Sicilia, ti porto nel cuore sei terra vocata ai Rossi
La Sicilia? «Può primeggiare nel panorama vitivinicolo italiano. E per vini di una certa dimensione organolettica, può anche lasciarsi alle spalle le altre regioni del paese». Chi parla è Giacomo Tachis, il padre nobile della moderna enologia italiana, l’inventore del Sassiccaia e del Tignanello, simboli dei grandi Supertuscan. «La Sicilia», sussurra quasi scandendo le parole, «la porto con me, nel cuore. Nell’Isola ho vissuto anni bellissimi», chiosa andando indietro con la memoria al periodo 1992-2000, in cui fu consulente dell’Irvv. È al suo contributo, nei campi e nelle cantine sperimentali dell’ente per la promozione del vino siciliano, che si deve la rinascita del made in Sicily, del bicchiere.
Giacomo Tachis
«Allora la vitivinicoltura siciliana era a pezzi», afferma, «e i vini dell’Isola, non di rado, di vino avevano ben poco». «Oggi non è più così, è cambiata la mentalità, è cambiato l’approccio», e tanto si deve alla politica di ricerca dell’Istituto regionale di settore.
Per il grande vecchio dell’enologia del Bel Paese, c’è una cosa, però, che i vigneron siciliani non dovrebbero dimenticare. Che tra i segreti del buon vino, in cantina, c’è l’utilizzazione dei tini di cemento. Che altro non sono che «la versione moderna delle antiche anfore di terracotta». Sono da preferire anche ai serbatoi d’acciaio, insiste. «Perché il vino è come l’uomo: meglio una casa di mattoni che una gabbia di metallo». Oltretutto, l’acciaio ha un limite: determina «fenomeni di elettrochimica e chock termici» che possono rivelarsi deleteri. «Il cemento no, è come la casa». Dunque, i produttori ne tengano conto.
E i vitigni della tradizione? Il cuore di Tachis non smette di battere per il Nero d’Avola. «Ne sono innamorato», dice quasi in barba alle analisi sul tramonto del rosso che ha guidato negli ultimi decenni la riscossa del vino siciliano. Il Nero d’Avola, chiosa, «è una grande varietà, e ha dentro tutta la sicilianità. Ha il carattere della Sicilia, la sua cultura, la sua luminosità, i suoi colori, i suoi profumi, i suoi sapori». Del resto l’Isola, per il più celebrato dei wine-maker italiani, è «terra vocata soprattutto ai rossi». «Diceva Galileo – ripete – che il vino è composto di umore e luce. Ebbene, il colore è luce; è la luce che dà colore». Ma anche le cultivar da bianco, per Tachis non mancano di chance. Così l’Inzolia e il Grillo. «Sono la Sicilia in bianco», sorride. C’è poi un pezzo di Isola che è «una regione nella regione»: l’Etna. È un microcosmo nel macrocosmo, «capace di grandi vini». «Penso – quasi bisbiglia il grande vecchio – al Pinot Noir che, già a 700-800 metri d’altitudine, è in grado di dare frutti straordinari».
In ogni caso, il segreto di una enologia «feconda», rimarca il quasi ottantenne Tachis (è nato nel 1933, ndr), è la «collaborazione stretta tra agronomi ed enologi, tra il campo e la cantina». Per il resto, il futuro della Sicilia è tutto racchiuso «nei suoi terroir».
(Fonte Vinidisicilia.org )
Annotazioni di Winetaste
E' di questi giorni la notizia, secondo cui il piu'Grande Enologo Italiano oggi vivente, ha deciso di lasciare il campo a forze nuove e giovani. Il Dott. Tachis oggi 77enne, ha deciso di ritirasi a vita privata e di dedicarsi alla famiglia dopo oltre mezzo secolo di attività nel campo enologico.
Devo ricordare doverosamente chi è Giacomo Tachis : il padre dell'enologia moderna, il creatore del mito Sassicaia ma non solo.
Circa 20 anni fa, insieme all'Istituto della Vite e del Vino di Sicilia, ha portato a termine studi e ricerche per il rilancio della vitivinicoltura siciliana, ed oggi i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Non pago di questi successi , venne chiamato in Sardegna dai F.lli Argiolas, dove diede vita all'altro fuoriclasse isolano che porta il nome di Turriga. Ma per elencare tutto quello che ha fatto Tachis per la vitivinicoltura italiana, non basterebbero alcune pagine, voglio solo ricordare che il Grande Tachis è stato allievo, molti anni fa, del piu' grande enologo riconosciuto a livello mondiale dell'ultimo secolo, il francese Emile Peynaud.
Lunga vita al grande Giacomo Tachis, tanta salute e serenità, affinchè possa godersi gli anni della sua terza età.
Con stima e sincero ringraziamento
Roberto Gatti
Leggi anche ai link:
http://firenze.repubblica.it/cronaca/2010/04/16/news/tachis_sassicaia_intervista-3388725/?ref=rephp
e qui :
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/altrisport/2010/04/16/visualizza_new.html_1763437108.html
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