Già lo scorso
novembre durante il corso sull'olio extra-vergine di oliva che ho
sostenuto presso l' Università di Cesena, facoltà degli alimenti,
che tutti gli anni ne organizza almeno uno, ho potuto apprendere
come uno dei migliori se non il migliore olio in assoluto anche per
le fritture, sia appunto l'extra vergine di oliva. Questo articolo
me ne dà una ulteriore conferma ed è per questo che vi invito a
leggerlo con molta attenzione e poi ognuno di voi ne trarrà le
proprie convinzioni.
due, tre cose intorno alla frittura in olio
di oliva
Di Luigi Caricato.
"Nessun'opera di convincimento da parte mia, sia chiaro. Visto il
mio specifico ruolo di oleologo, è del tutto evidente che io
concepisca la frittura solo ed esclusivamente in olio di oliva. Non
ha però importanza la categoria merceologica di appartenenza. Tutti
gli oli di oliva sono buoni. Il migliore in assoluto è l'extra
vergine, ch'è senz'altro il piú costoso, ma anche il piú salutare,
aspetto questo di non secondaria importanza. In realtà, va bene
anche il ricorso all'olio di oliva vergine, di una qualità un po'
inferiore rispetto all'extra vergine, ma pur sempre di buon profilo.
L'unico problema consiste nel fatto che questa tipologia non sia
facilmente reperibile sul mercato: occorre richiedere quest'olio
direttamente al produttore, o al frantoiano. Infine, sono
altrettanto buoni per la frittura sia il comune olio di oliva, sia
l'olio di sansa di oliva.Quest'ultimi due sono gli oli meno nobili
dell'intera gamma degli oli ricavati dalle olive, perché hanno
subito una lavorazione piuttosto spinta, in raffineria. La stessa
procedura che si verifica tra l'altro con gli oli di semi,
necessariamente sottoposti anche questi a un'estrazione con metodi
piú violenti, attraverso le fasi di deacidificazione, decolarazione
e deodorazione. Un passaggio obbligato per poter rendere fruibili al
consumo ciò che diversamente non potrebbe risultare commestibile in
purezza. Sia gli oli di oliva, sia gli oli di sansa di oliva,
essendo oli da frutto, sono tuttavia di gran lunga migliori rispetto
a qualsiasi altro olio ricavato da un seme.
Per essere immessi in commercio necessitano infatti di un'ulteriore
passaggio, consistente nell'aggiunta di una percentuale libera, non
imposta dal legislatore, di olio di oliva vergine. Quello, per
intenderci, ottenuto direttamente dalla spremitura delle olive. In
questi oli di pressione – che vengono opportunamente definiti
“vergini” – si riscontra una composizione in acidi grassi e,
soprattutto, in componenti minori (dalla vitamina E a un esteso
bagaglio in antiossidanti) davvero impareggiabile. La tanto
evidenziata qualità degli oli di oliva è tutta nel profilo
compositivo che li contraddistingue; è nelle preziose sostanze di
cui sono dotati, così preziose perché in grado di resistere per un
tempo maggiore alle inevitabili ossidazioni. E' ovvio che una volta
mescolati tra loro, gli oli vergini da frantoio con gli oli che
provengono da una raffineria, il profilo degli oli di oliva e degli
oli di sansa di oliva sarà per forza di cose migliore rispetti a
quelli ricavati dal seme. E' un dato di fatto incontrovertibile.
Poi, certo, ciascuno sceglierà come meglio crede. Piena libertà al
fruitore professionale del prodotto. Qui – sia chiaro – non si vuole
in nessun caso condizionare le scelte. Informare, e in modo
opportuno, questo sì. E' un dovere morale. Pensate soltanto a color
che non hanno mai informato sugli esiti disastrosi del fumo; solo
ora, dopo un penoso ritardo, si esprimono le riserve per le
conseguenze sulla salute. Quindi io la mia parte la faccio, poi
ciascuno decida per proprio conto. Ma, a parte tale precisazione,
fermiamoci un poco a riflettere.Cosa significa, e soprattutto, cosa
comporta avere queste informazioni? Molto semplice. Comporta che
oggi, con i riscontri scientifici in nostro possesso, possiamo
conoscere la realtà dell'evidenza, e cioè che la differenza tra i
vari grassi alimentari esiste e diventa con ciò sostanziale, non piú
relegabile alla sola sfera di opinioni del tipo: “io penso questo e
ritengo sia giusto per me optare per gli oli di semi”; oppure: “io
penso quest'altro e ritengo che la scelta degli oli di oliva in
frittura sia senz'altro la soluzione piú corretta”.
Ebbene – dopo aver compreso che da una parte abbiamo un liquido di
frittura ritenuto ideale dai riscontri di laboratorio, e dall'altra
invece non abbiamo nulla a favore del ricorso agli oli di semi – una
persona saggia comprenderà molto bene quale sia la scelta piú
opportuna. Sia ben chiaro, a scanso di equivoci: tutti i grassi
alimentari, a parte alcune eccezioni, possono ben affrontare le alte
temperature di frittura; ma non tutti i grassi resistono tuttavia
allo stesso modo. Sta qui la differenza, e non è di scarso rilievo.
Allora: come agire? Optare per gli oli di semi per certe fritture e
per gli oli di oliva in altre? E' una soluzione, certo, ma andrebbe
praticata solo per essere accomodanti? E' necessario semmai capire
se sia realmente il caso di praticare la frittura – soprattutto a
livello professionale – con il solo olio di oliva o, piuttosto, con
entrambe le soluzioni, in relazione per esempio al cibo che vogliamo
appunto friggere. Io mi schiero da subito: sono per una scelta
unica.
Ritengo che si debbano preferire gli oli di oliva in senso assoluto,
senza per questo criminalizzare gli altri oli, beninteso. Il perché
lo spiegherò ulteriormente nella prossima puntata. Anzi, nelle
prossime puntate. Perché sul tema degli oli in frittura è bene
riservare uno spazio degno della complessità della questione. Anche
perché vi sono testimonianze di chi, come un certo Gianfranco
Vissani, è del parere opposto al mio. In un'intervista di qualche
anno fa (nel 1993, credo) pronunciò categorico la sua sentenza:
“Dobbiamo acquisire la mentalità che l'olio di oliva non è fatto per
friggere ma serve a condire”. E non solo: improvvisatosi esperto di
alimenti, l'Uomo di Baschi preferisce ostentare sicurezza, e sempre
nella stessa intervista aveva dichiarato che: “Un olio fruttato teme
il fuoco, il calore di una bollitura può deteriorarlo. Va usato a
crudo”. Insomma, roba da non crederci.
Quando l'ignoranza si spinge a tanto, mi chiedo se abbia ancora
senso studiare. Perché passare la vita sui libri o in laboratorio?
Queste dichiarazioni sono assurde – vissanate, si dice – eppure
dimostrano come oggi sia sufficiente apparire in televisione per
guadagnar un facile e sbrigativo consenso. I danni che però si
creano sono incalcolabili. Nel frattempo, valga come stimolo alla
riflessione la notizia dell'esistenza di una circolare del Ministero
della Sanità datata 11 gennaio 1991. In questo documento l'olio di
oliva viene considerato, tra tutti i grassi alimentari, il piú
stabile e resistente alle alte temperature.Ebbene, di fronte a certe
evidenze, chi potrà avere ragione? Gli estensori del testo della
circolare, professionisti nella propria materia, o il Vissani chef
televisivo? E inoltre, posti di fronte ad alcune affermazioni
scientificamente attendibili, come quella di Natale Frega
dell'Università di Ancona, che risposte possiamo dare ai nostri
interlocutori? “Praticando ossidazioni forzate in laboratorio,
insufflando cioè ossigeno a 110-120 gradi centigradi, gli oli di
oliva resistono fino a 35 ore, mentre gli oli ottenuti dal seme solo
4 o 5 ore”.
Che dire, è una dichiarazione sensata o da bar dello sport?
Riflettete e comunicate pure le vostre riflessioni al riguardo,
anche sulla base delle vostre personali esperienze. Qualcuno potrà
dire: d'accordo, sarà pur vero, ma con gli oli di semi si ottengono
fritti piú gustosi e croccanti, meno imbevuti d'olio e meno pesanti
e piú digeribili e altro ancora. Bene: saranno osservazioni con una
solida base di scientificità o piú semplicemente dei puri luoghi
comuni? Lo scopriremo nella prossima puntata."
Cari amici lettori devo dirvi che personalmente a casa mia lo uso
già da novembre 2004 anche per i fritti e cosa strana ma vero sono
piu' leggeri al gusto di tutti gli altri, cucinati con olii di semi
ecc. Provate per credere e poi fatemi sapere, ma risparmiare pochi
euro sulla nostra salute proprio non mi sembra il caso!"
Ciao e grazie della vostra attenzione.
Roberto Gatti |