SAN COLOMBANO (BS). L'estate piovosa ha ridotto di oltre il 25 per cento il raccolto. Ma gli esperti assicurano che non mancheranno bottiglie di ottima qualità, vocate all'invecchiamento.
L'anticiclone delle Azzorre se n'è stato sull'Atlantico abbandonando il Nord Italia a un'estate che è assomigliata a una "mezza stagione", e così anche la coltivazione della vite non può non risentire delle bizzarrie climatiche. Anche a San Colombano non si fanno illusioni: il quantitativo di uve che si vanno a raccogliere dalle scorse settimane e fino alla fine di settembre sarà inferiore di almeno il 25 per cento rispetto all'anno scorso, con alcuni vigneti che vedranno addirittura dimezzata la produzione.
Nell'analisi del direttore del Consorzio per i vini Doc, Marco Tonni, la prima causa di questo forte calo va ricercata nel tardivo passaggio dall'inverno alla primavera, che ha cominciato con il ridurre il numero di fiori sui tralci. E meno fiori significa grappoli più piccoli. «Le aziende che hanno diminuito ad arte i livelli produttivi, adattandoli alle bizzarrie dell'estate, e quelle già avvezze a lasciare poca uva sulle piante per non correre il rischio di subire danni da siccità hanno interpretato bene la stagione e hanno ridotto i carichi delle vigne più fertili fin dalla primavera, notando il ritardo che la stagione stava accumulando - constata Tonni -, invece chi ha preteso troppo dalle vigne, senza rispettare le piante, andrà incontro a qualche delusione». In parole povere, chi ha lavorato bene potrà ugualmente trarre vantaggi da un'annata troppo umida e piovosa, con la conseguenza di un aumento esponenziale del rischio di malattie della vite.
Il 2001 era stato un anno precoce, mentre i tempi di questa vendemmia sono posticipati di circa 10 giorni rispetto a quella precedente. Il contenuto di alcol dei vini sarà inferiore di uno o mezzo grado rispetto alla media, «ma in sé questo dato non è grave - rassicura il direttore del consorzio -, dato che, per contraltare, estati molto calde possono portare a vini che esprimono gradazioni molto forti, anche di 15 gradi, con il rischio di ottenere un prodotto poco richiesto dai consumatori».
Come sarà quindi il vino del 2002? «Non sarà un'annata storica - ammette Tonni -, ma neppure necessariamente pessima. Per esempio la qualità delle uve è buona: grazie alla pioggia, le rosse accumuleranno probabilmente notevoli quantità di polifenoli, che in termini di invecchiamento sono ancora più importanti dell'alcol, e anche i bianchi saranno interessanti, probabilmente più profumati del solito, sempre che si riescano a cogliere grappoli sani».
Ma non bisogna vedere tutto nero: i colli banini sono stati risparmiati dalla grandine che altrove ha falcidiato drasticamente le produzioni, quindi la scarsa disponibilità di vini più noti potrebbe far migrare gli acquirenti verso le bottiglie marchiate San Colombano, per una sperimentazione che però non dovrà deluderli. La sfida si giocherà anche nelle lavorazioni di cantina.
Carlo Catena