Ma i cosiddetti vitigni autoctoni non
rappresentano soltanto un enorme bacino ampelologico di biodiversità
da studiare e proteggere, ma sono anche il principale elemento di
distinzione della nostra viticoltura ed enologia. Un vero e proprio
vantaggio competitivo, che tutto il mondo ci invidia, specie in un
momento in cui il mercato mostra i primi, ma evidenti, segni di
stanchezza rispetto ad una omologazione organolettica dei vini,
diventata quasi imbarazzante. Detto questo, però, possiamo ritenere
che i vitigni di antica coltivazione siano tutti destinati a
diventare i nuovi protagonisti del mercato, garantendo valore
aggiunto ai loro produttori e ad interi territori?
E' questo il leit motiv che accompagnerà la
megadegustazione romana (aperta al
publlico dalle ore 15 alle 21) delle oltre
500 etichette prodotte da più di 150 aziende di qualità,
il nuovo evento organizzato da Promotor
International e passerella finale del Salone del Vino di
Torino. Lo stato di "salute"
attuale dei vitigni di antica coltivazione vede uno
"zoccolo duro" di circa 10-20
vitigni, ai quali alcuni celeberrimi territori devono il loro
successo, proprio per il fatto di essere terre di grandi autoctoni.
Sono ormai completamente affermati, tanto da interessare anche le
viticolture del Nuovo Mondo, e producono vini in grado di sfidare
con successo la concorrenza internazionale: Sangiovese, Sagrantino,
Nebbiolo, Barbera, Montepulciano d'Abruzzo, Aglianico, Nero d'Avola,
solo per fare qualche nome. Poi ne esistono tra i 100 e i 200 che
hanno ottime potenzialità, ma non ancora la forza di imporre
un'identità propria.
Fra quelli più in crescita possiamo ricordare, il Vermentino, il
Verdicchio o il Fiano, vero e proprio "Viogner
italiano", ma anche la Falanghina e il Greco. Leggermente
al di sotto, troviamo vitigni di antica coltivazione impiegati come
complementari, anche se in alcuni casi sono dei veri e propri
"gregari di lusso": Colorino e
Canaiolo, sono forse gli esempi più noti, ma si pensi anche al
Perricone o al Nerello Mascarese. Infine, i vitigni
"reliquia": da una parte quelli
di recente recupero e di cui sappiamo poco perfino sulle loro
prospettive di coltivazione, e dall'altra quelli con una diffusione
estrememamente localizzata, come ad esempio il Pignolo o il
Timorasso, e che rappresentano spesso soltanto delle "curiosità"
aziendali dall'esiguo numero di bottiglie.
Se così stanno le cose, un imprenditore vitivinicolo può davvero
puntare tutto su un vitigno autoctono senza correre dei rischi?
Certamente sì. Ma a patto di dover mettere a bilancio, oltre ad una
cospicua somma da investire nella sperimentazione di tecniche di
coltivazione e di vinificazione ad hoc, anche risorse finanziare
adeguate ad un vero e proprio studio di filiera e a campagne
promozionali in grado di sostenere quei vini sul mercato. Non basta,
dunque, dire sì indistintamente agli autoctoni, ma va verificato se
questa scelta può incontrare un consumatore. Ecco che allora il
valore del Wine Show diventa
evidente: non solo misurare la capacità di penetrazione sul mercato
di questi vini, ma anche il livello di gradimento del pubblico.
Sempre di più il consumatore deve essere al centro di queste
iniziative, per consentire alle aziende di adottare un linguaggio
che comunichi con chiarezza crecente il prodotto.
Oggi, la scelta di promuovere vini autoctoni va spiegata comunicando
sempre di più il valore aggiunto che una bottiglia di vino porta con
sé in termini di territorio, cultura del luogo, storia. I vini
autoctoni non devono essere solo tutelati, ma devono seguire
politiche di marketing che favoriscano un nuovo rapporto con questo
consumatore per vincere le sfide del mercato con i vini
internazionali. Tutte problematiche contenute nell'obiettivo
strategico del Wine Show "di soddisfare la
crescente richiesta da parte delle aziende del settore vinicolo di
un sistema integrato di marketing e di promozione delle produzioni
di qualità nei confronti di tutte le componenti del mercato",
per l'apertura di una nuova fase del vino italiano che si svolga nel
segno degli autoctoni: non per moda, ma per decretarne le ragioni di
un successo.
Wine show Roma, Città del Gusto del
Gambero Rosso 27 28 novembre 2004
Organizzazione: Promotor International S.p.A.
in collaborazione con Lingotto Fiere S.p.A. Via Nizza, 294
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