13.03.2008 | Vino e dintorni

Il Chianti Classico, quello del gallo nero

Ho preso parte a questa anteprima, che è stata la seconda in ordine cronologico, dopo la Vernaccia di San Gimignano, in quel di Firenze nella suggestiva cornice della Stazione Leopolda, una antica stazione ferroviaria in parte recuperata ed in parte lasciata integra nella sua originaria struttura.

Di seguito alcune notizie statistiche e storiche su questa prestigiosa tipologia di vini, che per quanto ho potuto appurare limitatamente (si fa per dire !) agli oltre 50 campioni degustati, è stata quella che in questa tornata di anteprime mi ha piu’ coinvolto sensorialmente. I miei sinceri complimenti ai produttori i cui vini ho degustato in questa occasione, ripromettendomi in futuro di degustare anche gli altri presenti, che per motivi di “tempo, fegato ecc. “ non ho potuto provare ora, e me ne scuso pubblicamente.


Vendemmia 2007
Dai filari alla cantina cresce l’ottimismo per una grande annata

Vince la qualità a fronte di una quantità prodotta in linea con lo scorso anno. Questa è la sintesi di una vendemmia 2007 che sembra promettere per il Chianti Classico “un’ottima annata”, espressione spesso abusata, che in questo caso, però, non rischia di essere smentita.

La vendemmia 2007 è risultata mediamente anticipata rispetto al 2006 di circa una settimana. Non si è verificato, quindi, un grande scostamento sulla data di vendemmia, nonostante il notevole anticipo della ripresa vegetativa, favorita da temperature al di sopra della media, lasciavano prevedere scenari diversi.

Se, infatti, inverno vero e proprio non c’è stato, facendo temere in principio una stagione eccessivamente siccitosa, le piogge di giugno e agosto hanno ridato fiato alla vite. Il decorso della stagione primaverile-estiva ha permesso di ottenere alla raccolta, uve di ottima qualità con diverse punte di eccellenza, con grappoli perfetti dal punto di vista sanitario e equilibrati in tutte le loro componenti, con un’alta gradazione zuccherina, base certa di vini con ottima struttura.

Durante la fase di vinificazione, i mosti hanno presentato decorsi regolari anche per chi ha effettuato fermentazioni naturali condotte dai lieviti autoctoni, soprattutto nei casi di elevati tenori zuccherini. Proprio la regolarità delle cinetiche fermentative e i contenuti incrementi di temperatura conseguenti, hanno permesso di esaltare l’estrazione della componente aromatica dalle bucce, che ha reso molto fruttati alla svinatura i giovani vini.

La fermentazione secondaria (malolattica), il cui svolgimento è fondamentale per vini di medio-lungo invecchiamento come il Chianti Classico, si è svolta in una annata come questa con estrema regolarità, avviandosi nella grande maggioranza delle vinificazioni al termine della fermentazione alcolica senza particolari problemi, essendo stata peraltro favorita da un moderato contenuto di acido malico nei mosti.

Dopo la sfecciatura i giovani vini del 2007 sono stati avviati alla fase successiva di maturazione nelle varie tipologie di legno, presentando dal punto di vista analitico mediamente una ottimale gradazione alcolica ed una buona acidità totale, due caratteristiche che, insieme al notevole contenuto in polifenoli totali fanno ipotizzare concretamente la realizzazione di un grande millesimo di Chianti Classico, sia per la tipologia annata che per la Riserva. Inoltre, la componente organolettica fa sicuramente prevedere una evoluzione qualitativa dei nostri vini, volta soprattutto alla durata nel tempo del prodotto.


Valori medi vendemmia 2007

Acidità volatile netta (g/l)
0,51

Acido Malico (g/l)
0,51

Titolo alcolometrico volumico (%/Vol)
13,55

Zuccheri riduttori (g/l)
2,40

Acidità totale (g/l)
5,78

pH (U, pH)
3,50

Acido Lattico (g/l)
0,61

Densità (20° C/20° C)
0,99548

Densità Idroalcolica
0,98241

Estratto secco totale (g/l)
29,66

Estratto non riduttore (g/l)
26,29

Estratto secco netto (g/l)
27,29


I numeri del Gallo Nero

L’ultimo anno conferma le ottime tendenze delle passate stagioni del Chianti Classico


Il Chianti Classico cresce. Cresce in qualità, valore, immagine.

Una qualità confermata anche quest’anno a pochi mesi dalla vendemmia: in linea con la quantità prodotta lo scorso anno (284 mila hl), il vino che sta maturando in cantina ha tutti i requisiti per diventare un grande “Classico”, grazie a un’ottima gradazione e a una notevole struttura che fanno prevedere bottiglie adatte a durare nel tempo.

Anche quest’anno viene confermata la tendenza di un Gallo Nero che da ormai quattro annate registra incrementi costanti del suo valore in molti settori. In un panorama economico sempre più competitivo con alcuni mercati consolidati in difficoltà e nuovi ancora troppo “acerbi”, il Chianti Classico rafforza le sue posizioni in Italia e nel mondo, rendendo sempre più interessante l’ultima tappa della sua filiera: i numeri, ovvero la prova tangibile del lavoro svolto nell’arco degli anni dai produttori chiantigiani con quel giusto equilibrio tra romantica passione e scientifica professionalità.

Gli stessi numeri che registrano un 50% di superficie di vigneti del Chianti Classico reimpiantata negli ultimi dodici anni, per una media di investimento di 260.000.000 di euro c.a.

Così diventa interessante leggere tabelle o interpretare grafici per scoprire che gli Stati Uniti si confermano il primo mercato del “Classico”, grazie a una percentuale di vendita oltreoceano del 30%, o registrare un aumento in Giappone del 2% rispetto allo scorso anno. Ottime notizie anche dal fronte della distribuzione di fascette di stato, uno dei primi indicatori dell’annata dal punto di vista economico: le marcature di Chianti Classico nel 2007 hanno interessato 288.179 hl, con un incremento rispetto al 2006 del 6,76%, del 12,12% rispetto al 2005 e del 28,54% nei confronti del 2004, per un fatturato ipotizzabile nel 2007 intorno ai 270 milioni di euro.

Se il Gallo Nero in bottiglia continua a dare soddisfazioni, anche il Chianti Classico all’ingrosso conferma la tendenza degli ultimi con che vede un incremento di prezzo a ettolitro di questa fetta di mercato in continua crescita.

Ottimi risultati supportati dalla crescita di immagine del Chianti Classico nel mondo, grazie al successo delle sue etichette nelle principali pubblicazioni di settore, a una presenza sempre puntuale nelle più importanti manifestazioni nazionali e internazionali e a quel ruolo ormai consolidato di interlocutore d’eccezione nell’eccellenza del pianeta vino. Emblematico in questo senso il dato relativo all’interesse della stampa internazionale per il Chianti Classico nell’ultimo triennio: se la rassegna stampa approntata dall’ufficio marketing e comunicazione del Consorzio registrava alla fine del 2005 circa 1500 servizi sul Gallo Nero e il suo territorio a dicembre 2007 il numero degli articoli è salito a 2700 in usciti in tutto il mondo.

Ancora superiori i dati provenienti dal sito web del Consorzio (www.chianticlassico.com) che ha visto triplicare gli accessi dei suoi ospiti negli ultimi tre anni e ha registrato 240.000 contatti nel solo 2007, per un totale di oltre 1.000.000 di pagine visitate.


Le cifre del Chianti Classico

Estensione dell'intero territorio
70.000 ha

Estensione complessiva vigneti
10.000 ha

Vigneti iscritti all'Albo del Chianti Classico
7.100 ha

Produzione vino Chianti Classico 2007
280.000 hl

Numero Soci Chianti Classico
597

Di cui imbottigliatori
345


Commercializzazione Chianti Classico 2007


Italia
27 %

Stati Uniti
30 %

Germania
10 %

Regno Unito
9 %

Svizzera
8 %

Canada
5 %

Giappone
5 %

Russia
2 %

Austria
1 %

Olanda
1 %

Altri Paesi
2 %


Marcature di Chianti Classico (hl)

2004
224.190

2005
257.037

2006
269.939

2007
288.199


Distribuzione delle superfici di Chianti Classico per anno di impianto


fonte: AGEA 2007


anno di impianto
superfici vitate (ha)
%
% cumulata

prima del 1930
2,44
0,03%
0,03%

tra il 1930 ed il 1939
5,94
0,08%
0,11%

tra il 1940 ed il 1949
30,38
0,41%
0,52%

tra il 1950 ed il 1959
60,47
0,81%
1,33%

tra il 1960 ed il 1969
487,52
6,53%
7,86%

tra il 1970 ed il 1979
2270,67
30,43%
38,29%

tra il 1980 ed il 1984
204,91
2,75%
41,03%

tra il 1985 ed il 1989
220,82
2,96%
43,99%

tra il 1990 ed il 1994
481,6
6,45%
50,45%

tra il 1995 ed il 1999
1266,2
16,97%
67,41%

tra il 2000 ed il 2004
1827,3
24,48%
91,90%

dal 2005 in poi
604,82
8,10%
100,00%

Totale
7463,07
100,00%


Il territorio del Chianti e la sua storia

La Toscana è conosciuta ovunque come terra votata alla produzione di grandi vini tra cui primeggia per tradizione, notorietà e consistenza il Chianti Classico. Questa denominazione è legata esclusivamente all’area da sempre chiamata Chianti, ovvero quella zona che si estende fra Firenze e Siena, la cui civiltà ha origini molto antiche.


La storia

Numerose sono le testimonianze che ricordano, nella zona del Chianti, la presenza degli Etruschi e dei Romani, ma è a partire dal Medio Evo che il Chianti comincia ad acquistare quel paesaggio architettonico che ancor oggi lo contraddistingue. Molte sono le leggende che riguardano questo periodo storico, tra cui quella che fa risalire il simbolo del Gallo Nero da una singolare tenzone medievale. E’ comunque dato storico che il Gallo Nero, simbolo della pace raggiunta tra le due repubbliche toscane, divenne a partire dal 1300 l’insegna della Lega Militare del Chianti.

Nel corso dei secoli, questo territorio fu teatro di violente contese fra Firenze e Siena, cosicché accanto ai villaggi, alle pievi e alle badie, furono costruiti castelli e roccaforti, che in tempo di pace, furono poi in parte trasformati in ville e residenze.

A partire dal ‘700, in seguito alla rinascita agraria della Toscana, il paesaggio si arricchì di testimonianze relative ad una nuova organizzazione del lavoro. Sono di quel periodo, infatti, la maggior parte delle case coloniche e le sistemazioni poderali, tutt’oggi esistenti.

Il territorio chiantigiano mantiene per lo più intatta questa fisionomia di civilizzazione agraria. Il lavoro e la presenza dell’uomo, negli anni, hanno ulteriormente migliorato il fascino di quel paesaggio naturale che ancor oggi rende il Chianti una terra unica al mondo.

I Chiantigiani, da sempre attaccati con amore alla loro terra, hanno contribuito nel tempo alla strenua difesa di questo patrimonio. Nel 1990 è stata infatti costituita la Fondazione per la Tutela del Territorio del Chianti Classico, il cui scopo è quello di salvaguardare l’ambiente ed il paesaggio, i beni artistici e le tradizioni storico-culturali di quest’area geografica, nonché quello di coordinare i nuovi inserimenti urbanistici.


Il territorio

Il territorio del Chianti comprende nelle sue terre i comuni di Castellina, Gaiole, Greve e Radda in Chianti per intero ed, in parte, quelli di Barberino Val d’Elsa, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi, San Casciano Val di Pesa e Tavarnelle Val di Pesa. In tutto 70.000 ettari. I confini del territorio di produzione del vino Chianti Classico sono rimasti invariati rispetto a quanto definito nel decreto ministeriale del luglio 1932.

Per lo più coperto da boschi, dove prevalgono querce, castagni e pini, punteggiato da cipressi, il Chianti è una zona con altitudini che oscillano tra i 200 e gli 800 metri. Il clima è continentale ma senza eccessive escursioni termiche. I terreni, sassosi e poco profondi, presentano pendenze anche notevoli.

Le caratteristiche del clima, del terreno e dell’altitudine rendono il Chianti una regione particolarmente votata alla produzione di vini di qualità, primo fra tutti il Chianti Classico, e di un altro prodotto tipico e di grande pregio, l’olio extra vergine di oliva.

Elemento distintivo del paesaggio agrario chiantigiano sono infatti i filari dei vigneti specializzati ed i recenti oliveti, colture che interessano rispettivamente 10.000 e 8.000 ettari. Dei 10.000 ettari coltivati a vite, circa 7.000 sono destinati al vino Chianti Classico DOCG, la cui produzione si aggira mediamente ogni anno attorno ai 260.000 ettolitri.


Il Consorzio Vino Chianti Classico


A tutela della produzione del Chianti Classico, il 14 maggio 1924 un gruppo di 33 produttori proprietari di vigneti si riunì a Radda in Chianti per dar vita al Consorzio per la difesa del vino Chianti e della sua marca d’origine.

Il marchio che da sempre ha accompagnato le bottiglie di Chianti Classico prodotte dagli associati è il Gallo Nero, storico simbolo dell’antica Lega Militare del Chianti, riprodotto fra l’altro dal pittore Giorgio Vasari sul soffitto del Salone dei Cinquecento, nel fiorentino Palazzo Vecchio.

Con il trascorrere degli anni, il ristretto gruppo di produttori della fondazione si è notevolmente ampliato e il “Consorzio Vino Chianti Classico” conta, ad oggi, oltre 600 produttori associati, di cui circa 350 confezionano il vino con la propria etichetta.

Dal 2005 il Gallo Nero è diventato l’emblema di tutta la denominazione Chianti Classico.


La lunga battaglia legislativa del Consorzio

Nel periodo che va dal 1924 al 1967, il Consorzio dovette sostenere lunghe e difficili battaglie per ottenere il riconoscimento esclusivo. Il lungo cammino legislativo durato oltre quarant’anni si concluse infatti nel 1967 con l’entrata in vigore del decreto che riconosceva la denominazione di origine controllata del Chianti e riconosceva il Chianti Classico come un vino dalle caratteristiche più selettive di quelle previste per la denominazione.

In seguito, nel 1984, il Chianti Classico ottenne la DOCG (denominazione d’origine controllata e garantita), il riconoscimento più alto per i vini italiani di qualità.

Tre anni dopo, nel 1987, in prospettiva dell’ormai imminente legge che avrebbe imposto ai consorzi di tutela l’obbligo di cessione del marchio a tutti gli utilizzatori della denominazione, il Consorzio suddivise la sua attività in due organismi: il Consorzio Vino Chianti Classico, cui venne affidato l’incarico di vigilanza ed i controlli previsti da precise norme di legge, ed il Consorzio del Gallo Nero (poi Consorzio del Marchio Storico – Chianti Classico), dedito invece alla promozione dei vini contraddistinti dal marchio Gallo Nero, sottoposti a norme più restrittive e controlli più severi sulla qualità del prodotto.

Con il decreto ministeriale del 5 agosto 1996, il Chianti Classico divenne finalmente una DOCG autonoma, con un disciplinare di produzione distinto da quello del vino Chianti.

Nel novembre 2003, il Consorzio del vino Chianti Classico ha ottenuto un altro importante riconoscimento da parte del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali: con la cosiddetta erga omnes, infatti, il Consorzio si è assicurato le responsabilità relative al controllo sulla denominazione Chianti Classico, un controllo che riguarda tutta la filiera produttiva e che viene indistintamente esercitato su tutte le aziende, socie e non socie.

Nel 2005 il Gallo Nero è divenuto il segno distintivo di tutto il vino Chianti Classico, e, quale marchio della denominazione, è stato inserito nella fascetta di stato che viene apposta su ogni bottiglia.


L’attività del Consorzio

L’organizzazione interna del Consorzio prevede strutture necessarie ad assolvere i compiti istituzionali, che riguardano la qualificazione del prodotto, la valorizzazione della denominazione, la vigilanza e i controlli.

L’intera filiera, dalla produzione delle uve all’imbottigliamento del prodotto, è sottoposta ad un sistema di tracciabilità, i cui dati vengono gestiti direttamente dal Consorzio e inseriti in un database informatizzato di pubblica fruibilità. Il Consorzio attua, inoltre, un severo controllo sul prodotto confezionato e già presente nei canali di vendita.

Un’altra importante attività è la ricerca e sperimentazione in ambito agronomico ed enologico.

Numerose, infine, sono le attività promozionali, di pubbliche relazioni, comunicazione e marketing che vengono realizzate nel corso degli anni al fine di promuovere, diffondere e dare lustro all’immagine del vino Chianti Classico nel mondo


Il vino Chianti Classico

E’ difficile parlare di Chianti Classico senza parlare dei valori e della storia della sua zona di produzione geografica.

Il nome Chianti Classico deriva infatti, in primo luogo, dai confini del territorio di produzione, da sempre denominato Chianti: una zona che si estende fra i comuni di Firenze e Siena, la cui civiltà e la cui produzione di vino hanno origini molto antiche.


La storia del Chianti Classico

Il nome Chianti, riferito al vino prodotto nella zona Chianti, compare per la prima volta in documenti notarili del 1404, sebbene la coltivazione di vite all’interno di quel territorio di

produzione sia nota sin dall’epoca etrusca. In seguito, il vino prodotto su queste colline acquistò un tale prestigio da indurre, nel 1716, il Granduca di Toscana Cosimo III a tutelarne il nome, fissando in un bando i confini della zona di produzione, che ancora corrispondono approssimativamente agli attuali 70.000 ettari. Il bando del 1716 rappresenta il primo documento legale nella storia che istituisce la delimitazione di un’area viticola di produzione.

In epoca moderna, proprio per la notorietà che aveva acquistato il Chianti, si trovò conveniente produrlo anche negli altri territori toscani dotati di una certa vocazione viticola, adottando le stesse pratiche e gli stessi uvaggi del territorio d’origine. Questo vino venne commercializzato con il nome di Chianti, sottolineandone la caratteristica di essere fatto “all’uso” del Chianti, e da quel momento l’indicazione geografica si trasformò in una e vera e propria denominazione enologica. Accanto all’originario Chianti (definito poi Classico a riconoscimento e tutela della sua primogenitura), nacquero così altre sei diverse tipologie di vino.

Un decreto ministeriale del 1932 sancì questo stato di cose distinguendo il Chianti prodotto nell’area storica, che venne definita “zona di origine più antica”, da quello prodotto nel resto della Toscana.

Dal 1996 il Chianti Classico è DOCG autonoma. Con il decreto ministeriale del 5 agosto 1996, è stato infatti approvato il disciplinare separato per la denominazione Chianti Classico, un riconoscimento che restituisce al Chianti Classico la sua dignità di zona più antica nonché la peculiarità e la tipicità di un vino unico.


I criteri di definizione del Chianti Classico e le differenze con il Chianti comune

Per poter acquisire la denominazione di Chianti Classico, non è sufficiente che il vino sia prodotto nella regione del Chianti. Deve anche rispettare tutta una serie di regole previste dal disciplinare di produzione, prima fra tutte la particolare base ampelografica. L’uva più importante, sia per percentuale (dal 80% al 100%) che per tipicità, è il Sangiovese, vitigno a bacca rossa originario dell’Italia centrale, che dà vita a vini dal colore rosso rubino che con l’invecchiamento tende al granato, dal profumo di spezie e piccoli frutti di bosco, dalla buona struttura, eleganti, rotondi, vellutati.

Oltre al Sangiovese possono essere presenti fino a un massimo del 20% altre uve a bacca rossa autorizzate e/o raccomandate, autoctone come il Canaiolo e il Colorino o internazionali (Cabernet Sauvignon, Merlot etc.). A partire dalla vendemmia 2006 non possono più essere utilizzate le due uve a bacca bianca, il Trebbiano e la Malvasia, il cui impiego era precedentemente consentito fino a un massimo del 6%.

Altri aspetti peculiari del Chianti Classico sono: l’entrata in produzione dei vigneti a partire dal quarto anno dall’impianto, la bassa resa per pianta (max. 3 chilogrammi di uva a ceppo) e per ettaro (max. 52,50 ettolitri di vino), la gradazione alcolica minima di 12° per il vino normale e di 12,5° per la Riserva.

L’immissione al consumo del vino non può inoltre avvenire prima del 1° ottobre dell’anno successivo alla vendemmia, per dare modo alle varie componenti di raggiungere un perfetto equilibrio.


Tipologie e caratteristiche del Chianti Classico


I vini del Gallo Nero sono presenti sul mercato in due versioni: normale e riserva.


Il Chianti Classico Annata

Vino relativamente giovane e ricco di frutto, viene messo in commercio a partire dal 1° ottobre successivo alla vendemmia.

Nel corso della trasformazione da uva in vino si possono ottenere prodotti giovani e di piacevole consumo, caratterizzati dalla grande bevibilità, perfetti in abbinamento a primi piatti e a piatti a base di carni bianche e rosse.


Il Chianti Classico Riserva

Si tratta di un vino “importante” al quale sono destinate fin dalla vendemmia le uve migliori, che contengono le sostanze che poi garantiranno al prodotto grande spessore, bouquet ampio e complesso, equilibrio tra eleganza e potenza.

Vino ricco di struttura e capace di affrontare un lungo periodo di maturazione, può essere definito riserva solo se raggiunge una maggiore gradazione alcolica (12,5°) e dopo aver subito un invecchiamento minimo di ventiquattro mesi, di cui almeno tre di affinamento in bottiglia.

Solo le annate migliori, quando la maturazione delle uve è perfetta ed omogenea, possono dare vini così strutturati da essere destinati all’invecchiamento.

La riserva, vino in cui prevale la possente struttura del Sangiovese, è il compagno ideale per carni importanti, grigliate, arrosti, brasati, selvaggina o formaggi stagionati.

Il Chianti Classico abbraccia quindi tipologie di vino anche molto diverse tra loro. Una diversità determinata dalle condizioni micropedoclimatiche in cui cresce il vigneto, dalle caratteristiche dei cloni di vitigni utilizzati (le proprietà genetiche che distinguono una pianta dall’altra), dai sistemi di coltivazione e di vinificazione.


La leggenda del Gallo Nero


Il Gallo Nero in campo oro è lo storico simbolo del vino Chianti Classico.

La scelta del simbolo è soprattutto dovuta a ciò che esso rappresenta dal punto di vista storico e della tradizione popolare.

La leggenda del Gallo Nero risale al Medioevo. La sua vicenda segnò in pratica l’unità politica dell’intero territorio chiantigiano, perché fu proprio il comportamento di un gallo nero a deciderne il destino.

La leggenda narra che nel periodo medievale, quando le repubbliche di Firenze e Siena si combattevano aspramente per prevalere l’una sull’altra, il territorio del Chianti, proprio perché intermedio alle due città, fosse oggetto di dispute pressoché continue. Per porre fine alle contese e stabilire un confine definitivo, venne adottato un bizzarro quanto singolare sistema. Si convenne di far partire dai rispettivi capoluoghi due cavalieri e di fissare il confine nel loro punto d’incontro.

La partenza doveva avvenire all’alba e il segnale d’avvio sarebbe stato dato dal canto del gallo. Decisione, quest’ultima, in linea con i costumi del tempo, quando ancora i ritmi quotidiani erano scanditi dai meccanismi naturali. Nei preparativi dell’evento doveva pertanto essere decisiva la scelta del gallo, più che quella del destriero e del cavaliere. I senesi ne scelsero uno bianco, mentre i fiorentini optarono per uno nero, che tennero chiuso e pressoché digiuno per così molti giorni in una piccola e buia stia, tanto da indurlo in un forte stato di esasperazione.

Il giorno fatidico della partenza, non appena fu tolto dalla stia, il gallo nero cominciò a cantare fortemente anche se l’alba era ancora lontana. Il suo canto consentì quindi al cavaliere di Firenze di partire immediatamente e con grande vantaggio su quello senese, che dovette attendere le prime luci del giorno, quando il suo gallo, cantando regolarmente, gli permise di partire. Ma dato il notevole ritardo che aveva accumulato nei confronti dell’antagonista, il cavaliere senese percorse solo dodici chilometri in solitudine, poiché a Fonterutoli incontrò l’altro cavaliere.

Fu così che quasi tutto il Chianti passò sotto il controllo della repubblica fiorentina, molto tempo prima della caduta di Siena stessa.

Dopo questa vicenda, il Gallo Nero divenne anche il simbolo delle Lega del Chianti che, all’interno dello stato fiorentino, aveva compiti amministrativi e di difesa militare del territorio.

Dato il suo significato politico, fu anche raffigurato nel Salone del Cinquecento, in un celebre affresco del Vasari, quando nella metà del sedicesimo secolo l’illustre pittore e architetto fu chiamato a ristrutturare il Palazzo Vecchio a Firenze.

Ufficio Stampa
Consorzio Vino Chianti Classico
Tel. 055 8228522/47
stampa@chianticlassico.com


Degustazioni di Winetaste

Le degustazioni si sono svolte alla Stazione Leopolda di Firenze, in uno scenario come poche volte capita di incontrare, e con tanti vini in degustazione: ben 316.

Ho personalmente degustato vini dell’annata 2005 e riserve 2004 e 2003, convinto come sono che questi vini, provenienti da quel grande vitigno che è il Sangiovese, abbiano bisogno di diversi anni di invecchiamento, anche e soprattutto in bottiglia, e gli esiti delle degustazioni me ne hanno dato una conferma lampante. Per quanto riguarda l’annata 2006 potrete trovare in Internet diverse recensioni di colleghi presenti in questa occasione.

Queste degustazioni non sono state fatte alla “cieca“, come è mia abitudine e come preferisco, perché l’organizzazione non aveva previsto questo modo di degustare i vini. Devo sottolineare il fatto però, che non conoscevo alcuna ditta tra quelle che ho selezionato casualmente per le degustazioni, ne ho mai avuto alcun rapporto di amicizia o di lavoro con nessuna di loro, e quindi è come se avessi degustato “ alla cieca “, senza conoscere chi avevo davanti.

Credo proprio, dopo le risultanze che riporto in allegato, che conoscerò in un prossimo futuro alcune di queste aziende, perché ho registrato dei livelli qualitativi di assoluta eccellenza e rara finezza. Preferisco siano sempre i vini nel bicchiere a farmi andare in una direzione piuttosto che in un’altra.

Su 48 vini degustati, come possiamo notare, sono molti quelli che hanno ottenuto buoni punteggi, vicini se non superiori a 90/100, e questo mi riempie di gioia, in quanto significa che il vitigno del sangiovese in queste terre, fino alla confinante Romagna, ha trovato il suo abitat naturale, raggiungendo livelli qualitativi di caratura internazionale.

Molto buona l’annata 2005, ed in alcuni casi , ancora meglio le riserve 2003. La tipologia, tra le quattro presentate alle anteprime Toscane, che piu’ di ogni altra mi ha impressionato e favorevolmente colpito, per le punte di grande livello qualitativo e per la media alta delle valutazioni registrate.

Alla nostra salute, cari amici lettori, con il magnifico Chianti Classico di Toscana.


Clicca qui per scaricare il pdf delle degustazioni

 
Roberto Gatti
sommelier degustatore
Codigoro (Ferrara)
Email: gatti-roberto@libero.it
Winetaste.it - contact@winetaste.it
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