Collio Tocai 2004 Schioppetto Mario
È in assoluto uno dei migliori bianchi degustati. Una perfetta
armonia di elementi dolci e minerali. Persistente nel finale. Va
sicuramente atteso ancora qualche mese per esprimersi al meglio.
Eccellente rapporto qualità-prezzo.
FONTE:
Campaniasuweb |