17.12.2002 | Cultura e Tradizioni

Nascono i manager del vino

CORMÒNS. Cormòns è la sede distaccata della facoltà di agraria dell’Università di Udine per il corso di laurea in viticoltura ed enologia. Il futuro del settore si gioca, quindi, tra quelle classi di ragazzi e ragazze che vogliono prepararsi ad affrontare, con adeguati mezzi culturali, la produzione del vino che berremo in futuro. E la scelta dell’ateneo di creare un “college” tra i vigneti di Cormòns non poteva essere migliore.

Il collegamento tra Università e mondo della produzione è un passaggio obbligatorio per la creazione dei nuovi “manager” del vino che non possono più limitarsi solo a essere puri tecnici ma debbono saper integrare la loro capacità di produrre col mercato, debbono saper leggere tutte le variabili che il mercato governano, debbono saper raccontare il loro vino, comprendere aspetti che fino a pochi anni fa erano ritenuti marginali ma che, con l’indurirsi della concorrenza, stanno diventando molto importanti se non, in qualche caso, strategici come possono essere la creazione dell’immagine aziendale, la capacità di “vendere” e proporre nel target adeguato il proprio vino.

Da queste considerazioni sono partiti il preside Pierluigi Bonfanti e il direttore del consiglio del corso di laurea in viticoltura ed enologia presieduto dal professor Zironi nel dare l’incarico di a Walter Filiputti - produttore di vino nonché giornalista e studioso del mondo del vino - per tenere un corso che rispondesse a queste esigenze. Corso denominato “Linguaggio e comunicazione del vino” e che si rivolge agli studenti dell’ultimo anno, dai quali è arrivata una risposta entusiasta.

Il corso tenuto da Filiputti abbraccia una serie di argomenti che partono dalla storia del vino italiano, dagli anni Cinquanta e Sessanta fino ad analizzare il vasto movimento culturale e imprenditoriale che negli anni Settanta ha prodotto il grande Rinascimento del nostro vino, quando si sono gettate le basi del vino moderno italiano che poi avrebbe conquistato il mondo, cancellando secoli di umiliazioni. La seconda lezione è stata “choccante” per gli studenti: il bicchiere è entrato all’Università. Grazie alla collaborazione della Riedel - produttore massimo di bicchieri pensati per il vino -, Filiputti ha tenuto per la prima volta in un’ateneo italiano la “degustazione del bicchiere”, titolo che vuole mettere in risalto come le forme possano esaltare o distruggere - sì “distruggere” - il vino stesso.

Le forme del bicchiere sono, infatti, lo strumento per assaggiare il vino. In questa degustazione - usando 5 bicchieri dalle forme diverse - viene scientificamente e gustativamente dimostrato come lo stesso vino, passando da un calice all’altro, possa uscire letteralmente disintegrato nei suoi equilibri gustativi e olfattivi fino a diventare irriconoscibile. Tant’è che in ogni lezione è prevista la degustazione di quattro grandi vini che hanno fatto la storia dell’Italia con il bicchiere corretto e no al fine di comprendere come gli investimenti di un produttore possano essere vanificati servendo il “suo” vino nel calice sbagliato.
In conclusione: l’aver voluto far prendere contatto agli studenti di tutti gli argomenti legati all’universo vino, rappresenta un grande atto di coraggio e di lungimiranza da parte dell’Università. L’entusiasmo dei ragazzi, che hanno chiesto all’insegnante Walter Filiputti di poter prolungare il corso, è la miglior risposta a questa scelta.

Fonte: Il Messaggero Veneto

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