Il Parco archeologico del Colosseo avvia il progetto di coltivazione dell’uva “pantastica”. di Luisa Chiumenti
E' certamente di grande fascino sia storico, che paesaggistico ed "agricolo", considerare come il colle Palatino in Roma, oltre alle sue auguste vestigia, possa ora accogliere, nell'ambito del Parco archeologico del Colosseo, l'impianto di un piccolo vigneto nell'area della Vigna Barberini.
Ci troviamo infatti proprio in quel possedimento della famiglia romana dei Barberini che nel XVII secolo ne deteneva la proprietà.Si tratta di un ben più ampio programma che, con il nome di "PArCo Green" prevede molte, diverse iniziative tese a valorizzare, accanto all'importante patrimonio monumentale e paesaggistico del PArCo, anche un interessante progetto di messa a dimora di barbatelle della varietà Bellone, un antichissimo "vitigno autoctono" che, coltivato ancora oggi nei territori intorno a Roma, fu menzionato dallo storico Plinio il Vecchio con il nome di "uva pantastica".
Sponsor del progetto è l'Azienda vitivinicola Cincinnato, che produce il vino Bellone nel territorio di Cori sui monti Lepini, nell'ambito di una attenta produzione da agricoltura biologica. Siamo di fronte ad una realtà cooperativa vinicola che, nata nel 1947, fin dalla metà degli anni '90 del secolo scorso si è impegnata su una crescita che, usufruendo della coltivazione di vitigni autoctoni (con un totale oggi di 550 ettari tra vigneti ed uliveti, tutti compresi nel territorio della Doc Cori, sui monti Lepini, in provincia di Latina, a circa 60 km a Sud di Roma) ha raggiunto alti livelli di "qualità", dissociandosi fra l'altro da coloro che invece prediligevano, in quegli anni, i vitigni internazionali. Venne così costruita una cantina innovativa e ad alto contenuto tecnologico nel 1979 e, nel 2001, l'inizio del "progetto qualità" mirato alla valorizzazione e al recupero ampelografico degli antichi vitigni autoctoni Nero Buono e Bellone.
La Cooperativa Agricola Cincinnato (www.cincinnato.it g.trisorio@cincinnato.it ), è ora una delle più importanti realtà cooperative vitivinicole del Lazio ed ha seguito un percorso che l'ha proiettata nel futuro, con tappe storiche importanti.
Ed eccoci nell'area della Vigna Barberini sul Palatino, là dove si sta quindi procedendo (con lavorazioni esclusivamente manuali per creare il minor impatto possibile), a realizzare una produzione in regime biologico, senza alcun sistema di irrigazione, specialmente ideato per "tramandare ed educare alla "cultura del vino", che vedrà la sua prima vera vendemmia nel 2023".
Ed è giusto ricordare quanto è stato osservato dagli organizzatori di questa notevole esperienza, che fa rivivere un prezioso vigneto in un ambiente storico archeologico tanto imponente quale è il Parco archeologico del Palatino in Roma: "Ci piace pensare", essi affermano, " che tramite un piccolo vigneto milioni di visitatori porteranno con loro, in ogni parte del mondo, l'immagine dell'intimo e millenario rapporto dell'Italia con la produzione del vino".
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