12.07.2002 | Itinerari del Gusto

Un top manager: ''Piatti banali, menù fisso e non esposto, prezzi elevati''

ISOLA COMACINA (CO). Veleno americano sulla cucina dell’Isola. Un colpo di maglio contro un santuario della cucina e del folclore comasco: l’ha sferrato con una lettera a numerose autorità mister Roberto Jeff Robertson Rapisarda , top manager rappresentante di una società americana di ricerca che lavora con le agenzie di viaggio statunitensi e per le grandi compagnie con più di 50 dipendenti.

«Con vivo rammarico» segnala di essersi trovato malissimo nella Locanda dell’Isola Comacina, dove con otto cittadini americani “di ottimo livello socioculturale” si è recato a cena quindici giorni fa. «Il trasferimento sull’isola è già un abuso per il pagamento di cinque euro andata e ritorno per un servizio che lo stesso ristoratore dovrebbe dare ai suoi clienti, costretti ad usarlo in mancanza di altri mezzi - premette il manager - All’arrivo sull’isola, nei locali senza alcuna caratteristica e con arredamento interno ed esterno privo di charme, ti trovi ad essere servito di quello che vogliono loro, senza preventiva presentazione di cibi o di carta menù, costretti a mangiare e bere quello che vogliono loro, antipasto di sei - sette verdure senza storia; piattino insignificante di un pezzo di prosciutto-spalla e prosciutto crudo senza sapore; trota alla contrabbandiera ancora con le lische; pollo fritto, vino in bottiglia che arriva già aperto di pessima qualità, gelato servito direttamente nel piatto da recipiente di plastica di pessima qualità, il tutto servito senza maniere e metodo. Se chiedi un portacenere, ti viene risposto di buttare tutto in terra. Alla fine, la farsa dell’Isola raccontata come una filastrocca incomprensibile che nessuno ha capito. Il tutto per un furto di 54 euro a testa, che sommati al passaggio di noi otto dalla terraferma all’Isola è stato pari ad un conto di 472 euro, ovvero 913.919 di vecchie lire. Prezzo del menu non esposto, carta assente». Robertson Rapisarda invita i destinatari della lettera a riflettere su quanto gli è successo: «Quanto da noi subìto - dice, tra l’altro - spiega perché sul vostro lago ritarda e stenta il turismo d’elite e di comuni mortali» ed allega alla lettera un elenco di ristoranti dove si è trovato benissimo, con i relativi prezzi: Villa d’Este, 40 euro, Taverna Blu di Ossuccio, 38 euro, il Gatto Nero di Cernobbio, 40 euro, Hotel Terminus, 26 euro, Ristorante Sant’Anna, 40 euro, Grand Hotel Tremezzo, 35 euro, pizzeria Le Colonne di Como, 18 euro. Grandi lodi per tutti, aggettivi superlativi.
Maria Castelli

FONTE: LA PROVINCIA DI COMO


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