Ci vuole “fiuto” e occhio vigile per individuarli ai piedi degli
alberi o tra felci e arbusti. E attenzione
alle imitazioni. I funghi bisogna conoscerli. Tanto
deliziosi e ambiti sono infatti quelli mangerecci, tanto pericolosi
e nocivi sono quelli tossici. E così, con le precauzioni del caso,
andare per funghi può diventare anche una salutare attività sportiva
tra i boschi di un territorio sempre ricco di sorprese.
Un terreno fertile per i micologi
Una terra, il Cilento, molto generosa per tutte le specie vegetali,
con un’accentuata biodiversità garantita dalla particolare
morfologia del territorio. E così anche per i funghi si riscontra
una straordinaria varietà. “Dagli agarici ai boleti e alle amanitae,
tante sono le specie qui diffuse – spiega il micologo
Gianluca Lamanna –
La zona del Parco del Cilento rappresenta
un serbatoio importante anche per la micologia, la branca
scientifica che studia i funghi”. Diverse sono le specie di porcino
(boletus) che si possono raccogliere in questo territorio, dal
boletus edulis al boletus reticulatus, dal boletus pinicola al
boletus aereus, il porcino nero, quest’ultimo senz’altro il più
diffuso nel Cilento. Anche tra i funghi della stessa specie le
differenze non mancano.
“Esistono – continua Lamanna – diverse proprietà organolettiche a
seconda del contesto in cui il fungo è raccolto. Il porcino nero,
nel Cilento, ha un sapore differente, se raccolto tra i faggi, nella
fascia di alta montagna, oltre i 1300 m, nei boschi di castagno, tra
i 500 e i 1200 m, o tra le querce e la macchia mediterranea della
fascia tra i 500 m e la pianura”. Se il porcino è il più comune dei
funghi mangerecci, non si può dimenticare l’ovulo, la “velozza” nel
dialetto locale, la pregiata amanita caesarea, già tanto apprezzata
al tempo dei romani.
“Un fungo ben riconoscibile – sottolinea ancora Lamanna – quando è
aperto, ma che può confondersi, se trovato ancora allo stato ovulare,
con altre specie di amanitae tossiche o addirittura mortali come la
phalloides, dal cappello marroncino chiaro. Se si raccoglie l’ovulo
ancora chiuso, fondamentale è spaccarlo in sezione, verificando la
presenza dell’arancione delle lamelle e del cappello dell’ovulo
buono”.
Campora, nel regno dei funghi
Campora, uno dei luoghi preferiti per
escursionisti e cercatori di funghi. Ovuli, porcini,
mazze di tamburo e gallinacci abbondano negli estesi boschi di cerro
e di faggio di questo territorio. Qui da sempre i funghi
rappresentano una vera e propria risorsa. Apprezzati sulla tavola
locale, preparati da soli o come gustoso condimento di gnocchi,
tagliatelle e fusilli, sono anche un importante elemento della
tradizione e della cultura del posto. Tanto che si è pensato di
tutelarli e di disciplinarne la raccolta attraverso un regolamento.
Tre chili il limite massimo giornaliero di
raccolta consentito e, per i non residenti, l’obbligo di
acquistare presso il comune un tesserino annuale che permette la
raccolta stessa. In più il regolamento prevede per il cercatore
altre prescrizioni riguardanti l’uso di cesti e canestri per riporre
i funghi trovati, favorendo così la dispersione delle spore. “Questa
pratica ha radici antiche – spiega Mario
Nicola Feola, assessore alle Politiche territoriali del
Comune di Campora – risalendo ai cosiddetti ‘usi civici’ che
regolavano l’accesso alle risorse del bosco da parte dei cittadini.
Già nel 1928 a Campora era stato stilato un regolamento sui funghi,
da sette anni l’abbiamo ripreso per impedire la raccolta ‘selvaggia’
e salvaguardare un’importante risorsa che per il nostro paese ha
anche significative valenze storiche e culturali”.
Il ritratto del “fungaro”
La sua è una preda tutta particolare: il fungo, speciale trofeo di
una caccia al tesoro davvero singolare. Il “fungaro” si muove con
circospezione curando di non lasciare tracce del suo passaggio.
Sarebbe un indizio utile ai suoi rivali. Perché per trovare i funghi
bisogna avere “fiuto” sì, sapere il momento propizio, ma soprattutto
bisogna “conoscere i posti” e non rivelarli ad altri.
Lo sa bene, Bartolomeo Molinaro,
per tutti al paese Zi’ Mamello, novant’anni egregiamente portati e
una passione sempre viva per la ricerca di funghi nei boschi e nelle
macchie di Moio della Civitella. “Poche storie – dice Zi’ Mamello –
per scovare i funghi il segreto è conoscere le zone giuste, quelle
dove nel tempo si è formata una tradizione popolare. Altrimenti
resta solo la bella passeggiata nel bosco. E se il luogo non è poi
così segreto, bisogna andarci all’alba, prima che il sole sorga. C’è
il posto dei porcini (i “siddi”), degli ovuli (le “velozze”), degli
ordinati (gli “ordenali”), delle mazze di tamburo (le “conocchie”)”-
come fa notare ancora Zi’ Mamello.
E il cercatore esperto sa bene che individuare un fungo dove negli
anni se ne sono sempre trovati è l’indice che i funghi “sono fatti”,
per cui vale la pena di proseguire nella ricerca. Il vero fungano,
inoltre, rispetta il bosco e il fungo, mostrando particolari
accortezze: “A funghi si va col paniere perché le spore cadano e si
distribuiscano sul terreno e il fungo non va estirpato, ma spezzato,
lasciando sempre un po’ del gambo nel terreno”. E il vero fungaro
esagera: “Se raccoglie ad esempio due chili di funghi – conclude Zi’
Mamello – spesso dice di averne presi quattro”.
Le ricette
Tanti sono i modi di sfruttare i funghi nella cucina del Cilento.
Dalle ricette più classiche, in cui il prezioso frutto è associato
come condimento alle paste fresche tradizionali (lagane, fusilli,
cavatielli) alle semplici ricette contadine, come i funghi trifolati
con l’aggiunta di pane raffermo, dai funghi come delizioso contorno
per secondi piatti ai funghi grigliati o passati a quelli conservati
sott’olio e sotto aceto.
Proponiamo qui una serie di ricette raccolte sul territorio, alcune
più comuni e diffuse, altre davvero insolite e particolari.
Verdure ripiene di funghi
Un modo insolito di usare i funghi è quello di trasformarli in
ripieno per altre verdure o magari per il pollo. Quest’ultima
soluzione è, forse, abbastanza nota, mentre non è certo abituale
fare di porcini, prataioli oppure orecchioni una prelibata “fascia”
per zucchine, melanzane o patate.
Ingredienti: il ripieno si
prepara con una qualsiasi specie di fungo o anche mescolandone due o
tre diversi, a seconda dei gusti e della disponibilità. Volendo si
possono utilizzare anche funghi secchi. Il ripieno può essere
arricchito con altri ingredienti, come fegatini di pollo, carne
macinata, salsiccia, riso cotto in bianco, prosciutto, formaggio.
Preparazione: lessare le
zucchine e le melanzane per pochissimi minuti, lasciarle
raffreddare, tagliarle nel senso della lunghezza e scavarle sino a
ricavare una sorta di barchette. Per le patate, invece, bisogna
farle cuocere intere e con la buccia, avendo cura di toglierle
dall’acqua quando sono ancora piuttosto sode; si lasciano poi ben
raffreddare, si tagliano a metà e si scavano nel senso della
lunghezza, senza togliere la buccia, in modo da renderle a forma di
culla.
Per il ripieno si mettono in una padella a soffriggere burro e
cipolla tritata, aggiungendo i funghi tagliati piuttosto piccoli, i
fegatini oppure la carne macinata o la salsiccia, origano e timo.
Cuocere 20 minuti circa a fuoco basso, aggiungendo a poco a poco
qualche cucchiaio di panna o latte, un po’ di pepe e sale. Il
ripieno, una volta raffreddato o almeno intiepidito, viene sistemato
nelle zucchine, melanzane e patate; la sommità delle verdure così
completata dovrà essere spolverata con pane grattugiato. In una
pirofila disporre ben accostate zucchine, melanzane e patate,
mettere qui e là dei fiocchetti di burro, aggiungendone anche in
cima alla verdura farcita, e porre tutto in forno, per un quarto
d’ora, a gratinare.
Pasta ai funghi e alle erbe
Ingredienti per quattro persone:
400 gr. di spaghetti, fettuccine o orecchiette; 400 gr. di funghi di
vario tipo, 30 gr. di burro, 4 cucchiai d’olio extravergine d’oliva,
10 foglie di menta, 10 bacche di ginepro, un pizzico di timo, un
bicchiere di vino rosso, 80 gr. di formaggio grattugiato (caprino o
pecorino).
Preparazione: pulire e affettare i funghi in piccoli
pezzi; mettere sul fuoco in una padella l’olio e il burro e quando
questi iniziano a soffriggere, aggiungere i funghi, lasciandoli
insaporire per qualche minuto. Unire poi il vino e sempre mescolando
far sì che i funghi assorbano una certa parte del liquido e
appassiscano. Aggiungere, infine, le erbe aromatiche, il sale, il
pepe e far finire di cuocere per 20 minuti circa, facendo attenzione
che il sugo non attacchi sul fondo del recipiente e non asciughi
troppo.
Intanto, cuocere la pasta, scolarla e spolverarla con abbondante
formaggio grattugiato; quindi versare parte del sugo e servirla ben
calda, guarnendo ogni piatto col sugo restante e il formaggio
grattugiato.
Spaghetti con i gallinacci
Ingredienti per quattro persone:
400 gr. di spaghetti, 300 gr. di cantarelli (anche detti
gallinacci), 400 gr. di pomodori freschi, 6 cucchiai d’olio
extravergine d’oliva, cipolla, prezzemolo.
Preparazione: mettere in un tegame l’olio e la cipolla
tagliata sottile e lasciare imbiondire; aggiungere i funghi tagliati
a piccoli pezzi, lasciandoli cuocere nell’olio per qualche minuto,
quindi unire il pomodoro tagliato a cubetti. Lasciar cuocere per
circa mezz’ora, avendo cura di aggiungere ogni tanto un po’ d’acqua
per evitare che il sugo si asciughi troppo; unire infine il
prezzemolo. Intanto, cuocere gli spaghetti, scolarli e condirli col
sugo preparato.
Funghi “ammollicati”
Ingredienti per quattro persone:
500 gr. di funghi (ovuli e porcini ben sodi), 2 fette (100 gr.) di
pane casereccio, 5 cucchiai d’olio, formaggio grattugiato, mezzo
bicchiere di vino bianco, uno spicchio d’aglio.
Preparazione: mettere in una padella l’aglio e l’olio,
lasciare appena soffriggere e aggiungere i funghi tagliati a piccoli
pezzi; far cuocere per 25 minuti circa, aggiungendo il vino bianco,
quindi unire il pane tagliato a pezzetti, lasciandolo insaporire coi
funghi. Completare la cottura per un paio di minuti circa,
aggiungendo una manciata di formaggio grattugiato.
Di Bartolomeo Ruggiero
Fonte: Mensile Obiettivo |