E' impossibile scrivere in questa sede degli
oltre 199 Presidi Italiani (così recita la guida i
Presidi d'Italia ) e 65 mondiali.
Importanti così come lo sono tutti, indistintamente i prodotti
presentati. In questo intervento preferisco citare gli assenti
giustificati. Come il Pesce dell'Isola
Robinson Crusoe e l'Ostrica di Capo May Salt, il Lama andino del
Potosì e la Fragola bianca di Puren, ed altri ancora come l'Astice
di Oosterschelde, tanti, non presenti per le difficoltà
d'importazione o perché i presidi sono ancora in fase di creazione o
troppo piccoli per poter far intervenire qualcuno, da così distante.
E' a loro che deve andare, al pari di tutti gli altri,
l'interesse. Abbiamo visto il mondo, una realtà che può
sconcertare ma che è parte integrante del globo
terrestre, dove Michael Jackson è un birraio (e che
birraio..) e non un cantante, dove ci si perde, presi da
una Sindrome di Stendhal inebriante. |
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Un mondo dove la produzione e
la solidarietà s'incontrano, per soddisfare bisogni
reciproci d'esistenza, come nel caso dell'accordo che ha portato
Piero Buffa, direttore del carcere "Le
Vallette" di Torino a ristrutturare un'area del carcere e
trasformarla in torrefazione di qualità e la
commercializzazione, il caffè Huehuetenango del Guatemala, presidio
Slow Food.
Nella cinque giorni torinese abbiamo assaggiato, degustato i sapori
del nostro mondo e questo è stato reso possibile per la presenza dei
volontari dell'organizzazione, centinaia ma soprattutto per la
ferrea volontà di un grande uomo,
Carlin Petrini,
eroe dell'anno secondo
Time Magazine,
per il coraggio, la creatività, l'innovazione.
Un mondo senza barriere politiche o sociali, dove l'uguaglianza è la
norma, non l'eccezione. Queste sono le sensazioni immediate, senza
graduatorie di merito tra i cibi o le bevande senza discriminazioni
sull'importanza delle persone che hanno partecipato, tutte decisive
per la realizzazione di un sogno.
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