Per la grappa non esiste una piramide della
qualità: è con questa frase provocatoria che
Mario Fregoni, ordinario
dell’Università del Sacro Cuore di Piacenza e presidente onorario
dell’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino ha aperto
la sua relazione, continuando poi con una serie di esempi sulle
gerarchie esistenti nel campo dei vini.
Si apriva così il partecipato congresso promosso nell’ambito del
Master in Scienza della Grappa che si sta svolgendo a san Michele
All’Adige, sotto la direzione di Roberto
Zironi, ordinario all’Università di Udine e moderatore
del convegno.
Giuseppe Versini, coordinatore
del laboratorio di analisi e ricerca dell’Istituto, ha messo in
evidenza come oggi vi siano tutti gli strumenti scientifici per
misurare la qualità della grappa, non solo sotto il profilo
igienico, ma anche per quanto riguarda l’origine e persino la lealtà
del produttore, ma la vera misurazione della qualità non può
prescindere dalla valutazione che dà il consumatore della nostra
acquavite di bandiera.
Concetto questo ribadito da Luigi Odello,
presidente del Centro Studi Assaggiatori e professore di analisi
sensoriale alle Università di Udine, Verona e Cattolica, che ha
dimostrato come il verdetto di assaggio di oltre 90.000 consumatori
possa far desumere che risultano valori irrinunciabili per la grappa
l’italianità esclusiva e una forte personalità sensoriale. Le
principali qualità della grappa, a detta di Odello, sono il fatto
che sia molto ricca olfattivamente, sicuramente floreale e fruttata
con note di spezie che ne completano il profilo.
Dunque è possibile misurare la qualità della grappa e quindi
generare una piramide della qualità. Lara
Sanfrancesco, vicedirettore di
Assodistil, ha nell’occasione posto in evidenza come la
grappa sia un prodotto di successo attraverso la citazione di un
dato: nell’ultima campagna ha raggiunto una produzione di 13.800.000
litri anidri, superando di quasi il 40% le produzioni sulle quali si
era attestata qualche anno fa.
Alessandro Maurilli
enovago@vinit.net
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