03.05.2005 | Cultura e Tradizioni

L’autoctono è la nuova arma del mercato

Proseguono le fasi preparatorie di Vitigno Italia, manifestazione dedicata ai vitigni autoctoni che si terrà a Napoli, presso la Mostra d’Oltremare, il 3, 4 e 5 giugno prossimi. Ha riscosso un grande successo di presenze il forum dal titolo "Enologia e vitigni autoctoni: nuova frontiera o ritorno al passato?" che si è svolto qualche giorno fa nella sala Siani nella sede del quotidiano Il Mattino.

A dirigere i lavori il giornalista del giornale partenopeo, Luciano Pignataro il quale ha coordinato gli interventi di cinque grandi ospiti ritenuti tra i migliori enologi italiani del momento: il toscano Carlo Ferrini, il piemontese Franco Giacosa, il campano Luigi Moio, l’umbro Angelo Valentini e il toscano Lorenzo Landi.

Presente in sala anche un cospicuo numero di produttori, operatori di settore e soprattutto diversi rappresentanti delle istituzioni interessate come Cosimo Callisto, della Camera di Commercio di Napoli, Vito Amendolara, presidente di Coldiretti Campania, Gennaro Limone, dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Campania e di Carlo La Mura, coordinatore dello sportello sprint della Campania e referente del ministero delle Attività Produttive.

E’ proprio dagli enologi che è emerso il concetto di Made in Italy come risposta del mercato italiano alla crisi maturata dalla concorrenza internazionale. Oltre 350 vitigni autoctoni quindi da rendere attivi nella produzione “nostrana” al fine di creare un mercato particolareggiato. In particolare Luigi Moio ha voluto indicare che, pur non rappresentando l’indicazione autoctono uguale a vino buono, su questa strada si può trovare la soluzione migliore per affermarci fuori dai confini nazionale, dichiarando “oggi vince la specificità territoriale dei vitigni”.

Anche Angelo Valentini, che insignì papa Giovanni Paolo II del titolo di sommelier onorario nel 1980, ha sottolineato il valore delle tradizioni italiche quale strumento vincente. “La dimostrazione – ha affermato – viene dalla cucina nostrana che all’estero trova proseliti proprio perché ripropone nostre radici culturali”.

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Alessandro Maurilli
almapress@tiscali.it

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