Fino al XVII secolo, in Europa
venivano coltivate piante di specie selvatiche autoctone (Fragaria
vesca, f: viridis, F. moschata) ed altre introdotte dall'America del
Nord (F. virginiano). Il contributo più importante alla coltivazione
di questa specie lo fornì un ufficiale
francese, che importò dal Cile le piante madri utilizzate
come base per la costituzione
dell'ibrido Fragaria x ananassa,
a cui appartengono tutte le cultivar attualmente diffuse.
Il Basso Ferrarese è da sempre
la più grande area di produzione vivaistica d'Italia di questo
frutto per la natura sabbiosa dei terreni, per la vicinanza al mare
che permette di avere inverni non troppo freddi e per la sua scarsa
luminosità dovuta alla nebbia. Le varietà di orgine ferrarese, oggi,
nel complesso del totale della produzione di piante nazionali,
rappresentano il 60% circa. A Lagosanto
si producono il 90% circa delle piante di
fragola prodotte in Italia. La fragola fa aumentare la
riserva alcalina ed ha un'azione dissetante, rinfrescante,
diuretica, antiurica, stimola la produzione degli ormoni che
rafforzano il sistema nervoso. In cosmesi si utilizza la polpa dei
frutti per preparare maschere ad azione rassodante per pelli rugose.
Ma veniamo alla ricetta:
Risotto alle fragole
(a cura degli Istituti Alberghieri di Ferrara e Lido degli Estensi)
Ingredienti (per 4 persone): 350
gr. di riso Carnaroli del Delta del Po, 300 gr. di fragole, 40 gr.
di burro, 1 cipolla, 1/2 bicchiere di vino bianco secco, 1 litro di
brodo, sale q.b.
Procedimento: mondate e pelate
la cipolla; tritatela. In una casseruola, fate fondere 30 gr. Di
burro e fatevi appassire la cipolla. Aggiungete 2 cucchiai di vino,
e fatelo sfumare. Salate leggermente. Unite il riso e lasciatelo
tostare, mescolando in continuazione. Versate il resto del vino e
fatelo evaporare. Portate il riso a cottura, versando man mano il
bordo caldo. Nel frattempo frullate le fragole dopo averle lavate ed
asciugate; quando il riso è cotto al dente, toglietelo dal fuoco e
mantecatelo con il frullato ed il burro rimanente.
Tornando al frutto vediamo invece quali considerazioni possiamo fare
per realizzare un corretto abbinamento con il vino: l’abbinamento
vino/frutta è solitamente per il Sommelier un compito difficoltoso,
vuoi per l’acidità elevata di alcuni (agrumi, ananas, kiwi, pesca),
o per l’elevato contenuto di acqua di altri che comporta una scarsa
succulenza (pera, mela, anguria). In tale contesto sicuramente la
fragola può considerarsi un’eccezione, sia per l’equilibrio fra
acidità e zuccheri ma soprattutto per la sua aromaticità.
Il vino che andremo ad abbinare dovrà
quindi possedere intensi profumi fruttati, un corpo esile ma morbido
ed una scarsa alcolicità. Viste le premesse la scelta
quasi obbligata a mio avviso ricade sugli spumanti dolci, in questo
caso rossi, per avere una maggiore concordanza nei sentori
percepiti. La ricca scelta che l’Italia enologica propone mi
permette di fornirVi diverse opportunità: partendo naturalmente dal
nostro territorio ferrarese con il Fortana
spumante dolce, allargandoci alle Marche con la
Vernaccia di Serrapetrona (MC),
ed approdare in Piemonte con due vitigni aromatici quali la
Malvasia di Castelnuovo Don Bosco (AT) ed
il Brachetto di Acqui (AL).
Intrigante rimane secondo me l’abbinamento fragole/ champagne,
secondo alcuni addirittura afrodisiaco…
Mirco Mariotti
axemir@libero.it |