Per fare questo servono recipienti per la raccolta ed il
trasporto profondi dai 20 ai 60 cm., utilizzo di un unico recipiente dalla
vigna alla cantina, pulizia dei contenitori, protezione dell'uva dalla
pioggia e dalla polvere, lavorazione dell'uva raccolta nel più breve tempo
possibile: dal secchio alla gerla al rimorchio alla fossa di scarico;
oppure dalle cassette palettizzate al carro ribaltabile o al
rimorchio, sollevabile o meno, autosvuotante.
L'uva convogliata e giunta in cantina è pesata, campionata,
selezionata e passata alla pigiatura o alla pigiadiraspatura..
Le pigiadiraspatrici possono essere
orizzontali o centrifughe ad asse verticale e, in queste ultime, gli
organi principali, vale a dire, il tamburo e il battitore sono disposti
verticalmente: la qualità del lavoro di una pigiadiraspatrice è valutata
in funzione della quantità di frammenti di raspo presenti nel mosto,
integrità di raspi espulsi dalla macchina, eliminazione di tralci, foglie
ed elementi esterni. La miglior pigiadiraspatura è quella che evita
la lacerazione del chicco e consente la fuoriuscita del succo per
schiacciamento.
Con le presse si estrae il mosto dalle
uve fresche e il vino dalle uve fermentate, sono spesso utilizzate per
separare le prime o le ultime frazioni, poiché la prima parte che
costituisce il 60%-80% è ottenuta per sgrondatura. Le presse
possono essere verticali od orizzontali, con un'energia premente
idraulica, pneumatica o meccanica; l'organo premente può essere un
"piatto", una camera d'aria o la "vite d'Archimede", il
funzionamento può essere discontinuo e ciclico o continuo; la
classificazione comprende: presse verticali (torchi), presse orizzontali
idrauliche, pneumatiche, orizzontali meccaniche, continue e sgrondatori
dinamici. Le presse sono valutate per la durata delle operazioni, le rese
e le portate.
Fermandoci ad una prima sintesi potremmo affermare che una buona linea
consisterebbe in: diraspapigiatrice a rulli, pressa orizzontale,
meccanica o idraulica con caricamento automatico, sgrondo dinamico e
programma di pressatura in base alle variazioni di pressione e non del
tempo, rapidità di scarico delle vinacce.
In cantina, le cisterne sono i recipienti
interrati che presentano una o due aperture superiori; le botti sono in
legno, il semprepieno è il recipiente che può rimanere parzialmente
vuoto per mezzo di coperchi galleggianti o battenti di gas inerte.
Le vasche di chiarifica devono essere
poco alte e abbastanza isolate termicamente per evitare il deposito
feccioso. I materiali: legno, cemento armato, acciai comuni e inox,
materie plastiche come le resine. Nella scelta si valutano gli aspetti
economici, le capacità totali ed unitarie, le forme, le dimensioni e la
facilità di svuotamento.
Le vasche per la vinificazione potrebbero
essere scelte in acciaio inox e, se possibile, poste all'esterno con
adeguato controllo termico. Per i rossi abbiamo di fronte maggiori
opportunità di scelte, in base alle opzioni di macerazione, a caldo o a
freddo, lunga o breve e fermentazione.
Nelle piccole aziende, rimontaggi ed eliminazione delle vinacce sono
operazioni manuali e allora consiglio fondi piatti, portello basso e/o
tank rotativi autosvuotanti; così anche per i tini di medie o grandi
dimensioni: a svuotamento manuale con fondo inclinato, anche in inox, o a
svuotamento progressivo controllabile; ma di fronte alle innovazioni è
sempre necessario valutare con attenzione vantaggi e svantaggi delle
scelte.
Restano l'imbottigliamento e la tappatura.
Le imbottigliatrici possono essere alimentate manualmente
(semiautomatiche) o automatiche, con nastro trasportatore. Nella
tecnica di riempimento si distinguono, le volumetriche
che erogano un volume determinato, con uno scarto da 2 al 5 per mille e
con possibile capacità irregolare delle bottiglie e quindi con differenze
di livello; in quelle a livello costante, le bottiglie sono
riempite sempre allo stesso livello e il volume di liquido introdotto
dipende dalla capacità del recipiente; sono le riempitici più utilizzate
in enologia, sia per i vini tranquilli sia per gli spumanti e si
distinguono: a sifone, isobariche e a pressione differenziale.
A sifone, funzionano seguendo il principio dei vasi comunicanti ed
hanno diversi inconvenienti, nelle isobariche il vino contenuto nel
serbatoio di alimentazione si trova alla stessa pressione di quello che
entra nella bottiglia; a pressione differenziale (sotto vuoto) si
ha una depressione elevata: si ha perfetta tenuta tra il collo della
bottiglia e il rubinetto di alimentazione ed è necessaria attenta
manutenzione. Nel corso del riempimento può entrare e sciogliersi
ossigeno, causando danni: è possibile limitare la dissoluzione utilizzando
gas inerte dopo il riempimento e prima della tappatura; l'anidride
carbonica può aumentare o diminuire in funzione delle tecniche di
imbottigliamento: diminuisce a Temperatura d'imbottigliamento elevata,
aumenta con un sistema in "contropressione" di anidride carbonica.
Tappi di sughero o sintetici? Problema di
grande attualità e di cui ho parlato anche
nel forum: in questa sede vediamo la tecnica di tappatura
con i diversi meccanismi: a tripla compressione e a quadrupla compressione
(sia su apparecchi automatici sia su semiautomatici), a compressione
laterale o a rulli.
Ci soffermiamo sui primi due tipi: nella tripla compressione, il tappo
ruota all'interno di una specie di triangolo deformabile ad angoli
arrotondati che va restringendosi e il movimento di rotazione deforma,
rimpicciolisce, il tappo.. Nella quadrupla compressione, la
riduzione del diametro del tappo dipende dall'applicazione di tre forze,
perpendicolari tra loro, il tappo non ruota, i pezzi della ganascia
scivolano sulla sua superficie. Le bottiglie sono così pronte per ricevere
le "capsule" ed arrivare in tavola.
- Lezione precedente:
Vini spumanti e vini liquorosi
- Lezione successiva:
L'analisi sensoriale dei vini
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