11.12.2001 | Prodotti Tipici

L´agricoltura astigiana cerca la qualità etica

La proposta discussa alla festa della Coldiretti a Villanova.

VILLANOVA C´è una certificazione che, più di tutte le altre, in futuro potrebbe servire a distinguere i prodotti della terra astigiana: il «marchio etico di qualità». Un obiettivo ambizioso, a cui da sei mesi stanno lavorando Coldiretti e Confcooperative, che dovrebbe vedere la luce nel 2002: «Il progetto è di legare le produzioni di qualità al territorio, creando alleanze preziose con il consumatore e lavorando in modo sostenibile per l´ambiente e il paesaggio, perchè la cultura del bello prevalga finalmente sulle brutture a cui certi piani regolatori hanno permesso, in passato, di vedere la luce». Lo spiega Giorgio Ferrero, presidente della Coldiretti, a margine della «Festa del ringraziamento» svoltasi domenica a Villanova. Il vescovo Francesco Ravinale ha tagliato il nastro all´inaugurazione del nuovo ufficio di zona, situato in via Odone Blandino. Tra le proposte che, nei saluti ai coltivatori e alle autorità, hanno fatto riflettere, quelle di Mario Casetta, contitolare dell´omonimo allevamento di Valfenera e presidente della zona villanovese per la Coldiretti: «Non esiste solo l´Astigiano dei grandi vini. Facciamo anche una provincia che sappia distinguersi per la zootecnia di qualità». A questo settore, che al ridimensionamento fisiologico degli ultimi decenni ha visto affiancarsi quest´anno i nefasti influssi di «mucca pazza», guarderà in futuro il «marchio etico di qualità»: un´etichetta capace di proteggere e valorizzare la carne della razza bovina piemontese, ma anche le coltivazioni tipiche, a partire da quelle che rischiano la scomparsa (come il «peperone quadrato d´Asti»), e la realtà emergente delle aziende biologiche. Si pensa alla costituzione di un consorzio di imprese capace di commercializzare i prodotti partendo «da vicino», cioè dallo stesso territorio astigiano. «Oggi molte merci orticole - spiega Ferrero - partono tutti i giorni per i mercati generali di Milano e Torino, richiedendo un grosso dispendio di costi, uomini e mezzi. Perchè non vendere gli stessi prodotti nell´Astigiano, attraverso i negozi, i mercati e la grande distribuzione? O impiegarli nelle mense, siano esse scolastiche, aziendali o ospedaliere? Chiediamo ai Comuni, responsabili degli appalti nelle mense scolastiche, o all´Asl, che giornalmente fa servire migliaia di pasti negli ospedali di Asti, Nizza e Canelli, di dedicare più attenzione a questo discorso». La stessa proposta Ferrero l´ha già rivolta alle Pro loco che hanno animato l´ultima edizione delle Sagre: «E´ importante - conferma - che in una manifestazione che vuole esaltare l´enogastronomia locale si abbia un´attenzione particolare per la reperibilità delle materie prime con cui si preparano i piatti». Per convincere le Pro loco a percorrere questa strada, Ferrero lancia un´idea: «Perchè, tra i tanti trofei e riconoscimenti, non prevedere un premio sulla tracciabilità delle materie prime utilizzate?». La Camera di commercio farà sua la proposta?

FONTE: LA STAMPA

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