Se qualcuno, tra gli
operatori italiani, paventava il declino di Vinitaly, quest’anno ha dovuto
ricredersi e se problemi organizzativi ancora esistono resta il fatto che
la manifestazione veronese si è confermata uno dei pochi appuntamenti
mondiali irrinunciabili. Lo dicono gli espositori: “Visto il momento
congiunturale a livello mondiale – affermano molti dei grandi nomi, dal
Consorzio del Gallo Nero, a Donna Fugata a Giv – le aspettative non
erano rosee, invece gli operatori ci sono stati".
Certo qualcuno è arrivato a ranghi ridotti, come Asia, Estremo Oriente o
Canada, anche per motivi sanitari, mentre gli americani hanno vinto la
paura di volare e sono stati comunque presenti. "Quelli che c’erano
–affermano alla Biondi Santi – erano però più motivati".
Dalle esperienze fatte dagli espositori in questa "5 giorni del vino" si
possono cogliere alcuni spunti molto interessanti sulle tendenze di
mercato. A chi lamentava una mancanza dei tedeschi, specialmente sui vini
toscani, si contrapponeva l’estrema soddisfazione di altri che proprio con
gli operatori germanici hanno lavorato molto, specialmente sul fronte
della grande distribuzione organizzata. Ciò può far pensare a uno
spostamento dell’interesse dai prodotti ormai molto noti, e magari con un
prezzo più alto, a vini meno conosciuti, per diversificare l’offerta,
soddisfare nuovi gusti emergenti e, perché no?, per rispondere alla
necessità di avere comunque un mercato in un Paese che sta attraversando
una grave crisi economica.
Apprezzato dagli espositori anche lo sforzo fatto dall’organizzazione
fieristica di spostare alcuni eventi dedicati ai consumatori e agli
appassionati del vino nel Palazzo della Gran Guardia in città.
"Soprattutto i primi due giorni di manifestazione – evidenziano tutti – il
lavoro con gli operatori è stato proficuo proprio per la scarsa affluenza
degli altri visitatori", ma solo pochi vorrebbero una fiera completamente
chiusa al pubblico. "Forse dovrebbe essere regolamentato l’afflusso",
suggeriscono alla Biondi Santi, ma i consumatori non possono mancare,
perché, come dicono al Giv, "è a loro che vendiamo la nostra immagine".
Già uno spostamento del Vinitaly ai primi giorni della settimana – come
suggerito da qualcuno - potrebbe in qualche modo andare incontro
all’esigenza di avere meno visitatori e più operatori specializzati, in
particolare quelli della ristorazione. Altri espositori hanno risolto il
problema con le degustazioni prenotate.
Soddisfatti anche gli
espositori stranieri. Per loro Verona è la porta verso il mercato
italiano, lo hanno affermato Australiani, libanesi, cileni che sperano di
aumentare progressivamente il loro export nel nostro Paese. Vinitaly
rimane per tutti una vetrina mondiale dove esserci è un must, e se si
parla di nuove fiere in Italia molti arricciano il naso al pensiero di un
aumento dei costi di promozione. Altri, una netta minoranza, si dimostrano
possibilisti, ma nessuno dà carta bianca in anticipo. "Vinitaly il mondo
intero sa cos’è, gli altri hanno tutto da dimostrare".
L’arrivo del nuovo presidente Luigi Castelletti all’Ente fiere darà
sicuramente ulteriore slancio al Vinitaly. Dal palco veronese Castelletti
ha lanciato messaggi chiari e forti che aprono possibilità di
collaborazione per creare attorno al vino italiano una strategia di
sistema, mentre dal ministro per le politiche agricole Gianni Alemanno e
dal sottosegretario alle attività produttive Adolfo Urso Vinitaly ha
riscosso un appoggio incondizionato, affinché l’appuntamento mantenga
l’eccellenza a livello mondiale.
Appuntamento al Vinitaly 2004, dall’1 al 5 aprile, con un nuovo logo,
primo segno dell’evoluzione dei tempi.
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