07.03.2003 | Cultura e Tradizioni

Le buone regole di Veronelli

BRESCIA «Il vino è il canto della terra verso il cielo». Parola di Luigi Veronelli, il famoso enologo e critico gastronomico, ospite al teatro Sancarlino per uno degli incontri curati da Carla Boroni ed intervistato da Anna Bossini, autrice di pubblicazioni enogastronomiche e da Renzo Dattona, uno dei più affermati enologi italiani.

In un bicchiere di vino è racchiusa tutta la fatica del contadino che l’ha prodotto, sottolinea Veronelli. Una carriera, la sua, cominciata insegnando Filosofia teoretica all’Università di Milano, mentre oggi è curatore di rubriche a tema su giornali italiani ed esteri, autore di guide e libri (fra cui «L’olio e la vera buona cucina» e «Gli oli di Veronelli») e direttore della rivista «Ex-Vini, cibi, intelligenze». «Si sono fatti straordinari passi avanti nella conoscenza enologica - osserva l’esperto -. Adesso i giovani si accostano al vino con un atteggiamento critico.

Capiscono che non hanno davanti soltanto qualcosa da bere, ma qualcosa che è carico di storia e di significati». Brescia è leader nella produzione di spumanti (il 50% di bollicine «nobili» in Italia), ma il consumo si concentra ancora prevalentemente nel periodo natalizio, in accompagnamento al classico panettone. «É un problema di comunicazione - afferma Veronelli -. Dovrebbe esserci sempre un motivo per festeggiare la vita. Credo che il Franciacorta sia penalizzato proprio dall’immagine dello spumante, che non è vino da celebrazioni, ma da scegliere ogni giorno dell’anno». Veronelli - che si definisce un «sovversivo», «uno che non accetta le imposizioni altrui» - si pronuncia senza mezzi termini sul mercato dell’olio: «Non ho nessun timore - afferma -, tanto più che sono già stato querelato, a dichiarare che il 90% dell’olio venduto come extravergine d’oliva nei supermercati non è affatto italiano.

É una frode voluta da poche multinazionali, che fanno il bello e il cattivo tempo. In Italia , infatti, i dati di produzione sono estremamente più bassi dei dati di vendita». Ed espone i quattro punti del «teorema di Veronelli» per l’innalzamento della qualità: coltura delle olive rigorosamente a mano; raccolta delle olive subito dopo l’invaiatura e «secondo cultivar»; denocciolatura prima della frangitura; frangitura entro quattro ore dalla raccolta. «Vogliamo la tracciabilità del prodotto - conclude Veronelli -. L’ analisi del Dna, che dev’essere identico a quello della singola fogliolina». Anita Loriana Ronchi

Fonte: Il Giornale di Brescia


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