Il vino, oltre ad essere un'espressione della terra, della tradizione, della passione e della cultura dei vignaioli, è anche un prodotto destinato alla compravendita. E non sempre gli acquirenti del vino sono in grado di sapere a priori il valore delle bottiglie che si trovano di fronte. Certo, anche il neofita, se legge "Barolo" o "Brunello", istintivamente lo ritiene un vino "superiore". Lo stesso enotecaro o ristoratore svolgerà, nei confronti dei meno esperti, un compito di suggerimento. Ma resta il problema che non sempre, al momento dell'acquisto, si può trovare qualcuno che ti consigli. In questo caso, oltre al nome di un vino e al suo costo, entra in gioco il fattore etichetta. E' un dato di fatto, e come tale, senza pregiudizi o snobismi, va trattato. Se contasse sempre e solo il contenuto, entrando in libreria troveremmo migliaia di libri con copertine bianche e titoli a caratteri neri ed essenziali. Sappiamo invece che anche le più raffinate case editrici studiano colori e disegni consoni ai capolavori che pubblicano. Anche nel mondo del vino è, o dovrebbe essere, così. Può essere allora divertente parlare delle migliori o peggiori etichette sul mercato, naturalmente senza dimenticare che ,alla fine, nulla può sostituire o surrogare la qualità di ciò che troviamo nel bicchiere. Personalmente, ho notato una diversa scuola di pensiero tra i produttori,spesso riconducibile a "filoni" regionali. Ad esempio, di rado mi capita di essere esteticamente attratto da un rosso piemontese: le etichette sono sovente bianche, essenziali e talvolta, per i produttori di Barolo più tradizionalisti, decisamente arcaiche. Stesso discorso per i vini liguri. Qualcosa di meglio lo troviamo in Lombardia. In Veneto e Friuli si incominciano a vedere grandi vini e grandi etichette: Gravner riveste le proprie bottiglie di elegantissime etichette nere con sfumature grigie, e Anche Villa Russiz negli ultimi tempi ha scelto il nero per il restyling dellle proprie bottiglie. In trentino colpiscono i dipinti della cantina sociale La Vis. In Altoadige, magnifica è l'etichetta del Feldmarschall Von Fenner zu Fennberg. Comunque, si incomincia a notare una crescente creatività man mano che si scende. Dalla Toscana, dove austere etichette bianche si alternano ad altre più creative, si arriva nel paradiso delle belle etichette: il sud. Qui è impossibile citare nome per nome, perchè se è vero che il potenziale enoico meridionale è ancora in larga parte inespresso, la capacità dei produttori di ammantare le proprie bottiglie di accattivanti "copertine" è davvero insuperabile. Retaggio dell'arte barocca? Se siete d'accordo, provo a lanciare un concorso: vota la migliore etichetta... Marino Poerio |