18.11.2001 | Prodotti Tipici

Olio, i buongustai a caccia di bottiglie

L’annata sarà ottima, ma più scarsa del previsto. I prezzi dell’extravergine saliti del 10%

MILANO - È diventato un appuntamento di rito per gourmet e cultori dell’extravergine, come l’acquisto del vino buono nella cantina di fiducia. Dopo la vendemmia, queste sono le settimane dell’olio e dovunque si coltivi l’olivo, dalle colline del Garda alla Sicilia, sono in pieno svolgimento le operazioni di raccolta e spremitura delle drupe, che andranno avanti fino a Natale e oltre. Con l’avvio della nuova campagna è scattata anche la caccia all’«oro verde», con migliaia di appassionati che si fanno anche centinaia di chilometri per portarsi a casa una piccola scorta domestica di vero extravergine. E pazienza se quest’anno bisognerà sborsare qualcosa in più. Una campagna quella del 2001 che, stando alle stime Ismea-Unaprol rese note in settimana, si annuncia più scarsa del previsto. Secondo il fenomeno naturale dell’alternanza produttiva, questa doveva essere un’annata di «carica». Ma l’andamento climatico sfavorevole - prima le gelate primaverili al Centro Italia, poi la siccità che questa estate ha colpito soprattutto il Sud - ha giocato un brutto scherzo. E così, prevedono gli esperti, ci troveremo con una produzione di appena 5,2 milioni di quintali di olio: appena un 2% in più sul 2000, che era stata però un’annata di «scarica», e di 11 punti in meno sulla media degli ultimi 4 anni.





QUALITÀ - Poco olio, quindi, quest’anno. In compenso la qualità - giurano gli addetti ai lavori - è su livelli decisamente alti, con punte di eccellenza in Umbria e Toscana. «Anche se in regione la produzione sarà inferiore del 30-40% - dice Marco Caprai, presidente del Centro agroalimentare dell’Umbria e inventore della kermesse "Frantoi aperti" - sotto il profilo della qualità non ci sono dubbi: le alte temperature di ottobre hanno favorito la maturazione anticipata delle drupe e questo significa lavorazioni più veloci, per un olio con ottime caratteristiche organolettiche e bassa acidità». Francesco Peccianti, presidente del Consorzio dell’extravergine toscano Igp, conferma: «Le olive sono sane, hanno subìto pochi attacchi di parassiti e questo non può che giovare alla qualità. Dalle nostre parti quest’anno l’olio ha un sapore delicato, non troppo fruttato. Peccato ce ne sia così poco».





PREZZI - La qualità, però, ha un costo. E la scarsità del raccolto sta già facendo lievitare i prezzi. Per ora gli aumenti sono contenuti in 5-10% in più sull’anno scorso, ma la tendenza è al rialzo: «Per un buon extravergine umbro a marchio Dop acquistato direttamente dal frantoiano - spiega ancora Caprai - non si può scendere sotto le 20-22 mila lire al litro». Più o meno sugli stessi livelli le quotazioni dell’olio Dop del Garda, quello toscano Igp viaggia invece sulle 16-18 mila lire, mentre il «Terre di Bari» si può trovare a 12-14 mila lire.

Accanto a questi oli, che sono già di buon livello, si trovano prodotti ancora più pregiati, veri e propri cru a 5 stelle, come i grandi vini delle migliori annate e che arrivano a toccare anche le 40-50 mila lire a bottiglia.

E gli oli che si trovano in commercio a 4.500-5.000 lire? «Un extravergine che si rispetti, già imbottigliato e sugli scaffali dei supermercati, non dovrebbe costare meno di 8.500-9.000 lire», taglia corto Nicola Ruggiero, presidente di Unaprol, la principale associazione degli olivicoltori italiani, il quale chiede più controlli per difendere il vero olio «made in Italy».





ETICHETTA - A questo proposito dal 1° novembre sono scattate le nuove norme sull’etichettatura, che danno più garanzie: solo le confezioni di olio spremuto in Italia a partire da olive coltivate sul nostro suolo potranno fregiarsi del marchio che ne attesta l’origine. Un passo avanti verso una maggiore trasparenza del mercato.

FONTE: IL CORRIERE DELLA SERA

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