La piattaforma tecnologica è stata realizzata da Meteora, società costituita dalle Camere di Commercio, studiando quella di Piazza Affari. Non solo bottiglie pregiate: contrattazioni estese al vino "industriale" e a altri prodotti agricoli
L’avevano annunciata ad aprile, nel corso del Vinitaly, e entro settembre la Borsa telematica del vino dovrebbe diventare operativa. Per dare vita alla piattaforma tecnologica che dovrà supportare le transazioni on line di Brunelli e Sassicaia è stata presa a modello la piattaforma che fa da supporto alla Borsa valori milanese, compresa la nuova piattaforma per i covered warrant. Già, perché l’obiettivo è quello di arrivare, una volta rodato tutto il meccanismo, a poter vendere, acquistare e scambiarsi in Rete i vini "en primeur" proprio come si fa con i titoli finanziari. Ma il discorso sui "futures" si svilupperà in un secondo momento, molto probabilmente con la collaborazione di altre istituzioni.
«Adesso vogliamo attivare una vera e propria borsa merci racconta Francesco Bettoni, vicepresidente di Unioncamere Lombardia, artefice dell’iniziativa destinata agli operatori che potranno avvalersi di due sezioni operative: una per il vino in cisterna, di dimensioni industriali e in parte rivolta anche all’esportazione, che avrà come sede di riferimento Verona, e quella dei vini tipici, in bottiglia, che farà capo alla sede di Roma».
Certezza dei quantitativi scambiati e, soprattutto dei prezzi. E’ questa la carta vincente della borsa telematica, realizzata da Meteora, la società creata ad hoc dalle Camere di Commercio che hanno aderito all’iniziativa, 35 (con 80 sportelli In Rete), oltre a Unioncamere e Infocamere. «Nel giro di 3 centesimi di secondo viene aggiornato il prezzo — racconta orgoglioso Bettoni, che è anche presidente di Meteora, che è stata presentata ufficialmente anche alla Commissione Agricola dell’Unione Europea — così che tutti, dai produttori ai trasformatori ai consumatori si possono tenere costantemente al corrente, avendo come punto di riferimento un unico prezzo su tutto il territorio nazionale. Un meccanismo ad asta continua che rende indubbiamente più trasparente il mercato».
Tutto nasce grazie a due decreti firmati dall’ex ministro dell’Industria e del Commercio, Enrico Letta. Decreti finalizzati al rilancio dell’intero sistema delle borse merci italiane che, fondate nel lontano 1913, hanno conosciuto fasi altalenanti, fino a perdere praticamente ogni ruolo. Oggi, grazie alle nuove tecnologie, le borse merci scoprono la possibilità di ritagliarsi nuovi spazi, di fare da apripista a un nuovo modello di sviluppo del mondo agroalimentare del nostro paese. I prodotti della terra sposano la net economy.
La nuova borsa telematica è stata sperimentata su 7 prodotti agricoli — mais, grano tenero, grano duro, soia, latte, tagli di carne suina fresca e altro — per i quali sono stati aperti altrettanti mercati indipendenti, già operativi. Oltre 250 operatori hanno già aderito. Adesso la nuova meta è far decollare la piazza virtuale per gli scambi del vino. Un mercato non certo facile, dove il nostro Paese paga ancora lo scotto di logiche produttive per troppo tempo rimaste ancorate alla quantità a tutto discapito della qualità. Da qualche tempo, certo, i nostri produttori hanno cominciato a cambiare rotta, a puntare più sulla qualità. Ma i dati ufficiali offrono ancora uno scenario inquietante: primi nel mondo per produzione, gli italiani non offrono sul fronte dei fatturati un’analoga leadership.
Sulla piazza virtuale di Meteora verrà trattato anche il vino sfuso, da molti guardato non certo di buon occhio. Le damigiane si associano facilmente all’idea di vini non sempre controllati e garantiti, con i quali l’Italia si è affermata sui mercati stranieri come la cisterna del mondo. Ma va detto che proprio sul versante dei prodotti a minor costo il nostro paese rischia di venir travolto dalla concorrenza più agguerrita di paesi emergenti, come l’Australia o il Cile e lo stesso Sud Africa. Meglio attrezzarsi. Alla borsa telematica, dunque, verranno scambiati anche vini in cisterna di dimensioni industriali, ma rigidamente controllati e "certificati", come succede con gli altri prodotti agricoli trattati. «Abbiamo istituito un apposito Comitato di Vigilanza, composto da operatori ed esperti di ogni singolo prodotto, che valuta l’ammissione dei prodotti alle transazioni — racconta Bettoni — e pensiamo di arrivare presto alla creazione di un’Authority esterna, come per le telecomunicazioni e per l’energia».
Una mercato regolamentato, dunque, capace di offrire merci che garantiscono standard minimi di qualità con prezzi aggiornati in tempo reale. Merci pronta consegna, merci in differita. E domani anche i futures, i derivati su bottiglie di cui si potrà entrare in possesso dopo anni. Rispetto ad altri paesi, Francia in testa, scontiamo un notevole ritardo anche su questo fronte. «L’Italia non ha vini con un prestigio consolidato per la vendita "en primeur"», ha dichiarato Angelo Gaja, uno dei più noti produttori italiani, a WineNews nel corso di un recente convegno che si è tenuto a Castagneto Carducci. Ma il fermento su questo versante è tanto. E la scommessa di Meteora è anche questa: arrivare a movimentare il "trading on line dei futures" su Barolo e Barbaresco. E fare, perché no, la concorrenza ai prestigiosi chateaux d’Oltralpe.