In un bicchiere di vino è
racchiusa tutta la fatica del contadino che l’ha prodotto, sottolinea
Veronelli. Una
carriera, la sua, cominciata insegnando Filosofia teoretica all’Università
di Milano, mentre oggi è curatore di rubriche a tema su giornali italiani
ed esteri, autore di guide e libri (fra cui «L’olio e la vera buona
cucina» e «Gli oli di Veronelli») e direttore della rivista «Ex-Vini,
cibi, intelligenze». «Si sono fatti straordinari passi avanti nella
conoscenza enologica - osserva l’esperto -. Adesso i giovani si accostano
al vino con un atteggiamento critico.
Capiscono che non hanno davanti soltanto qualcosa da bere, ma qualcosa che
è carico di storia e di significati». Brescia è leader nella produzione di
spumanti (il 50% di bollicine «nobili» in Italia), ma il consumo si
concentra ancora prevalentemente nel periodo natalizio, in accompagnamento
al classico panettone. «É un problema di comunicazione - afferma Veronelli
-. Dovrebbe esserci sempre un motivo per festeggiare la vita. Credo che il
Franciacorta sia penalizzato proprio dall’immagine dello spumante, che non
è vino da celebrazioni, ma da scegliere ogni giorno dell’anno». Veronelli
- che si definisce un «sovversivo», «uno che non accetta le imposizioni
altrui» - si pronuncia senza mezzi termini sul mercato dell’olio: «Non ho
nessun timore - afferma -, tanto più che sono già stato querelato, a
dichiarare che il 90% dell’olio venduto come extravergine d’oliva nei
supermercati non è affatto italiano.
É una frode voluta da poche multinazionali, che fanno il bello e il
cattivo tempo. In Italia , infatti, i dati di produzione sono estremamente
più bassi dei dati di vendita». Ed espone i quattro punti del «teorema di
Veronelli» per l’innalzamento della qualità: coltura delle olive
rigorosamente a mano; raccolta delle olive subito dopo l’invaiatura e
«secondo cultivar»; denocciolatura prima della frangitura; frangitura
entro quattro ore dalla raccolta. «Vogliamo la tracciabilità del prodotto
- conclude Veronelli -. L’ analisi del Dna, che dev’essere identico a
quello della singola fogliolina». Anita Loriana Ronchi
Fonte: Il
Giornale di Brescia
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