Per gli amanti del vino รจ un po' come il Natale. Un appuntamento imprescindibile che, ogni anno dal 1967, attira gli appassionati di tutto il mondo.
Torna Vinitaly, Kim consiglia le aziende.
Vinitaly torna a Verona dal 7 al 10 aprile con oltre 4.200 espositori provenienti 21 Paesi: dall'Argentina al Cile, dal Sudafrica all'Australia, passando ovviamente per l'Italia. L'export del Belpaese vive un momento d'oro, sono i numeri a dirlo: nel 2012 l'esportazione del vino ha fruttato circa 4,7 miliardi di euro grazie soprattutto agli spumanti a indicazione geografica protetta ( 33%), ai rossi a denominazione di origine protetta ( 7%) e ai bianchi a indicazione geografica protetta ( 12%).
OSPITI DA TUTTO IL MONDO. Più di 90 mila metri quadrati da visitare armati di un po' di pazienza (nel 2012 si sono registrati oltre 140 mila visitatori in quattro giorni), ma soprattutto di un bicchiere per poter assaggiare i vini in esposizione. In mezzo alla folla non solo gli appassionati italiani: ogni anno aumentano visitatori americani, inglesi, tedeschi, australiani. Ma anche gli ospiti provenienti dalla Cina (per l'edizione 2013 è attesa anche una delegazione del ministero del commercio cinese), Nel Paese orientale il consumo di vino è cresciuto del 6% nell'ultimo anno.
VITIGNI AUTOCTONI, UNA RISERVA INESAURIBILE. Il rapporto qualità-prezzo dei vini italiani «è il migliore al mondo: si può bere bene anche con 10 euro», ha spiegato Stevie Kim, direttore generale di Vinitaly International, che Lettera43.it ha incontrato in occasione della manifestazione. Tra le bottiglie a meno di 10 euro ci sono ottimi artiginiali, ma anche biologici e biodinamici. Pollice alzato per i classici Barolo, Brunello e Supertuscan. Ma il consiglio degli esperti è quello di lanciarsi alla scoperta di rossi come il Cerasuolo di Vittoria e il Nero d'Avola. Ridare spazio al Dolcetto e alla Barbera. Il tutto all'insegna della riscopera di una riserva di vitigni autoctoni pressochè inesauribile.
OPERAWINE, L'OLIMPO DEI VINI ITALIANI. E per i portafogli più ricchi torna anche OperaWine (l'ingresso costa 150 euro). Si tratta dello speciale prologo della manifestazione in programma sabato 6 aprile: i protagonisti sono i produttori italiani, rigorosamente selezionati dalla rivista americana The Wine Spectator. Sono già pronte le postazioni, tra gli altri, di Angelo Gaja, Braida, Ferrari e Aldo Coterno. Alla guida delle degustazioni di OperaWine, tre celebrità del mondo internazionale del vino: il cinese Terry Xu, l'inglese Robert Joseph e il sommelier italiano Luca Gardini.
Domanda: Quali sono i vini italiani di maggior successo fuori dai confini nazionali?
Risposta: Il lambrusco, che è dolce e poco costoso. Poi il pinot grigio e il prosecco.
D: Qual è il maggior ostacolo alla commercializzazione del vino italiano all'estero?
R: I molti Paesi i dazi. E a volte le aspettative delle aziende.
D: In che senso?
R: Bisogna tarare le loro aspettative con quello che il mercato chiede.
D: Qual è il Paese che apprezza maggiormente il vino italiano?
R: Gli Stati Uniti, senza dubbio.
D: Quali sono le prospettive per il futuro del settore?
R: Andranno bene le aziende che esportano. Quelle che non lo fanno invece avranno qualche difficoltà.
D: Come si può innovare il settore?
R: Bisogna puntare sulla visibilità. Il web è un'importante risorsa. Servono siti aggiornati e una buona presenza anche sui social network.
D: Solo questo?
R: Bisogna stimolare l'incoming. Invitare i buyer e i wine lover stranieri in Italia e mostrargli dove e come viene prodotto il vino migliore, come lo si consuma insomma.
D: All'edizione 2013 è attesa infatti una delegazione del ministero del commercio cinese.
R: In Cina vogliono aumentare il consumo per poi avviare la produzione.
D: Ma è vero che preferiscono il rosso?
R: Sì. Il rosso è il loro colore porta fortuna e poi qualche tempo fa una campagna pubblicitaria francese ne esaltava i benefici per la salute.
D: In Brasile se chiedi lo champagne spesso ti portano il prosecco.
R: Vero, in terra carioca i vini italiani vanno forte per l'importante presenza di immigrati.
D: Peccato per i dazi.
R: Per aggirarli qualcuno apre sedi in loco.
D: Vale lo stesso discorso per l'India?
R: In parte. La cultura indiana però non favorisce il consumo di vino tanto che i ristoranti non sono nemmeno attrezzati. Nonostante questo, essendo associato alla Dolcevita, il vino è considerato una bevanda molto glamour.
( Fonte www.lettera43.it )
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