12.05.2005 | Cultura e Tradizioni

Le Denominazioni Comunali, un'opportunità da sfruttare?

Convegno "De.Co". Le Denominazioni Comunali di origine. protagonista il territorio", s'è tenuto il 6 maggio ad Alessandria nell'ambito della due giorni organizzata dal Salotto di Papillon di Paolo Massobrio. Il nome del comune che identifica il prodotto, argomento tanto caro a Gino Veronelli, ripreso da più parti ed ancora discusso nella rassegna che ha visto la provincia di Alessandria protagonsita con il capoluogo e Novi ligure, sedi degli avvenimenti.

Le De.co, intese come censimento dei prodotti che identificano un Comune sono un ulteriore elemento di distinzione che sicuramente rafforza il valore identitario di un territorio”. Con queste parole inviate a Paolo Massobrio presidente di Papillon e al sindaco di Alessandria Mara Scagni, il ministro Alemanno ha promosso le denominazioni comunali. “Il Comune – ha ribadito il ministro per le Politiche Agricole nel suo lungo messaggio – rappresenta senza dubbio il soggetto principale, a cui la legge dell’8 giugno 1990 n. 142 dà facoltà di disciplinare in materia di valorizzazione delle attività agroalimentari.”

Le De.Co, dunque sono uno stimolo, ribadisce il ministro concordando con la tesi di Paolo Massobrio e dei relatori intervenuti al convegno, che va guardato con simpatia e attenzione. Da qui l’impegno “a promuovere un tavolo permanente di lavoro per accompagnare il percorso dei prodotti censiti dai Comuni verso il riconoscimento comunitario”.

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“C’è da essere soddisfatti - commenta Paolo Massobrio – dopo tanti equivoci ingenerati attorno alla possibilità di queste delibere comunali. Certo le De.Co non portano soldi, e quindi interessano a pochi. Chi dice che il Comune sarebbe una gabbia troppo ristretta sa bene che non è questo il problema: i prodotti comunali ci sono già, il comune, semplicemente li identifica contro i tentativi famelici dell’omologazione. Starà poi ai soggetti privati – conclude l’autore de Il Golosario - dare seguito a questa spinta, con associazioni consorzi, disciplinari e marchi territoriali”.

“Il marchio collettivo geografico – dice infatti Orazio Olivieri, esperto di prodotti a denominazione - permetterebbe di rafforzare il concetto di De.Co. inquadrando il fenomeno nel canale della tutela. Questo strumento sarebbe oltremodo opportuno, trattandosi di un marchio che darebbe tutela di rilevante spessore contro le imitazioni e le contraffazioni.”

L'impressione è che qualsiasi DeCo non deve essere un'anticamera, un momento di passaggio verso il tragurado del prodotto verso il marchio DOP, IGP od altro ancora, ma un'oportunità su cui far leva per valorizzare seguendo una strada alternativa e diversa, legando, in senso stretto e nell'immaginario, il nome di città e paesi con i prodotti, simbolo, tradizione e cultura.

Tra i vari interventi è poi spiccato quello di Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente, primo firmatario delle legge sui piccoli Comuni, che ha sottolineato come questi debbano essere difesi: “Partendo – dichiara Realacci - da una cosa immateriale: cominciando a cambiare l’ottica con cui si guardano i piccoli comuni.

Proust diceva che il vero viaggio di scoperta non è nel cercare nuove mete ma nell'osservare tutto con nuovi occhi. Non bisogna continuare a guardare i paesi come se fossero lande in via di estinzione, o come luoghi residuali dello sviluppo: facendo così è una partita persa. Questi luoghi – continua Realacci - sono una delle radici della qualità della vita ma anche una reale capacità di competere nella globalizzazione”.

Paolo d'Abramo
Responsabile scientifico
Enologia e Viticoltura

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dabramo@vinit.net
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