18.08.2003 | Cultura e Tradizioni

L'Aceto Balsamico di Modena rappresentato da un nuovo consorzio

E' già operativo infatti il Consorzio Produzione Certificata dell'Aceto Balsamico di Modena (Cpcabm) che va ad aggiungersi all'organismo che raggruppa i produttori del balsamico industriale ed ai due enti del prodotto tradizionale, che vede da una parte Claudio Biancardi e Angelo Giacobazzi del Consorzio di tutela Aceto Balsamico tradizionale di Modena.

L'ingresso della nuova entità non è tuttavia recentissimo poiché si è costituita circa un anno fa a seguito di divergenze interne al consorzio presieduto da Mariangela Grosoli. “C'erano opinioni diverse sulle strategie da seguire – spiega Remo Romeo Velani, presidente del nuovo consorzio – come ad esempio la produzione certificata, cioè quella che viene eseguita nel rispetto del disciplinare depositato presso l'Unione europea per ottenere l'Igp, l'Indicazione geografica protetta, un requisito indispensabile”.

Velani, che in passato ha diretto per dieci anni presso il Dicastero agricolo l'Ente nazionale vini (occupandosi del rilancio della bevanda dopo il crollo di mercato dovuto al ritrovamento di metanolo in alcune partite di vino), evidenzia un altro elemento che ha portato nove aziende ad uscire dal 'vecchio' consorzio. “C'era, secondo noi, la necessità di maggiore trasparenza nei confronti dei consumatori e delle istituzioni in rapporto alla tracciabilità ed alla provenienza dei mosti – precisa – ma andavano anche chiarite regole e rapporti tra soci, da consolidare nel rispetto delle normative esistenti nell' indicazione sulle etichette dei prodotti. Rispetto delle regole, quindi, che debbono essere uguali per tutti”.

L'intero mercato dell'Abm è complessivamente di 500mila ettolitri, 400mila dei quali sono prodotti a Modena. Il 70% della produzione va all'estero (Stati Uniti, Germania, Francia, ma anche in Canada e Asia) e il comparto ha un incremento annuo del 10%. “Pur avendo diverse vedute, come consorzi abbiamo un importante elemento di coesione, cioè la volontà di ottenere l'Igp – sottolinea Velani – il che significherebbe per tutti produrre con mosti provenienti dall'Emilia Romagna. In questo senso c'è accordo da parte di tutti i produttori per ottenere il prestigioso marchio, con vantaggi concreti per i viticoltori del nostro territorio che diventerebbero i fornitori esclusivi di mosto”.

Il favore che sta incontrando il noto condimento è tale che ci sono già produttori in Cile ed in Brasile e l'espansione dell'aceto è superiore addirittura al vino.

“Dobbiamo fare presto – conclude Velani – perché un decreto ministeriale del 2000 ha stabilito che dall'aprile 2005 sarà vietato fare uso della denominazione Aceto Balsamico di Modena e per superare questa situazione abbiamo bisogno di coinvolgere gli agricoltori, le associazioni e le istituzioni a tutti i livelli”.
Claudio Ferri

Fonte: Il Resto del Carlino

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