Il terreno influenza la scelta del
portinnesto che deve possedere determinate caratteristiche di resistenza e
adattabilità all'ambiente in cui viene a trovarsi.
La concimazione del vigneto viene
stabilita a partire dalla struttura del terreno stesso ed è quindi
importante l'analisi chimico-fisica del terreno, base per i successivi
interventi. Nell'analisi rientrano i valori della tessitura, vale a dire
le percentuali di sabbia, limo e argilla; il ph; il calcare totale e il
calcare attivo; la sostanza organica presente; l'azoto totale, il potassio
scambiabile, il fosforo assimilabile, il boro assimilabile e la capacità
di scambio cationica.
I terreni sciolti hanno un'elevata
traslocazione degli elementi, bassa capacità di scambio cationico, povertà
di elementi nutritivi ed elevata ossidazione: abbisognano di adeguati
apporti annui di sostanza organica molto più di quanto non serva ai
terreni argillosi che hanno una ridotta traslocazione degli elementi,
elevata capacità di scambio cationico e aerazione ridotta.
La concimazione d'impianto e la
concimazione di produzione devono considerare la fertilità del terreno
oltre che gli asporti e le perdite annue: la sostanza organica e l'azoto
sono molto dilavabili e quindi devono essere distribuiti in superficie, il
potassio e il fosforo vanno invece localizzati in profondità a partire
dalla concimazione d'impianto, che naturalmente varia in funzione del tipo
di terreno. I concimi hanno varie formulazioni, possono essere semplici e
complessi.
Il titolo di un concime indica la percentuale degli elementi sul totale; i
concimi, in virtù della loro composizione hanno diversa reazione (acida o
basica) nei confronti del terreno.
I principali fertilizzanti organici
sono il letame, la pollina, la corteccia di pioppo, il sovescio e le
vinacce. La sostanza organica migliora la struttura del terreno e
l'aerazione, aumenta la capacità del terreno a trattenere l'acqua,
consente una migliore assimilazione dei fosfati e possiede un certo
effetto disinquinante sui diserbanti; la sostanza organica riduce il
rischio di erosione e aumenta la capacità di scambio cationico.
La struttura del terreno obbliga il
viticoltore alle opportune correzioni. I terreni acidi (con ph a valori
minori di 6) predispongono la vite a marciumi radicali, carenze di
potassio, tossicità da microelementi: devono perciò essere arricchiti con
carbonato di calcio o di magnesio e, in generale, con concimi basici nelle
opportune dosi.
Ai terreni basici, che predispongono la
vite alla clorosi ferrica, è meglio aggiungere solfato di calcio, solfato
ferroso e concimi acidi. I terreni salsi, ricchi di cloruro di sodio,
necessitano di solfato ferroso, di periodiche sommersioni e, ovviamente,
richiedono l'uso di un adeguato portinnesto.
I periodi di distribuzione dei concimi variano: i concimi
fosfo-potassici vanno tendenzialmente distribuiti in primavera e in
autunno, i concimi azotati sono apportati in primavera, al pianto (circa
un mese prima del germogliamento, quando la linfa risale nei vasi legnosi)
e alla fioritura.
Le carenze e gli eccessi
di elementi vengono evidenziati dalla vite in modo netto: la
clorosi ferrica, vale a dire l'insufficiente disponibilità di Ferro vede
il calcare attivo responsabile; si può ovviare con l'uso di un adeguato
portinnesto o con trattamenti fogliari adeguati. La carenza di Azoto si
manifesta con una produzione scarsa di uve povere di zuccheri mentre
l'eccesso manifesta una colorazione verdissima delle foglie. La carenza di
Potassio è visibile con l'arrossimento e l'ingiallimento del lembo, mentre
scarse concentrazioni di Calcio e Magnesio in confronto al potassio
causano il disseccamento del rachide. La carenza di Calcio nei terreni
acidi determina clorosi delle foglie giovani mentre la carenza di fosforo
ritarda la maturazione delle uve e del legno.
La vite si adatta ai terreni quasi aridi, riducendo l'evaporazione
e sfruttando tutte le opportunità compresa la condensa d'umido. Lo scopo
dell'irrigazione è quello di soddisfare le esigenze idriche, attutire
l'effetto dilavante, distribuire, quando necessario, fertilizzanti o
influire sul ciclo della pianta, ritardando, per esempio, il
germogliamento in primavera. Tra le varie tecniche d'irrigazione
ricordiamo l'infiltrazione o scorrimento, le sommersioni, l'aspersione,
l'irrigazione a goccia.
L'infiltrazione è difficilmente
utilizzabile su vigneti collinari e si può applicare quando l'acqua di
irrigazione è molta; la sommersione si può utilizzare in inverno, per
sciogliere nei terreni aridi eventuali sali a livello radicale e
ridepositarli su strati più profondi; il sistema a pioggia è molto
efficiente e può essere effettuato sottochioma o soprachioma, con scopi
diversi; il sistema a goccia e preciso dosaggio, lascia il terreno
costantemente umido ma evita il ruscellamento.
Per contro, lo stress idrico ha effetti diversi a seconda del periodo in
cui si verifica: in inverno blocca l'attività delle radici, nel periodo
della fioritura provoca la colatura, durante lo sviluppo degli acini
riduce le dimensioni degli stessi e dopo l'invaiatura ne blocca la
maturazione.
Gli interventi utili al migliore
sfruttamento degli strati superficiali sono rappresentati dal corretto
diserbo in rapporto all'inerbimento controllato in maniera accurata. L'inerbimento
è adatto in particolare ai terreni argillosi e freschi, molto declivi:
limita il vigore delle piante (nei confronti delle quali esercita
concorrenza idrica e nutrizionale) ma anche le clorosi primaverili e
l'erosione del terreno; può favorire il disseccamento del rachide e gli
attacchi da parte di organismi dannosi.
- Lezione precedente:
Gli interventi
- Lezione successiva:
La vendemmia
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