Il convegno è stato organizzato dall’Accademia
Italiana della Cucina Fvg con il patrocinio del
Comune di Grado e della Provincia di
Gorizia, al quale hanno partecipato anche il presidente
nazionale Giuseppe Dell’Osso e
il conte Giovanni Nuvoletti Perdomini,
uno degli storici fondatori dell’Accademia.
“La cucina del Friuli Venezia Giulia, sia per la posizione
geografica di questa regione sia per le antiche tradizioni e gli
eventi storici che l’hanno caratterizzata nei secoli, ha assunto nel
tempo una sua identità particolare – ha spiegato, introducendo il
convegno, il Coordinatore territoriale dell’Accademia Italiana della
Cucina Fvg Renzo Mattioni -. Le
influenze venete, austro-ungariche, slave, greche, turche ed
ebraiche si fanno sentire, con particolare evidenza, nei dolci.
Ancora oggi si possono gustare preziosità assolutamente autoctone,
connesse con usi e costumi tipicamente locali, ritmate sulle
ricorrenze religiose e frutto di una fresca inventiva popolare”.
L’Accademia Italiana della Cucina ha voluto, attraverso il convegno
nazionale, far conoscere la ricchezza e la varietà dei dolci del
Friuli Venezia Giulia agli oltre 150 delegati che sono giunti a
Grado da Canada, Toscana, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, anche
per stimolare “lo sviluppo di un turismo – ha sottolineato Mattioni
-, oggi definito enogastronomico, che privilegia la conoscenza della
storia di un territorio, l’arte, gli usi e i costumi, le bellezze
naturali ed i prodotti tipici e tradizionali”.
Ecco quindi intrecciarsi negli interventi dei relatori le curiosità
legate a Trieste, città dei caffè e delle pasticcerie, dove si
producono pinza, favette, putizza, presnitz, kranz di origine
carinziana, rigojancsi di origine ungherese, oppure a Gorizia, che
fonde nella sua cultura gastronomica e dolciaria influenze
marcatamente mitteleuropee e veneto-istriano-dalmate, con dolci
quali le snite, lo smor, le palacinke.
Tra le specialità friulane sono state ricordate la
gubana delle Valli del Natisone e del
Cividalese, la pete carnica, la fugace di Pasche o il pistùm di
origine sicuramente medioevale. A Pordenone invece, che
ha sempre avuto con Venezia un forte legame storico-culturale ed
economico, emerge tra le famiglie patrizie e borghesi l’influsso
veneziano nella diffusione e nelle modalità di consumo del
cioccolato, sia come bevanda sia come ingrediente estroso per
ricette innovative.
I numerosi interventi in programma hanno visto alternarsi al tavolo
dei relatori, dopo i saluti del Delegato di Gorizia Alessandro Culot
e delle autorità, Antonietta Stroili della Delegazione di Udine (Dai
quaderni di cucina: memorie di dolci friulani), Roberto Zottar della
Delegazione di Gorizia (Gorizia, la Contea e i dolci sapori
mitteleuropei), Gabriele Furlan della Delegazione di Trieste (I
dolci austro-ungarici nei caffè storici di Trieste), Piero Adami del
Centro Studi “Franco Marenghi” (Rustiche dolcezze della Carnia), il
direttore dei Civici Musei di Pordenone e membro della Delegazione
di Pordenone Gilberto Ganzer (Pordenone: la “Gola” di nobili e
popolo), Marino Vocci della Delegazione di Muggia-Capodistria (I
dolci nella letteratura), l’amministratore delegato di Agrapromo Fvg
Giuseppe Pucciarelli (Il dolce freddo nella tradizione del Friuli
Venezia Giulia), il giornalista e agronomo Claudio Fabbro (Il
“Vigneto Friuli” ed i suoi dolci vini, dal Ramandolo al Picolit
dell’Asquini).
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