07.09.2001 | Cultura e Tradizioni

La cura dell’uva e del vino in Friuli

Proposta per il periodo vendemmiale. I benefici effetti tramandati dalla storia.

Tempo di vendemmia in Friuli, per cui è proprio d’attualità parlare anche di “cura” dell’uva e del vino. La prima ha registrato uno straordinario consenso dapprima in Svizzera e in Germania, poi propagatosi nell’Italia del Nord-Est e in Francia agli inizi del XIX secolo. Date le sue comprovate virtù purificanti e disintossicanti, viene praticata ogni anno da centinaia di migliaia di persone: può essere dunque programmata per una durata media indicativa di una settimana, nei mesi di settembre, ottobre e parte di novembre. I principali benefici della cura dell’uva si sono potuti verificare nell’azione diuretica e nella bellezza della pelle, anche se vengono spesso richiamati degli effetti positivi su problemi epatici e intestinali, a fronte dei quali, però, è sempre consigliata un’azione condotta sotto il controllo medico. La cura del vino consiste, invece, nell’assumere in orari inusuali, delle moderate dosi di vino, freddo a digiuno di primo mattino, caldo prima di coricarsi la sera. In Friuli ha radici nell’epoca romana: già l’imperatrice Livia attribuiva la sua longevità a un vino friulano prodotto sulle marne eoceniche, particolarmente adatte alla coltivazione della vite, site alle foci del Timavo. Non a caso poi, nella Trieste d’inizio Novecento, alle puerpere e agli anemici veniva prescritto un vino che si trovava solo in farmacia. Il vino, di caratteristiche qualitative particolari, assolutamente garantite alla produzione, è rosso, ricco di acido malico e ferro; viene servito secondo vecchie ricette delle cliniche universitarie di Vienna e Lubiana. Refosco friulano, Refosco d’Istria e Terrano sono, per esempio, la base della cura del vino praticabile tutto l’anno anche in Friuli, in un agriturismo di Meduno, nel Pordenonese.

FONTE: IL MESSAGGERO VENETO

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