Oggi si svolge l'assemblea generale dell'Unione Industriale. Il Presidente Lorenzo Ercole: "L´enologia è tornata ad essere la nostra carta vincente".
«Nonostante tutto, siamo condannati all´ottimismo, è nella nostra natura di imprenditori. Se non credessimo allo sviluppo cambieremmo mestiere». Lorenzo Ercole sa di avere un compito non facile. Oggi alle 19 aprirà l´assemblea generale dell´Unione industriale all´Hasta Hotel e avrà di fronte i 260 rappresentanti delle imprese che lo hanno eletto l´anno scorso alla guida del sodalizio di piazza Medici. Non c´era ancora stato l´11 settembre e ora in un mondo che si è fatto «piccolo e pauroso», il presidente di una delle aziende più dinamiche dell´economia astigiana (la Saclà, leader del settore sottaceti, 230 miliardi di fatturato, per il 40 % ottenuto all´estero) parlerà ai colleghi imprenditori e non solo. Il clima non è sereno, il recente incontro con l´imprenditore americano Peter Watson ha confermato che le nubi sull´economia mondiale non sono diradate.
Anche lei oggi terrà il suo discorso sullo stato dell´Unione? Cercherò di guardare oltre l´ottica strettamente industriale, anche se va detto che come imprese cerchiamo attenzione, rispetto e attenzione ai nostri problemi vitali che troppo spesso emergono solo quando ci sono casi negativi e non quando, giorno dopo giorno, creano lavoro e ricchezza per tutti. Come giudica il tessuto industriale dell´Astigiano? Siamo in una provincia piccola, certamente troppo piccola, che ha vissuto per decenni all´ombra della grande realtà torinese e ne sono testimonianza le importanti aziende legate all´indotto dell´auto. Questo patrimonio va difeso e messo nelle condizioni di crescere cercando, come sta facendo contratti anche all´estero. Posso dire che sono tutti impegnati mantenere le loro imprese nell´Astigiano, anche se le decisioni strategiche a volte vengono prese a migliaia di chilometri di distanza.
Ma questo è il futuro ed è già cominciato. Bisogna guardare lontano e vicino allo stesso tempo: la parola d´ordine è diversificare. Ad esempio? Il futuro è nel nostro passato e nella nostra tradizione enologica. Ora che abbiamo le carte in regola con ottime produzioni vinicole e che l´intero comparto si muove con grande vivacità l´Astigiano non può perdere questa occasione. Come Unione, con il vicepresidente Michele Chiarlo, abbiamo lanciato il «Progetto vino», ci crediamo fino in fondo sarà la nostra carta vincente. Dunque un futuro in bottiglia? Sì, ma non solo: si pensi all´indotto a quello storico che abbiamo già, dalle vetrerie ai cartoni ondulati, al polo di eccellenza tecnologica di Canelli dove piccole imprese sono all'avanguardia mondiale del settore delle macchine enologiche e per l´industria alimentare. E il vino si porta dietro il turismo, lo sviluppo delle produzioni di alta qualità alimentare, insomma economia vera. Però dobbiamo cercare alleati anche fuori provincia a cominciare dall´Albese. Per questo puntate molto anche sull´Enofila? L´ex vetreria deve essere un obiettivo comune delle istituzioni e delle amministrazioni. Tutti devono fare la loro parte. Sarebbe uno scandalo se questa splendida struttura non fosse pronta e operativa entro le Olimpiadi del 2006. Già si è perso troppo tempo.