Parola di Hartmut Glossman, docente alla Medical University di
Innsbruck, farmacologo e biochimico clinico di fama internazionale,
che ieri in Palazzo Vecchio ha riferito sui risultati dei suoi studi
più recenti agli 800 partecipanti al congresso mondiale della
Society for Medicinal Plant Research in corso fino a giovedì a
Firenze (www.farmacia.unifi.it/gacongress2005.html).
Health Benefits of Wine, i benefici effetti del vino sulla salute.
Questo il titolo senza equivoci della sua relazione, rinforzata da
un intervento complementare (Herbal Medicine and Wine) di un
altrettanto ben noto collega della Medical University di Innsbruck,
il professor Michael Popp, patron della multinazionale tedesca
Bionorica leader nel settore delle piante medicinali, nonché cultore
della dieta mediterranea e da qualche anno appassionato vigneron
sotto il sole di Majorca.
Non è affatto vero che l’alcol fa sempre male, ha detto Glossman. E’
vero che whisky, cognac, brandy, vodka, gin e superalcolici in
genere possono originare molti malanni, cancro compreso. Ma il vino,
soprattutto rosso, è un’altra cosa. Il vino può far bene, sempre,
s’intende, se bevuto da adulti e in quantità contenute. Polifenoli,
tannini, resveratrolo, kamferolo e quercetina sono le principali
sostanze benefiche contenute nel vino citate dal professore. Il
quale ha ricordato due paradossi.
Il primo è che negli Stati Uniti, a dispetto di ogni evidenza
scientifica, il vino continua a essere venduto con una vistosa
etichetta che lo descrive indifferentemente pericoloso per la
salute, senza nessuna distinzione tra prodotti di qualità, di
provenienza e quant’altro.
Il secondo paradosso riguarda una recente ricerca di carattere
sanitario sulla Francia occupata da nazisti. Tra il 1940 e il 1945
il governo militare proibì la vendita di vino col risultato che nel
periodo calarono sensibilmente i morti per cirrosi e altre cause
riconducibili all’alcolismo, ma ancor più sensibilmente aumentarono
tutti gli altri tipi di morti (ovviamente senza considerare le
vittime della guerra).
Glossman ha ricordato una delle ultime ricerche dell’Università di
Seattle in cui si dimostra che modiche quantità di vino abbassano il
rischio di cancro ai polmoni e alla prostata. Ha insistito sui nuovi
studi sul diabete mellito, una vera pandemia del 20° secolo, secondo
i quali il vino rosso in modiche quantità può agire beneficamente in
termini di prevenzione. E ha ricordato che a fronte di una scarsa
efficacia di tutti i farmaci anti alzheimer oggi sul mercato, ci
sono ormai ben cinque studi clinici a dimostrare che un consumo
moderato di vino rosso diminuisce del 50% le possibilità di
ammalarsi.
Infine una serie di dati, diagrammi e immagini per dimostrare due
fatti felici e divertire l’auditorio: 1) che il tasso annuo di
mortalità tra 55 e 75 anni è assai più basso tra chi beve un po’ di
buon rosso, mentre si impenna oltre lo standard tra chi beve troppo;
2) che il bicchiere giova eccome alle prestazioni sessuali del
maschio in età, favorisce la circolazione e il flusso verso zone
spugnose, garantisce insomma ottime erezioni. Sempre se di modiche
quantità si tratta.
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