I Saturnali, la più
gioiosa e popolare fra le festività romane, precedente pagano del Natale
cristiano significava soprattutto “lo scambio dei doni, l’allegria della
vacanza, il tempo dei buoni sentimenti, mangiare, bere e far festa”
(Isaac Asimov). Esattamente quello che significa (sia detto senza il
minimo intento dissacratorio) oggi Natale per tutte le popolazioni
cristiane di tutti i continenti.
Ricordiamo un bel servizio apparso qualche anno fa su un grande quotidiano
italiano che, in schietto stile giornalistico, dunque senza ipocrite
cautele, titolava: “Senza la grande abbuffata
Natale non è Natale”.
Dato dunque per legittimo il nostro, di titolo, precisiamo che quando
diciamo Natale intendiamo riferirci, per comodità a tutto il periodo
natalizio, racchiuso, come i menu che proponiamo, fra il 24 dicembre,
giorno di vigilia o di veglia, e il 6 gennaio, giorno della Befana.
La scelta dei menu può sembrare a qualcuno (e forse lo è) ovvia e quasi
banale, e crediamo che tale sarebbe apparsa anche se avessimo proposto
menu del tutto diversi.
Per i pochi (o tanti?) che pretendono sempre esplicitazioni, spenderemo
poche parole, che saranno dunque delle personali e telegrafiche
didascalie, piuttosto che saggi di erudizione
etnico-religioso-gastronomica, improponibile e fuori luogo in questo
angusto spazio. Per il 24 dicembre proponiamo la
più classica delle cene di vigilia,
quella napoletana e, tra le napoletane, quella, classicissima
di Ippolito Cavalcanti, in buona
compagnia, se è vero che lo stesso fanno molti libri, molte riviste e
molti siti internet.
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Per
MenSA non è una scoperta dell’ultim’ora,
se si pensa che dal 1997 (anno di nascita del sito) più volte siamo
ricorsi al grande ricettario del duca di
Buonvicino, “pietra miliare” della cucina partenopea. |
Il Pranzo di Natale all’inglese è, da un lato, la dichiarazione
di una nostra adesione all’opinione, espressa da alcuni studiosi, che,
tutto sommato, il modello anglosassone, anche in cucina, si fa sempre più
largo anche sulle tavole mediterranee, se non altro per curiosità e per il
gusto della novità; dall’altro lato vogliamo sfidare i luoghi comuni sulla
cattiva qualità della gastronomia britannica, con un menu che dimostrerà,
se ben eseguito, che almeno a Natale essa non è quella catastrofe del
palato così sbrigativamente evocata. Provare per credere.
Per il cenone di San Silvestro
confessiamo di esserci fatti banalmente suggestionare (quest’anno e anche
molti di quelli precedenti) da una serie di immagini, evocazioni,
personaggi, parole e nomi magici della cultura del bon vivant, che
rimandano generalmente a Parigi e alla Francia: ostriche e Champagne,
belle époque e Toulouse Lautrec, Escoffier e, più recentemente per via
della traduzione italiana, Alexandre Dumas.
E proprio dal suo Grande dizionario della cucina, definito (sia pure con
un pizzico di esagerazione) “il più incredibile
libro di cucina dell’Ottocento” abbiamo ricavato un menu in
grado di avvalorare la pur azzardata definizione.
Non potevamo infine non rendere ancora una volta omaggio all’amatissimo
Pellegrino Artusi, il grande
codificatore della gastronomia italiana. Ci è parso giusto farlo nel
momento in cui a Forlimpopoli, sua
città natale, si lavora alacremente alla creazione di uno straordinario e
singolare centro culturale e gastronomico, denominato
Casa Artusi: un inedito spazio che
sarà contemporaneamente museo e biblioteca, punto di degustazione e di
ristorazione, centro di formazione e di iniziativa culturale, tutto
all’insegna dell’Artusi e della cucina domestica italiana.
I due menu artusiani che proponiamo, per il
giorno di Capodanno e per la festa dell’Epifania, vogliono
essere insieme un modo per richiamare l’attenzione su questo
originalissimo e ammirevole progetto e, più concretamente, un invito a
testare, nella pratica, la vitalità della “Bibbia” gastronomica italiana
sul terreno, forse il meno battuto, delle sue ricche “note di pranzi”
festivi.
Per finire, un’“autorevole” testimonianza, a conforto del “messaggio”
racchiuso nel titolo di questa breve introduzione ai nostri menu natalizi:
Abbacchio, oliva e pesce
Ustacchio, la viggija de Natale
Te mmettete de guardia sur portone
De quarche mmonzignore o ccardinale,
E vederai entrà sta pricissione.
Mo entra una cassetta de torrone,
Mo entra un barilozzo de caviale,
Mo er porco, mo er pollastro, mo er cappone,
E mmo er fiasco de vino padronale.
Poi entra er gallinaccio, poi l’abbacchio,
L’oliva dolce, er pesce de Fojjano,
L’ojjo, er tonno, l’anguilla de Comacchio.
Inzomma, inzino a nnotte, a mmano ammano,
Te lli tt’accorgerai, padron Ustocchio,
Cuant’è ddivoto er popolo romano.
Giuseppe Gioacchino Belli
I menu proposti da MenSa:
- 24 dicembre:
a cena con Ippolito Cavalcanti, duca di Buonvicino
-
25 dicembre:
Natale vittoriano
- 26
dicembre:
San Silvestro con i tre moschettieri
- 01
gennaio:
Pranzo di Capodanno
- 06
gennaio:
Pranzo per la festa della befana
Rino Pensato
Vicedirettore di
MenSa
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