Dicono sia un bianco tracciato, nell’aroma e nell’estro del gusto, dal maestrale che rinfresca coste e pianori della Sardegna e diffonde ovunque fragranze marine.
Sorprendente per l'inconfondibile retro di mandorle amare, la Vernaccia di Oristano non ha eguali né simili al mondo. Produzione di ristrettissima nicchia, vigne come fazzoletti di terra, in tutto poche centinaia di ettari, una miriade di micro aziende agricole fra Zeddiani, Solarussa, Baratili, Riola, Milis e qualche altro paesino nella Bassa Valle del fiume Tirso (Oristano). Molto pochi anche i produttori, quasi tutte cantine storiche, nate negli anni '50.
«Casa e azienda erano la stessa cosa. Ero lì a travasare il vino — ricorda Silvio Carta — sollevai lo sguardo. Un signore sorrideva: «Sono Veronelli». Non sapevo chi fosse, gli offrii un bicchiere. Chiuse gli occhi, sorseggiò, fece un giro e andò via. «"Ne vale la pena", disse soltanto».
Era il 1968. Luigi Veronelli parlò, scrisse e fu subito un boom di richieste. «Non eravamo pronti — ricorda Silvio Carta, che ha oggi 82 anni — avevamo pochi ettari di vigne, la vernaccia si vendeva a bettole e bar, e neanche in tutta la Sardegna. Allora si beveva molto, quasi soltanto vino. Ogni bar ce ne chiedeva anche 300 litri ogni settimana».
Da allora la Vernaccia (doc, riserva doc, IGT)
come quasi tutti i vini, ha conosciuto alti, bassi e mode. Ora c'è una riscoperta: «vino da meditazione». E la Silvio Carta è un'altra azienda. Alla storica sede di Baratili ha aggiunto un grande stabilimento a Zeddiani, 20 dipendenti, linee di imbottigliamento supertecnologiche, fotovoltaico da mille chilowatt, autosufficienza energetica, altri vini (Cannonau e Vermentino doc, Myrtus). I liquori: Mirto rosso e bianco, giovane e biologico; creme al mirto; Nerù, di liquirizia, e Crysos, amaro di elicriso. I distillati: Filu 'e ferru, Acqua Vite di Oristano e Grappa di Vernaccia Invecchiata.
Silvio Carta è ancora l'anima della cantina, ma al timone con piglio da manager c'è il figlio Elio, gavetta in Sardegna, diploma di laurea nel 1972 all'Istituto tecnico enologico di Conegliano Veneto, e i nipoti Silvio junior e Federica, laureata in chimica a Parma. E proprio con il supporto tecnico scientifico dell'università di Parma è quasi pronta la linea salute: oli essenziali, profumi e creme, estratti dalle piante officinali e dalle essenze spontanee, di cui abbonda la natura in Sardegna.
Ma la Vernaccia (mediamente 400 mila litri ad annata) è sempre al top. Grappoli piccoli, acini tondi, c'era già al tempo dei Fenici e dei Romani: «uva vernacula». Color d'ambra, secco e deciso (minimo 16 gradi o non ha l'intensità giusta), invecchiamento adeguato 8/10 anni, ideale accompagnamento per pesci, bottarga e, meglio se maturo d'anni, da dessert: «Questo vino è un'eccezione enologica — spiega Elio Carta —. La regola è che i bianchi non si fanno invecchiare. Agli insegnanti di Conegliano dicevo: "Per la Vernaccia la regola non vale, anzi è il contrario". Loro non volevano crederci. Invece questo bianco bisogna lasciarlo almeno tre anni nelle botti e più passa il tempo più s'impreziosisce».
( Fonte Corriere.it )
Annotazioni di Roberto Gatti
Questi vini sono destinati a durare decine di anni, quasi secoli, perchè sono prodotti " in ossidazione " come il marsala siciliano o lo sherry di Jerez de la Frontera.
A tal proposito consiglio una lettura a questi articoli :
http://www.winetaste.it/ita/anteprima.php?id=4660
e questo :
http://www.winetaste.it/ita/anteprima.php?id=2064
Buone letture con la magnifica Vernaccia di Oristano, un vino speciale per " persone speciali "
Roberto Gatti
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