22.11.2002 | Vino e dintorni

Le acquisizioni nel settore vinicolo

D'Abramo online dal Salone del Vino di Torino - Convegno sulle acquisizioni nel settore vinicolo nella Sala Berlino di Lingottofiere: partecipano produttori ed esponenti del mondo della finanza. Chi investe oggi nel settore del vino ha rendimenti superiori rispetto alle medie di mercato. Ma, se qualche tempo fa si poteva dire, riferendosi alle dimensioni delle aziende, piccolo è bello, oggi forse non è più così.

Le aggregazioni tra aziende si fanno sempre più importanti, in modo da ottenere maggiori risorse finanziarie disponibili ed acquisire sempre più ampi parti di mercato. I fondi d'investimento ingaggiano battaglie per poter entrare ed investire nel capitale di rischio di realtà vitivinicole di dimensioni ragguardevoli: questo è il meccanismo del private equity.

In Italia, la situazione è però complessa perchè esiste una parcellizzazione della proprietà e sono davvero poche le aziende appetibili sul mercato che superano fasce di fatturato utili per un ragionevole ritorno d'investimento, a differenza di quanto è già avvenuto per Beringer e per Mondavi. E' decisivo creare sinergie con imprese che operano in settori diversi ma collegabili al mondo del vino e di conseguenza, ad un particolare territorio: dal cinema alle griffe di lusso ( orologi, gioielli, abiti..), coinvolgendo i Testimonial per portare in evidenzia il "marchio". In questo senso il mondo della comunicazione si evolve per le strade del networking, reti di contatti che veicolano il contributo di conoscenza specifico ed utile per la diffusione del prodotto e l'affermazione del prodotto. 

E' così conseguente la quotazione in borsa delle case vitivinicole? 
Davvero no, ha detto Gianni Zonin, perchè in Italia il frazionamento è esasperato: per questo ha portato ad esempio la sua esperienza nell'acquisto di 150 ettari in Piemonte: sono stati necessari 136 atti notarili, troppi, a suo avviso, perchè non ha senso per il mondo della finanza ragionare nelle acquisizioni, assai limitate di 10 o 20 ettari: ecco allora che si sondano le potenzialità di aree geografiche non ancora in prima fila ma in ottima posizione: il caso classico è rappresentato dalla Maremma. In Australia le prime 10 aziende vitivinicole sono quotate in borsa e nel futuro ci si orienterà sempre più verso le fusioni dei diversi gruppi, questo in Italia forse non avverrà.

E' davvero possibile affrontare queste operazioni senza snaturare l'anima del territorio? 
Trovo assai complessa l'operazione che lega il mondo dei dati di bilancio delle grandi realtà imprenditoriali con i colori, gli odori della vigna, le botti e le bottiglie: difficile, resta fondamentale non snaturare gli elementi caratteristici e fondanti il rapporto che lega la vigna, il vino e l'uomo.

Paolo d'Abramo
VINit.net
dabramo@vinit.net

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