La manifestazione è
bella in quanto oltre a degustare si può entrare a contatto diretto
con chi il vino lo produce, lo fa nascere, riuscendo a cogliere i
vari aspetti ed i problemi legati a questo splendido mondo, con
tutti i lati positivi ed anche con tutte le problematiche che si
porta appresso.
Ho notato una certa euforia tra gli addetti
ai lavori, tra gli espositori, i visitatori, segno questo che c'è
voglia di rinascita, di riprendere a volare come negli
anni migliori, con la consapevolezza che gli anni delle "vacche
grasse" non torneranno piu', che la concorrenza straniera è quanto
mai agguerrita, e come ripeto da tempo "occhio agli spagnoli", ma
pur consapevoli delle grandi potenzialità dei nostri magnifici
territori e dei nostri vitigni autoctoni, con un qualcosa in piu'
che gli altri paesi emergenti non potranno mai avere.
Il nostro vantaggio che ci posizionerà per moltissimi anni ancora in
una situazione privilegiata è dovuto al fatto che, oltre ai
territori ed ai nostri vitigni autoctoni,
noi disponiamo di oltre 2000 anni di storia, tradizioni, monumenti e
cultura che i paesi emergenti non potranno mai avere,
senza parlare della tradizione gastronomica che è senza uguali,
ovunque in ogni parte del mondo. Quindi mi sento di affermare che
la nostra enogastronomia, dall' Alto Adige
alla Sicilia, è senza uguali e difficilmente superabile,
molto imitata e scopiazzata ma si sa che l'originale è sempre
migliore delle brutte copie.
 |
Comunque tornando alla mia visita al Vinitaly, reduce da una
giornata in Alto Adige in cui ho degustato , durante lo svolgimento
del Concorso Enologico,
60 Pinot Neri, con assegnazione di
una valutazione e quindi molto impegnativa e di responsabilità, mi
sono limitato nelle degustazioni, approfittando delle mie visite per
approfondire alcune problematiche con i
vari produttori ed uno scambio di opinioni.
Ho iniziato la mia visita al padiglione del
Lazio dove ho avuto modo di incontrare i titolari dell'Azienda
Strade Vigne del Sole, il Cav. Antonio Cugini ed il figlio
Alessandro, i quali mi aggiornavano sulla loro opera di
riscoperta e salvataggio dei vitigni autoctoni laziali, che
attualmente sono arrivati a circa 70. Di questa opera di
conservazione e di riporto alla luce di questi antichi vitigni
autoctoni laziali vi scriverò nel corso dell'anno, con descrizione
anche dei vini che ne sono prodotti.
Sicuramente da tenere in considerazione in modo particolare i vini
bianchi quali il Kadrai, il Cannellino, la
Malvasia Rossa che è un vitigno a bacca bianca molto
aromatica, tutti vini dai profumi e dagli aromi piu' unici che rari,
in quanto questi vitigni non sono diffusi in altre aziende, ma si
possono trovare solo in questa bella realtà laziale.
Il mio tour è proseguito con una visita alla
Cantina Sant' Andrea di Terracina,
dove ho conosciuto il Sig. Pandolfo
Gabriele ed il figlio Andrea, di cui ho già scritto
ampiamente su questo sito e sugli altri con i quali collaboro, che
anche al Vinitaly ha vinto alcune medaglie, dopo essere stata
l'unica azienda ad avere vinto ben 4 medaglie al Concorso di
Torgiano di qualche mese fa. Da segnalare in modo particolare i loro
Moscati di Terracina nelle tre versioni: secca, dolce e passita, ma
anche le belle espressioni dei loro vini rossi: Sogno e Preludio
alla Notte.
Mi sono intrattenuto per una visita alla
azienda calabra Librandi, tra le migliori e piu'
qualificate di tutta la Calabria, entrando in diretto contatto con
il giovane sig. Librandi. Di questa cantina ho avuto modo qualche
tempo fa di degustare i loro magnifici vini, in modo particolare i
loro rosati, tipologia di vino fino a poco tempo fa poco apprezzata,
in quanto i prodotti che si trovavano in commercio erano di qualità
mediocre.
Oggi non è piu' cosi' e devo dire di avere rivalutato e
"riscoperto" questa tipologia specialmente nelle stagione calda o
con certi cibi in cui l'abbinamento con un bianco è a sfavore del
vino, con un rosso a sfavore del cibo, mentre con un rosato è l'
optimum.
Pensiamo ad un buon fritto di pesce, dove ci possono essere pesci
grassi quali sardine, alici, o primi piatti con ragu' di carne, o
carni alla pizzaiola, oppure anche pizze ben farcite ed allora ne
scaturirà un matrimonio d'amore.
Ho degustato un Duca Felice 2001-gr. 13,50- che nonostante i suoi
cinque anni è ancora in tonalità rubino ben vivo, fresco e fruttato,
ben pimpante, ed infine uno dei vini di punta aziendale il Gravello
2003- 60% da uve gaglioppo e 40% cabernet-sauvignon, dove in bocca è
molto morbido, vellutato con tannini fini e setosi, un vino che si
avvicina tranquillamente ai 90/100. |
 |
Sono passato poi da una azienda della
Sardegna, che a mio avviso è sicuramente tra le prime
dell' isola, tra le mie preferite in senso assoluto:
Argiolas dove sono stato
ricevuto dalla giovane e gentile titolare
Valentina Argiolas la quale in anteprima mi ha sottoposto
in assaggio un vino, ancora in affinamento, prodotto da uve di
Carignano del Sulcis in purezza. Un vitigno autoctono anche questo
salvato e riscoperto che a mio avviso promette molto, molto bene, e
che nei prossimi anni ci donerà grandi soddisfazioni.
Il colore è entusiasmante, stupendo: rosso scuro, quasi violaceo,
nerastro: profumi netti di frutta ben matura e di grande tipicità ed
originalità, in bocca ha già tannini fini e morbidi, di buona
struttura e bevibilità, un vino che farà parlare molto di se nei
prossimi anni. Ricordo di questa azienda della Sardegna tra i rossi:
il Korem, uno tra i miei vini preferiti in assoluto (medaglia d'oro
a Bruxelles 2005), il Perdera -da uve Monica- ( pure lui medaglia
d'oro a Bruxelles 2005 ), il famoso e pluridecorato Turriga, il
Costera da uve Cannonau in purezza, dove risalta una gradevole nota
di liquirizia, ma anche i bianchi come il vermentino, il passito
pluripremiato Angialis.
Di questa azienda approfondirò tra alcuni mesi in quanto tutti i
prodotti sono di grande qualità e voglio in questa occasione
ricordare, e porgere un sentito omaggio, al loro capostipite il sig.
Antonio Argiolas, padre degli attuali proprietari, che ad oggi conta
99 anni ed in dirittura d'arrivo a dicembre 2006 al prestigioso
traguardo dei 100 anni: questo significa che il vino porta molto
bene se bevuto in maniera corretta.
Ho voluto conoscere personalmente il
titolare di un'altra azienda di cui ho scritto nelle mie rubriche di
degustazione: il sig. Libero Rillo di
Torrecuso (Benevento) dell'
azienda
Fontanavecchia, una delle migliori aziende in
senso assoluto del Sud. Caratteristica di questa azienda è la grande
qualità riscontrata su tutta la linea aziendale e non limitata ad
uno o due prodotti di punta. Ho degustato la
Falanghina 2005 che seppure ancora immatura e
bisognosa di almeno 6/7 mesi di affinamento in bottiglia, come tutti
i vini bianchi d'altronde, e questo lo sostengo da tempo ed ogni
volta lo ribadisco, presenta delle note di tipicità e finezza che la
pongono sempre al vertice della tipologia.
Ma anche il rosato del Taburno, l'
Aglianico del Taburno, il bianco Facetus, ed il loro pluridecorato
Grave Mora, che viene prodotto in pochi esemplari
solamente nelle annate che lo consentono, un vero fuoriclasse da 15
gr. naturali con una bevibilità da sogno!
Ho fatto una visita ad una azienda
maremmana che conoscevo di nome ma non di "vino"
la Fattoria le Pupille ed anche qui
ho trovato dei prodotti ben fatti e di qualità: il loro morellino di
scansano base, vinificato solo in acciaio, fruttato e di pronta
beva, uno di quei vini da bere tutti i giorni dall'ottimo rapporto
q/p; il loro Saffredi 2003 vino di punta dal taglio bordolese (
Cabernet-sauvignon+ Merlot ) superpremiato che si uniforma al gusto
internazionale e di buona qualità; mentre personalmente il vino che
ho apprezzato di piu' è stato sicuramente il Poggio Valente 2003 un
Morellino di Scansano affinato in legno con un 97% di sangiovese ed
il 3% di alicante, che bene rispecchia il territorio di origine e la
tipicità della terra d' origine .
Ho fatto una veloce capatina presso lo stand dell'azienda
marchigiana Bucci Ampelio,
conosciuta e famosa per la longevità e riserve dei suoi verdicchio
di Jesi, dove ho potuto assaggiare velocemente due verdicchio annate
2004 e 2003, ed apprezzare la grande qualità e finezza dei prodotti.
 |
Poi come spesso accade, uno di quegli incontri casuali, di fianco
alla postazione di Bucci, un signore al quale avevo chiesto
informazioni, che insieme al figlio è titolare di una azienda a
Bolgheri ed una nell'isola d' Elba.
L'azienda del figlio si chiama Giorgio Meletti Cavallari si trova a Castagneto Carducci e produce
due rossi, di cui uno affinato esclusivamente in acciaio, dalla beva
accattivante, immediata, dal buon rapporto q/p ( per essere un vino
di Bolgheri ), e l'altro passato in barrique piu' corposo, complesso
di buona qualità. |
Ma il vino che mi ha letteralmente "catturato il naso" è stato
l'aleatico versione dolce che produce il Sig. Cavallari all'isola d'
Elba, Tenuta delle Ripalte, un vero paradiso terrestre, con case e
bungalow dove passare alcuni giorni in completo relax, che potete
visionare visitando il
sito dell'azienda ; email: info@costadeigabbiani.it.
Vi stavo scrivendo dell'aleatico veramente molto aromatico, con dei
profumi intensi, fini ed in bocca un vero sogno! Da provare
assolutamente.
Ho fatto poi tappa nello stand dell' Abruzzo dove era in programma
una degustazione di sei annate di Montepulciano, ma poi per diversi
motivi il programma è stato cambiato. Sono stato ricevuto dai
colleghi Massimo Di Cintio, persona squisita che subito mi ha messo
a mio agio con un buon bicchiere di vino ed alcuni prodotti
tipici abruzzesi, Davide Acerra e Giuseppe Cavaliere, con i quali ho
scambiato alcuni pareri in merito ai vini abruzzesi.
Sono stato a salutare alcuni amici produttori tra cui:
Emidio Pepe,
dove sono stato accolto dalla figlia Sofia ed il sig. Emidio, che mi
hanno posto in degustazione ben sei annate del loro Montepulciano ed
alcune di Trebbiano. Una caratteristica di tutti i vini Pepe è che
nessuno ha toccato legno, ma solo cemento vetrificato, riuscendo pur tuttavia a conservare una longevità di alcuni decenni.
Il
trebbiano 2001 ha ancora una freschezza come se avesse un anno di
età; la verticale di montepulciano è stata:
2004 ancora giovane, fresco, con tannini morbidi 87/100
2003 piu' tannico, piu' corposo 88/100
2002 un pò verde, ha risentito dell'annata scadente 86/100
2001 buona acidità, tannini presenti 87/100
1998 buoni i profumi, in bocca è vivo e pimpante, in perfetta forma,
molto buono = 90/100.
Mi diceva il Sig. Emidio che i suoi vini per incominciare ad
esprimersi al meglio hanno bisogno di almeno 7/8 anni di affinamento
in bottiglia, raggiungendo cosi' il loro massimo splendore, ed ho
riscontrato che è proprio cosi' !
Poi un saluto ed una degustazione allo stand dell'azienda Mimmo Pasetti- Testarossa
- accolto dalla gentile e frizzante Sig.ra Laura
dove ho apprezzato il loro Cerasuolo, ma soprattutto il vino
Diecicoppe un montepulciano d'abruzzo, affinato solo in acciaio, con
una beva immediata, semplice ma di buona qualità. Uno di quei vini
in cui non c'è bisogno di elucubrazioni mentali per finire la
bottiglia, senza stare a roteare per ore il bicchiere e senza
arrivare mai in fondo alla bottiglia stessa.
Poi è stata la volta dell'azienda Contesa, il cui titolare
Sig.
Rocco Pasetti è il presidente degli enologi abruzzesi, che mi ha
fatto ridegustare (in quanto qualche anno fà già ne avevo avuto
modo) il suo pecorino, tra i piu' gradevoli e ben fatti di tutto l'
Abruzzo, cosi' come pure il Montepulciano Contesa, di cui già ho
scritto in internet, ma che mi riprometto di riscriverne perchè
tutti i prodotti aziendali sono di buona qualità.
Ho appreso con soddisfazione che, i vini abruzzesi hanno fatto
incetta di premi al concorso del Vinitaly. Sono cosi' andato allo
stand di un produttore nuovo e sconosciuto ai piu', che partecipava
per la 1° volta al Vinitaly ed anche al concorso enologico,
portandosi a casa una medaglia d'oro con il cerasuolo 2005, e due
menzioni con il cerasuolo 2004 ed il montepulciano affinato in
barrique. Sto parlando della azienda Sergio Del Casale di Vasto
(Ch) di cui vi scriverò piu' in dettaglio tra alcuni mesi.
Poi essendo appassionato anche di olio extra-vergine di oliva (non
in maniera contagiosa come il vino!) ho fatto una visita ai due
fratelli Esposito produttori della provincia di Taranto -
azienda Le
Ferre, dai quali mi servo ad uso personale da un paio d'anni con
grande soddisfazione, in quanto ho trovato un olio multivarietale
molto equilibrato e gradevole, che mi sento di consigliare
tranquillamente. E' questa l'unica azienda italiana (e da quanto
dichiaratomi dai titolari, forse l'unica in Europa) che
produce ben
8 tipologie di oli monovarietali, che prendono il nome dalla varietà
delle olive con cui vengono prodotti:
Frantoio fruttato e leggermente piccante;
Ogliarola delicato di buon frutto;
Carolea delicato e leggero
Leccino delicato al profumo ma di corpo
San Benedetto adatto per fritture, leggero
Coratina intenso e leggermente piccante
Picholine aromatico per piatti dai sapori intensi
Nociara leggermente amaro, per zuppe di pesce
Multivarietale aromatico ed equilibrato, fruttato leggero-medio
Una giornata molto intensa ma piacevolissima, che vorrei non fosse
mai finita, dove mi è piaciuto immergermi in quel carosello di
emozioni, sensazioni gustative senza eguali, e per questo ho
previsto per i prossimi anni di intrattenermi per alcune giornate in piu' e non solo una, come ho fatto fino ad oggi.
Grazie cari amici lettori della vostra attenzione e come al solito:
Prosit con i magnifici vini in degustazione al Vintaly 2006.
|