12.06.2001 | Vino e dintorni

Un’asta e il barolo fa l’ingresso nella finanza

L’incanto organizzato da Christie’s il 24 giugno è a scopi benefici, ma servirà comunque a rivedere le quotazioni....

Immaginate che Magritte, Manet, Van Gogh decidano di togliere dai loro atelier delle tele appena dipinte e le offrano ai collezionisti, ai cultori, ai galleristi. Ebbene se il vino è arte, e il vino a certi livelli non è più solo prodotto della terra ma è combinazione di fattori culturali, di sapienze ataviche, di terroir e di civiltà rurale, è intuito e colpo di genio oltrechè una immensa fatica, questo azzardato parallelismo è possibile. Si chiede spesso a chi va per cantine perchè degustare un vino con chi lo ha prodotto è un'esperienza unica. Il perchè è presto spiegato: degustare un vino con il suo "genitore" significa sentire, oltre al bouquet, l'amore e la passione per quel prodotto. È appunto come osservare Guernica assiame a Pablo Picasso. E del resto il parallelo vino e arte non è una novità: fiasco e pennelli sono stati compagni inseparabili e lo saranno ancora. Ecco che allora non è esagerato presentare un'asta eccezionale di grandi bottiglie come un evento d'arte. Si è scomodata una delle più importanti case d'asta del mondo Christie's per l'incanto che si celebra il 24 di giugno nel castello di Grinzane Cavour. A volere quest'asta è stata l'Enoteca di Grinzane in collaborazione con quella del Barolo e del Barbaresco e a suggellare il connubio artevino ecco che il maestro Carlo Carosso ha composto un quadro che funge da logo dell'evento (per i collezionisti segnaliamo la forte ascesa di quotazioni dei quadri dipinti con il vino). A promuovere l'asta è il desiderio di contribuire a una causa benefica: l'intero ricavato dell'incanto sarà infatti destinato a Emergency. Ma c'è un'altra motivazione che ha spinto i produttori di Barolo e Barbaresco i più celebrati dei vini piemontesi e dunque tra i più celebrati nel mondo a mettere direttamente in vendita le loro "creature" (o creazioni?). È il desiderio di ridare immagine a questi grandissimi vini sulle tavole dei grandi ristoranti. A partecipare come compratori all'asta saranno infatti ammessi ristoratori, «enotecari», cultori e collezionisti. Niente speculazione. Ma se di asta si tratta allora bisogna parlare anche di denaro. Perchè partecipare conviene? Per il semplice fatto che il vino da collezione sta diventando un bene rifugio di assoluto rilievo. Le bottiglie italiane cominciano ad allinearsi ai prezzi delle grandi bottiglie bordolesi e alcuni prezzi spuntati quest'anno (ad Affi una imperiale di Sassicaia ha sfiorato i 20 milioni, idem per un Biondi Santi riserva di Brunello di Montalcino del '900, ma un Gaja Barbareso etichetta rossa degli anni 70 va via se ben conservata oltre il milione, pensate che a listino allora costava 3900 lire) . E a studiare questo aspetto del mercato vinicolo si stanno attivamente applicando tanto Mediobanca (la prima a gestire operazioni finanziarie legate al vino) quanto Meliorbanca, convinte che il continuo apprezzamento dei grandi vini italiani di annata si rifletterà inevitabilmente sulle bottiglie da collezione che in alcuni casi hanno evidenziato "rendimenti" (lo diciamo per semplicità poichè si tratta in realtà della differenza tra il prezzo di acquisto e il probabile prezzo di cessione) che sfiorano il 20% annuo. A dire la verità i vignaioli di Langa, i grandi produttori per queste etichette rare che vanno in asta il 24 giugno, non pensano tanto ai collezionisti che lasciano intonse le bottiglie, quanto piuttosto a chi decide di affinarle ancora qualche anno per gustare l'immenso piacere che può dare un grande barolo e un grande barbaresco. In ciò riaprendo la polemica contro chi e tra questi ci sono molti guidaroli attenti più all'interesse immediato che non alla "sacralità" del vino e della tradizione che l'una cosa riguarda la tasca e l'altra la cultura vorrebbe solo vini di pronta beva. Soltanto vini longevi, capaci di sfidare il secolo (lo hanno dimostrato i grandi baroli e le bottiglie di Biondi Santi) hanno diritto di accrescere il loro valore nel tempo e dunque diventare bene rifugio. E di queste grandi bottiglie all'incanto di Grinzane Cavour ne saranno presentate 72 lotti. Le bottiglie da 75 cc saranno offerte in casse da 6, le magnum o le doppie magnum invece costituiscono da sole un lotto. La stima della base d'asta per questi 72 lotti supera abbondantemente i 55 milioni e c'è da osservare che poichè le bottiglie sono state messe in vendita direttamente dai produttori (ripetiamo a loro non andrà una lira) la base d'asta è data dal puro prezzo di listino. C'è dunque da attendersi aggiudicazioni a livelli record. Spigolando tra le offerte del catalogo ecco tre bottiglie di Aldo Conterno (Barolo Granbussia del '78) offerte a 800 mila lire l'una. Per i puristi del Barolo un'occasione da non perdere. Occasione unica sono anche le sei bottiglie di Barbaresco di Angelo Gaja annata '90 offerte a un milione e mezzo. Una star del catologo è sicuramente l'offerta di tre magnum di Bartolo Mascarello a 3 milioni. Da prendere al volo le bottiglie di Barbaresco di Moccagatta (annata '90 a 100 mila lire l'una) e la doppia magnum sempre di Barbaresco Moccagatta '90 a "sole" 400 mila lire. Ma scorrendo il catalogo troviamo un lotto di Ceretto a 1,2 milioni di lire, sei bottiglie di Paolo Conterno sempre a 1,2 milioni e poi i gioielli di Giacosa, di Terre di Barolo, di Clerico e ottimi spunti vengono dalle offerte di Fontanafredda.

(LA REPUBBLICA)

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