25.10.2002 | Eventi

Primo assalto, quindicimila al Salone del Gusto

Stupito dal successo di pubblico, ma soprattutto dall´itinerario fra qualità e spettacolo dei sapori, uno dei più quotati giornalisti gastronomici di Tokyo, ha chiesto agli uomini di Slow Food come si potrebbe organizzare in Giappone la copia del Salone del gusto di Torino...

Ma è davvero difficile, se non impossibile, pensare di clonare questo «tempio delle biodiversità» e bissare la «crociera» dell´internazionale dei prodotti di nicchia unita al moderno orgoglio contadino. Torino, nei fatti, si è confermata capitale mondiale del gusto con il Salone, inaugurato ieri con un boom di pubblico (i visitatori sono stati 15 mila con un aumento di seimila persone rispetto alla terza edizione). Una conferma? Gli stranieri sono raddoppiati e non arrivano più soltanto da Germania e Svizzera, ma sempre più da Giappone, Stati Uniti e Inghilterra, segno che la cultura slow, ormai, ha raggiunto anche le roccaforti della «fast-life». E il ministro per le politiche agricole Gianni Alemanno, all´inaugurazione (presente anche la principessa Gabriella di Savoia) ha confermato questa valenza internazionale del Salone del Gusto: «Torino è riuscita ad imporsi come punto di riferimento. La "rinascita" dell´agricoltura è possibile attraverso la sfida della qualità. Una grande possibilità per il sistema Paese. La strada è quella della coerenza e del rigore. Oggi si sta studiando a livello europeo la revisione della politica agricola comunitaria. E´ necessario dare sostegno alla scelta dell´eccellenza. Troppo spesso le risorse vengono ancora utilizzate impiegando le vecchie politiche di quantità. In Italia stiamo assistendo a un´inversione di tendenza: nel 2001 per la prima volta dopo 50 anni gli occupati in agricoltura sono cresciuti, seppure dello 0,5 per cento. L´importante è legare la produzione dei campi all´ambiente e all´alimentazione». Un messaggio che coincide con l´impegno e il gioco di squadra della Regione Piemonte e di Slow Food organizzatori del Salone del gusto: creare un matrimonio fra biodiversità e alimentazione di qualità. Carlin Petrini, anima e grande voce di Slow Food ha ribadito la filosofia che sta incontrando successi e consensi trasversali: «Dopo tre Saloni quella di quest´anno è una battaglia per la biodiversità che supera i confini nazionali. Alla denuncia contro il rischio di morte di tanti prodotti e la creazione dell´Arca del gusto sono nati i Presìdi per creare una rete di vendita e dare un futuro a prodotti quasi scomparsi. Ma oggi proponiamo i primi cinquanta Presìdi internazionali. Vogliamo essere aperti al confronto e per la prossima edizione già pensiamo di arrivare a 300 "postazioni". In questo modo il made in Italy ne può trarre giovamento e si rafforza. La qualità deve crescere ad ogni livello. Oggi le famiglie spendono il 12 per cento in cibo e il 10 per cento nei telefonini. Seguiamo la strada della creazione di un sistema dei prodotti per un´identità del territorio». Teorema ribadito dal presidente della Regione Enzo Ghigo, che fin dalla prima edizione del Salone ha creduto in questa sfida. «Quella di Slow Food è stata un´avanguardia. Il Salone del Gusto è un´occasione per una riflessione culturale sull´enogastronomia. Visto il successo e il prestigio della manifestazione abbiamo chiesto il riconoscimento internazionale. Il Salone del gusto dà e detta le linee nel settore dell´eccellenza ed è diventato punto di riferimento del cambiamento del territorio. Un´occasione per dare prospettive economiche al settore agricolo di qualità: una nuova frontiera che solo qualche anno fa non era pensabile, mentre oggi è un´opportunità concreta». Così Torino rivendica questo ruolo internazionale e il Salone - aperto fino a lunedì (ore 11-23, oggi i laboratori del gusto spaziano fra vini e salumi delle Marche, patanegra, formaggi siciliani, cru del Parmigiano Reggiano, tartufo, tonno, l´Arca Svizzera, il pesce crudo e il confronto Langhe-Cotes de Nuits) - è un´iniezione di fiducia per il futuro.
Gianpaolo Marro

FONTE: LA STAMPA

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