I riconoscimenti al Centro-Nord. Barbera superstar
Oscar del vino, Sud ko
Premiato un solo prodotto: è il Don Carmelo di Al Bano
È Al Bano, incoronato da Pippo Baudo, il portabandiera dei vino meridionale. Lui solo. Al cantante, infatti, è andato l'unico Oscar del vino al Sud assegnato ieri all'Hilton di Roma nel corso della cerimonia dal sapore hollywoodiano organizzata dall'Associazione Italiana Sommeliers. Il suo Don Carmelo, potente rosso da uva Negroamaro, ha battuto un Sangiovese di Romagna e uno Shiraz del Lazio per essere il vino con il migliore rapporto tra qualità e prezzo.
Per il resto è come se la vite in Italia fosse piantata dall'Umbria in su: fuori il Rinascimento campano, ignorata la tradizione siciliana, dimenticata la Sardegna che pure sulle guide specializzate nazionali (tra cui quella della stessa Associazione Sommeliers) e internazionali continuano a mietere successi.
Probabilmente il Sud è escluso dallo show per la scarsa capacità dei suoi produttori di comunicare sul mercato globale e per l'assenza di "personaggi" nel settore. Non ci può essere altra spiegazione su quanto è successo in questa terza edizione condotta sul palco da Antonella Clerici che ha visto la partecipazone, tra gli altri, di Giuliana De Sio (che si è dichiarata astemia pura!), Elisabetta Gardini, Gianmarco Tognazzi e Gianfranco Vissani, a cui Carlo Azeglio Ciampi ha inviato per la prima volta un messaggio di saluto.
Non basta saper produrre buone bottiglie, ma bisogna essere svelti nel cogliere le esigenze di spettacolarizzazione che ormai fanno parte a pieno titolo anche del mondo del vino, tradizionalmente lento e, sino a qualche anno fa, rinchiuso in cantina nella gelosa custodia dei segreti.
Insomma, il Don Carmelo prodotto a Cellino San Marco è sicuramente un'ottima bottiglia, ma il fatto che il titolare dell'azienda è Al Bano, da sempre legatissimo alla propria terra, ha pesato sulla valutazione finale, sino a farlo diventare il personaggio della serata del nuovo firmamento delle stelle del bicchiere.
Per il resto non ci sono state sorprese e alcune scelte appaiono sicuramente indiscutibili, come quella dell'Oscar alla migliore campagna pubblicitaria per il vino di qualità assegnato a Veronafiere, un risultato che il presidente Pierluigi Bolla incassa con soddisfazione dopo i trionfi dell'ultima edizione del Vinitaly, o come il riconoscimento al presidente nazionale dello Slow Food, Carlo Petrini, artefice del rilancio dell'Italia da mangiare.
Quasi scontata la vittoria dell'enologo Renzo Cotarella di Antinori e dell'enoteca milanese Peck mentre miglior sommelier è risultato Marco Reitano, del mitico ristorante La Pergola dell'Hilton di Roma dove regna la fantasia dello chef tedesco Heinz Beck.
Infine bisogna sottolineare che per gli esperti la capitale delle bollicine italiane è ormai la Franciacorta i cui spumanti metodo champenois hanno staccato nettamente piemontesi e trentini, rimasti al palo negli ultimi anni nonostante punte di eccellenza come Giulio Ferrari. Con questa manifestazione l'Associazione Italiana Sommeliers diretta da Franco Ricci conferma di aver recuperato il ruolo che le spetta nel panorama enogastronomico italiano.
Un segnale che avevamo già colto con l'ultima edizione della guida, la più diffusa in Italia, segnata da un gran salto di qualità e competitività rispetto agli altri prodotti esistenti sul mercato editoriale.