"Ancora
una volta Vinitaly ha permesso alle aziende di fare business"
- afferma Luigi Castelletti,
presidente di VeronaFiere -, ma il nostro impegno non finisce oggi.
L'internazionalizzazione della nostra attività ci porterà in maggio
a Mosca con Vinitaly Russia, a
ottobre negli Stati Uniti con Vinitaly US
Tour, a novembre in Cina con
Vinitaly China e per la prima volta con il marchio
Vinitaly in India nel gennaio del 2006".
"Affluenza ottima, molto estero e grande soddisfazione dei clienti
italiani", questa l'impressione di
Alessandro Dal Zovo delle
Cantine Sartori, che tra gli stranieri cita
nordamericani, giapponesi, operatori di Hong Kong, Gran Bretagna e
tanti tedeschi. Tanti ritorni pure per le
Cantine Speri, in particolare Usa e Canada, ma anche
appuntamenti fissati in precedenza per questa occasione con
Finlandia ed Europa dell'Est. "Anche se le aspettative non erano
delle migliori, l'affluenza è stata equilibrata e in crescendo. La
novità è rappresentata dai maggiori contatti avuti con i Paesi
Scandinavi", dice Angelo Valentini
delle Cantine Lungarotti,
vincitrici del Premio Internazionale Vinitaly 2005 per l'Italia.
"Grande Vinitaly, dal punto di vista organizzativo uno dei migliori"
- dice Anna Abbona della
Marchesi di Barolo confermando
molti nuovi contatti, specie con Russia, Ungheria e Cina, mentre
Fausto Peratoner, delle
cantine La Vis, mette in
evidenza pure il grande interesse manifestato dagli operatori
tedeschi, inglesi e del Nord Europa in genere, oltre che da
giapponesi, ancora russi e, come novità inaspettata, neozelandesi.
"Buoni contatti, tanti giovani titolari di wine bar ed enoteche,
appassionati e preparati, un'attenzione particolare dalla
distribuzione organizzata", è il commento di
Marco Caprai, produttore umbro di Sagrantino.
Questa edizione di Vinitaly ha messo comunque in luce il momento di
transizione che sta vivendo il mondo del vino, e che fa prevedere
cambiamenti strutturali e di strategie per i prossimi anni. "Molti
comunque i dati di ripresa - dice il presidente Castelletti -, a
conferma dei segnali presentati dal ministro
Gianni Alemanno durante la giornata inaugurale della
manifestazione".
Numerosi gli espositori che hanno visto riconfermata la propria
posizione, altri hanno avuto nuovi contatti o hanno consolidato di
persona rapporti instaurati in precedenza con operatori stranieri.
C'è chi ha visto americani e chi no, non tutti sono stati visitati
dai tedeschi, altri hanno conosciuto di persona russi e cinesi o
giapponesi, mentre altri non hanno avuto nuovi contatti, proprio
come succede quando c'è un cambiamento in corso. I Paesi emergenti
sembrano ancora più una potenzialità che veri mercati, invece cresce
l'attenzione dei Paesi del Nord Europa, anche se lì è ancora tutta
da costruire una vera cultura del vino.
I piccoli forse sono più soddisfatti dei grandi, come pure chi ha
anticipato le nuove tendenze manifestate ora dai consumatori, ai
quali bere non basta più. È il caso dei vini della Franciacorta, in
continua crescita: "Stiamo raccogliendo i risultati degli
investimenti promozionali fatti nel corso degli anni - spiega
Adriano Baffelli, direttore del
Consorzio per la tutela del Franciacorta
-, che ci hanno permesso di dare ai nostri prodotti una forte
identificazione con il territorio che ora viene molto apprezzata".
Diverse e soddisfatte le aspettative dei vari espositori rispetto al
Vinitaly. C'è chi lo vive come una vetrina, chi come momento di
incontro con i propri clienti, chi anche di contatto con il
pubblico. Chi investe soldi, comunque, sente l'esigenza di avere
ogni anno qualcosa di più in termini di servizi e di risultati. Per
questo sono state apprezzate le migliorie apportate quest'anno
dall'organizzazione fieristica.
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