Nel 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, a noi come a tutti, vengono in mente i pensieri più strani e disparati: non potrebbe essere diversamente, con un “compleanno” così importante e così vasto da celebrare come questo…
Oltre ai pensieri, ci stimolano però anche alcune provocazioni "mirate", aventi a oggetto - per esempio - il vino, che ci piacerebbe condividere con voi su queste pagine.
Cominciamo allora con una prima provocazione, oggi qui da noi probabilmente un po' desueta, ma che in molti altri posti riscuote sempre una grande attenzione e sollecita un profluvio di discussioni: l'interesse nazionale. "Giusto o sbagliato che sia, è il mio Paese" amano ripetere gli inglesi. Un modo come un altro per sottolineare che, prima di tutto e nonostante tutto, viene la fedeltà indiscutibile e indiscussa alla propria bandiera.
Bene, direte voi, e che cosa c'entra questo con il vino? Vediamo un po'. L'Italia è il Paese del vino da millenni, e ha fatto del vino un pilastro della propria identità e della propria civiltà in tutto il mondo. Al punto che oggi i prodotti vitivinicoli rappresentano la punta di diamante della nostra bilancia dei pagamenti agroalimentare, e sono gli alfieri forse più conosciuti e più apprezzati, a tutte le latitudini, del made in Italy a tavola.
Con queste premesse, è forse azzardato affermare che la tutela e la promozione delle nostre produzioni enologiche rientrano a pieno titolo nel nostro interesse nazionale? A noi pare di no. Se l'Italia (anticamente chiamata Enotria = terra del vino) non tutela e non promuove i propri nettari di Bacco, per che cosa mai dovrebbe mobilitarsi?
Non ci crederete, ma sta succedendo proprio questo. Mentre i consumi si contraggono, mentre schiere di dietologi e di sociologi astemi si scagliano sui giornali e in TV, con inflessibile regolarità, contro la nostra più antica bevanda identitaria, mentre gli etilometri sulle strade della Penisola fanno strage di patenti (e strage ancor più grande della tranquillità e della fiducia degli automobilisti), mentre succede tutto ciò chi si occupa dell'interesse nazionale del vino italiano? La risposta, ahimè, la conoscete già...
Il silenzio sulle minacce concentriche al vino italiano è assordante e inaccettabile. Ognuno si prenda la propria parte di colpe, a cominciare da noi giornalisti. Molte delle penne più acuminate del Belpaese conducono da decenni infaticabili battaglie di opinione a favore di sparute categorie sociali o professionali (magistrati, conduttori televisivi, terroristi ecc.); perché invece le star del giornalismo non partono, lancia in resta, a patrocinare gli interessi di migliaia di aziende e di centinaia di migliaia, per non dir milioni, di persone che operano nel vino? Forse che il vino è argomento più banale o più vile? Semmai, a nostro avviso, è il contrario.
Ancora. In un passato nemmeno troppo remoto, artisti, intellettuali e anche giornalisti sono arrivati a firmare appelli e manifesti auspicanti la morte di qualcuno (!). Possibile che la stessa mobilitazione non si riesca ad averla per la vita, la vita di un settore intero, enorme, di interesse cruciale per la nostra economia come quello vitivinicolo?
Non possiamo e non vogliamo rassegnarci a questo andazzo. Innalzare con orgoglio il vessillo delle nostre produzioni non è futile, né insulso, né politicamente scorretto. È semplicemente doveroso. Per noi, per la nostra storia, per le nostre radici, per la nostra cultura, per il nostro benessere. E per il nostro futuro, per chi verrà dopo di noi. Giusto o sbagliato che sia, è il nostro Paese, ricordiamolo: e a dispetto delle tante cassandre antialcoliche, vivaddio, il nostro vino è giusto, non sbagliato!
Piero Valdiserra
Annotazioni di Roberto Gatti
Come non essere d'accordo con le riflessioni sul comparto vino, manifestate dal Dott. Valdiserra ? E' in atto da diversi anni una campagna denigratoria sul consumo del vino, associando maldestramente e senza cognizione di causa " le stragi del sabato sera " al fattore alcool=vino.
Mi chiedo e Vi chiedo : avete mai visto dei giovani ragazzi in discoteca ubriacarsi con il vino ? Credo siano come le mosche bianche, tutti siamo consapevoli che gli intrugli che ingurgitano sono ben altri. Da anni , su questo ed altri siti , mi batto per un bere consapevole, o meglio per promuovere e diffondere la cultura della " degustazione " del vino, che è tutt'altra cosa dal tracannarlo senza nemmeno trarne piacere.
Orbene credo anch'io sia giunto il momento di dire basta : alla demonizzazione del vino, iniziando dalle scuole medie a promuovere il bere/degustare consapevole presso i giovani, per fare capire loro che il vino è cultura, è storia, è territorio, è lavoro faticoso di migliaia di uomini e donne, è un simbolo della nostra civiltà contadina, e per tutto questo non possiamo e non vogliamo permettere che venga equiparato alle piu' stupide delle bevande e degli intrugli del sabato sera.
Questi sono i pensieri delle persone che amano il vino.
Roberto Gatti
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