Il collegamento tra
Università e mondo della produzione è un passaggio obbligatorio per la
creazione dei nuovi “manager” del vino che non possono più
limitarsi solo a essere puri tecnici ma debbono saper integrare la loro
capacità di produrre col mercato, debbono saper leggere tutte le
variabili che il mercato governano, debbono saper raccontare il loro
vino, comprendere aspetti che fino a pochi anni fa erano ritenuti
marginali ma che, con l’indurirsi della concorrenza, stanno diventando
molto importanti se non, in qualche caso, strategici come possono essere
la creazione dell’immagine aziendale, la capacità di “vendere” e
proporre nel target adeguato il proprio vino.
Da queste considerazioni sono partiti il preside Pierluigi Bonfanti e il
direttore del consiglio del corso di laurea in viticoltura ed enologia
presieduto dal professor Zironi nel dare l’incarico di a Walter
Filiputti - produttore di vino nonché giornalista e studioso del mondo
del vino - per tenere un corso che rispondesse a queste esigenze. Corso
denominato “Linguaggio e comunicazione del vino” e che si rivolge
agli studenti dell’ultimo anno, dai quali è arrivata una risposta
entusiasta.
Il corso tenuto da Filiputti abbraccia una serie di argomenti che
partono dalla storia del vino italiano, dagli anni Cinquanta e Sessanta
fino ad analizzare il vasto movimento culturale e imprenditoriale che
negli anni Settanta ha prodotto il grande Rinascimento del nostro vino,
quando si sono gettate le basi del vino moderno italiano che poi avrebbe
conquistato il mondo, cancellando secoli di umiliazioni. La seconda
lezione è stata “choccante” per gli studenti: il bicchiere è
entrato all’Università. Grazie alla collaborazione della Riedel -
produttore massimo di bicchieri pensati per il vino -, Filiputti ha
tenuto per la prima volta in un’ateneo italiano la “degustazione del
bicchiere”, titolo che vuole mettere in risalto come le forme possano
esaltare o distruggere - sì “distruggere” - il vino stesso.
Le forme del bicchiere sono, infatti, lo strumento per assaggiare il
vino. In questa degustazione - usando 5 bicchieri dalle forme diverse -
viene scientificamente e gustativamente dimostrato come lo stesso vino,
passando da un calice all’altro, possa uscire letteralmente
disintegrato nei suoi equilibri gustativi e olfattivi fino a diventare
irriconoscibile. Tant’è che in ogni lezione è prevista la
degustazione di quattro grandi vini che hanno fatto la storia
dell’Italia con il bicchiere corretto e no al fine di comprendere come
gli investimenti di un produttore possano essere vanificati servendo il
“suo” vino nel calice sbagliato.
In conclusione: l’aver voluto far prendere contatto agli studenti di
tutti gli argomenti legati all’universo vino, rappresenta un grande
atto di coraggio e di lungimiranza da parte dell’Università.
L’entusiasmo dei ragazzi, che hanno chiesto all’insegnante Walter
Filiputti di poter prolungare il corso, è la miglior risposta a questa
scelta.
Fonte: Il
Messaggero Veneto |