Castagneto — Se il 2001 è stato un anno decisamente negativo per molti settori economici, il vino di qualità sembra non aver risentito affatto della crisi internazionale.
Un vero e proprio bene rifugio capace di salvaguardare il valore delle aziende. In particolare va molto bene il mercato estero. L'export vinicolo italiano costituisce da solo una quota intorno al 17/18% dell'intero comparto alimentare e in alcuni paesi tra cui Stati Uniti, Canada, Giappone, rappresenta il settore di punta. Gli investimenti fatti a Bolgheri, ma anche nella zona di Montescudaio stanno diventando molto produttivi: in pochi anni il prezzo delle bottiglie è salito livellandosi verso l'alto (in media 30-40 mila lire alla bottiglia per i vini di qualità) trascinando tutto il comparto verso rendimenti molto interessanti dal punto di vista economico. La tendenza è confermata anche a livello nazionale. Le esportazioni vinicole italiane registrano nei primi nove mesi del 2001) una flessione dei volumi del 12,2% da 12,7 a 11,2 milioni di ettolitri. I valori registrano invece un aumento complessivo del 5,45% passando da 3.391 a 3.575 miliardi di lire. Tali dati mostrano quindi che l'export del vino italiano punta sulla qualità rispetto alla quantità.
Le ripercussioni successive ai tragici eventi del settembre 2001 hanno provocato una contrazione dei consumi che manifestano i loro effetti nell'ultimo trimestre del 2001, ma non c'è un crollo. E ulteriori indicazioni arriveranno dalla borsa dei vini di Tokyo in programma il 6 e 7 febbraio, mentre ieri si è aperto il salone del vino a Seoul in Corea del Sud. Gli Stati Uniti invece sono già una certezza: i nostri vini hanno superato i rivali di sempre, i francesi.