La sopressa, in particolare, continua ad essere
un alimento tipico della gastronomia contadina, ad alto valore
nutritivo, gustosissima, digeribile, perché le carni suine, per
effetto della stagionatura, hanno subito trasformazioni che le
rendono facilmente assimilabili. Tra le soppresse venete, un livello
di eccellenza è stato conquistato da quelle del vicentino, in
particolare della zona pedemontana. Per la "pasta" delle sopresse si
usa macinare la carne pregiata del maiale (la polpa della coscia, la
coppa, il carré, la pancetta e la spalla) alla quale si aggiunge
solo il sale come conservante e il pepe come aromatizzante. Questa
usanza di macinare tutto senza aggiungere altri ingredienti che
condizionano la stagionatura è forse la più significativa
peculiarità che nel vicentino è stata tramandata sino ai giorni
nostri, unitamente alla scelta della razza suina più rustica e alle
modalità di alimentazione dei suini, senza utilizzare sottoprodotti.
Una peculiarità della Sopressa Vicentina
era ed è tuttora la situazione ambientale in cui viene allevato e
trasformato il suino: le acque delle zone pedemontane
particolarmente pure, il clima pedemontano generalmente più asciutto
e ventilato che permette un utilizzo contenuto di sale. Ne consegue
che la sopressa risulta più dolce e delicata nel gusto oltre ad
essere pregiata per le sue qualità dietetiche. Per quanto concerne
la lavorazione, il primo segreto per la produzione di una buona
soppressa sta nell’arte di insaccare, "tirando" e premendo il
budello, e "spunciandolo" per far amalgamare l'impasto, la carne al
budello e per far uscire eventuale aria interna. Altro segreto per
la buona riuscita sta nella tecnica di asciugatura: quella
tradizionale, davanti al caminetto o alla stufa a legna, accesi ogni
mattina tre o quattro ore, per una settimana; quella più moderna con
stufe in grado di creare la temperatura e l'umidità ideali tutto
l'anno. La stagionatura deve poi proseguire prima in un ambiente non
troppo freddo e asciutto (in soffitta), poi in un ambiente più umido
(in cantina meglio se con pavimento di terra).
Le dimensioni dell’insaccato – lunghezza, diametro e peso - sono
variabili (così come sono variabili le budella di bovino usate per
contenere il macinato), ma sempre di forma cilindrica e leggermente
arcuata: indicativamente, una sopressa piccola sfiora il chilo di
peso, una grande può pesare anche 7 kg. La stagionatura fa assumere
esternamente alla Sopressa Vicentina il colore prima biancastro e
poi grigio-marrone scuro della muffa di cui si ricopre. Al taglio,
la carne appare di colore rosso tendente al rosaceo, con la
caratteristica irregolare marezzatura bianca dovuta alla componente
di grasso che avvolge la parte proteica. Nelle tavole del Veneto la
sopressa occupa un posto di rilievo: si presta alla colazione di
mezza mattina, alla prima colazione come antipasto o come secondo
piatto, alla merenda pomeridiana, alla cena in famiglia o al dopo
cena tra amici e nel vicentino esiste un vero e proprio turismo
domenicale legato alla ricerca delle malghe, delle strutture
agrituristiche, delle trattorie o delle osterie, dove levarsi lo
sfizio e la voglia di questo gustoso insaccato.
La festa popolare dedicata a questo
prodotto si svolge da circa quarant'anni in agosto a Valli del
Pasubio. Una ghiotta occasione di assaggio di questo
prodotto offerta dalla locale Prolo Loco: nel corso dell’annuale
appuntamento se ne consuma la bellezza di oltre
20 quintali. Dal 2003, inoltre,
la Sopressa Vicentina ha ottenuto ufficialmente la Denominazione di
Origine Protetta (DOP) a livello comunitario. Un "timbro", apposto
da Bruxelles, che rappresenta l'ultimo e più importante traguardo
raggiunto da quella che è un'autentica specialità della tradizione
alimentare veneta.
Il Consorzio di Tutela, che unisce tutti gli "attori" della filiera
produttiva, è impegnato nell’organizzazione e nel coordinamento del
sistema dei controlli, nella produzione, nella promozione e nella
tutela della qualità di tale prodotto, al quale è dedicata persino
una divertente poesia di Emanuele Zuccato,
intitolata "Sopressa del Pasubio":
"A me sento svenir, presto l’essenza!"
- sbiancando in viso invoca la contessa -
Dise ai servi, del Conte l’ecelenza:
"Gninte sali! Porteghe ’na sopressa
de Vali del Pasubio (quela vera)
dove i porsei xe ingrassà a maroni.
Su, fèghela snasar! Zenòci in tera!".
La contessa rinvien tra sospironi.
Luisa Quinto
luisa.quinto@regione.veneto.it |