Duplice il compito della rassegna, da un lato inaugurare
ufficialmente il Caveau d’Oltrepo, un autentico “archivio” della
migliore produzione enologica dell’Oltrepo, nato circa 12 mesi fa
con lo scopo di selezionare vini di ogni singola azienda associata
al Consorzio Tutela Vini Oltrepo
tramite degustazioni e relative valutazioni svolte da esperti
selezionati dal Consorzio.
In questo primo frangente il principale selezionatore delle
etichette meritevoli è stato Francesco
Beghi, collaboratore tra l’altro della prestigiosa guida
dei vini d’Italia del Gambero Rosso,
che ha speso buona parte del suo tempo libero per conoscere i
produttori visitando personalmente le varie aziende al fine di avere
una conoscenza il più possibile completa del prodotto selezionato.
Splendida la cornice che gli organizzatori hanno regalato ai
numerosi appassionati che nel pomeriggio hanno preso d’assalto i
cinque banchi d’assaggio allestiti all’interno della Certosa Cantù,
costruita nel XVII secolo dai monaci di S. Brunone ed attualmente di
proprietà comunale grazie al lascito della famiglia Cantù.
Molto variegata la tipologia dei vini in degustazione, tutti alla
ricerca di una qualità decisamente molto buona che quasi nulla hanno
a che vedere con l’immagine “frizzante e beverina” che gli
appassionati possono avere di questa zona vitivinicola.
La carrellata di assaggi non poteva non iniziare dagli Spumanti
Metodo Classico a base di Pinot Nero, una ventina di bottiglie metà
dele quali millesimate, con punte dell’89 fino ai più recenti 2003.
Il tour è proseguito al banco dei Vini bianchi da invecchiamento,
dove i Riesling renani l’hanno fatta da padrone e dove si sono
scovate autentiche nicchie come dei Pinot Grigi tardivi,
caratterizzati come alcuni Riesling dagli attacchi della “botrite”,
un Sauvignon e addirittura un Muller Thurgau. Gli assaggi sono stati
intervallati da degustazioni di ottimi insaccati e formaggi dell’Oltrepo,
altro aspetto gastronomico di questa zona tutt’altro che da
sottovalutare. Grande spazio quindi alle uve che da sempre
caratterizzano questo territorio, ovvero Croatina e Barbera, in
purezza o assemblate tra loro per creare, insieme all’Uva rara, il
vino Buttafuoco.
Qualità anche in questo caso molto buona, con annate che spaziavano
dal 2000 al 2004, tutte perfettamente identificabili poiché
caratterizzate dagli andamenti climatici: ricchi di alcool e
struttura i 2000 e i 2003, più acidità presente nel piovoso e freddo
2002, fine e di grande eleganza il 2001, ancora giovane ma dotato di
ottime potenzialità il 2004.
Il giro di assaggi tornava quindi a far visita al vitigno Pinot
nero, questa volta vinificato in maniera tradizionale per esprimere
anche in questo caso le potenzialità di queste colline per creare
dei vini in alcuni casi antagonisti ai più blasonati “pinot neri”
dell’Alto Adige. Per concludere una mezza dozzina di vini passiti,
Moscato soprattutto ed un paio di Malvasia, personalmente
l’espressione meno riuscita del territorio, con gusti che spaziavano
a 360° dal secco e carico di acidità al quasi mieloso che forti
residui zuccherini.
Nel complesso un’ottima manifestazione ben organizzata dal Consorzio
Tutela Vini Oltrepo in un luogo crocevia delle direttrici ovest-est
così come nord-sud, facilmente raggiungibile così da Torino, Milano,
Verona o Piacenza, che verrà riproposta il 18 giugno ed il 3
settembre.
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Luciano Pavesio |