Ma di sensibilita', esperienza, preparazione. E le donne ne hanno da vendere. Come racconta Donatella Cinelli Colombini, che ha dedicato loro un Brunello di Montalcino.
Donatella e' nata nel 1953 a Siena, dove si e' laureata in Storia dell'Arte medioevale e dove ora e' Assessore al Turismo. Nel 1993 ha fondato il Movimento Turismo del Vino e ha inventato "Cantine aperte", la fortunata iniziativa che ha portato l'enoturismo in Italia. L'azienda di Donatella Cinelli Colombini e' divisa fra Montalcino e Trequanda.
L'amore per l'enologia e' un'eredita' familiare?
Vengo da una famiglia di vignaioli, il mio nome e' legato al Brunello di cui mio nonno Giovanni Colombini fu uno dei primi grandi produttori. I terreni appartengono alla famiglia da centinaia di anni.
Lei dirige l'azienda dal 1998. Che cosa ha fatto?
L'ho trasformata coniugando tecnologia e tradizione: il recupero dell'antico vitigno "Foglia Tonda", per esempio, e' frutto dell'unione del lavoro di vignaioli e ricercatori universitari.
Ho creato una nuova linea di prodotti di pregio che comprende anche un olio extravergine (commercializzato solo nei punti vendita dell'azienda). Ma il prodotto leader e' il "Brunello Prime Donne", primo rosso a grande invecchiamento selezionato da e per le signore, che viene venduto in Italia e in 12 altri Paesi.
Ho istituito anche un premio letterario e giornalistico "Casato Prime Donne": questa volta, il 23 settembre, e' stato vinto da Paola Capriolo che ha tenuto a battesimo anche le prime cantine in rosa a Montalcino.
Come e' arrivata a progettare il vino "Prime Donne"?
Quando decisi di avere una produzione di vino tutta mia, diversa da quella della famiglia, cercai un cantiniere. Alla scuola di enologia di Siena mi dissero che ci volevano anni di attesa. Quando formulai la stessa domanda al femminile la risposta cambio': di donne cantiniere ce ne erano fin troppe perche' nessuna cantina rinomata le assume.
Nacque cosi' l'idea di coniugare il vino al femminile. Feci selezionare un Brunello da un panel di 4 assaggiatrici in gonnella, era il 1998 e la guida piu' famosa d'Italia - quella del Gambero Rosso- aveva solo degustatori maschi. Il Brunello "Prime Donne" fu un grande azzardo, altro che operazione di marketing! Credevo di non riuscire a venderlo. Invece il mio vino, fatto per le donne e selezionato da donne, ebbe ottimi risultati di stampa e di vendite.
Utilizzate tecnologie nuove nelle cantine?
Le nuove tecnologie sono ovunque e quindi anche nel vino. Ormai la corsa verso la qualita' assomiglia a un'Olimpiade perche' e' una competizione mondiale. Vince chi sbaglia meno nell'interpretare il suo territorio. Per gli sciatori sono le lamine degli sci ad essere tecnologiche, per i velocisti sono le scarpe da corsa. Per noi sono i sensori e la superficie dei tini di acciaio che, durante la fermentazione si scaldano o si raffreddano, tenendo il vino come un neonato dentro un'incubatrice.
Ci sono molte donne esperte del settore: enologhe, sommelier?
Le donne del mondo del vino sono molte ma contano poco. Quelle con diploma di enotecnico generalmente stanno in laboratorio. Le enologhe sono ancora meno e nessuna di loro e' riuscita a salire in cima. Le sommeliers sono piu' numerose e cominciano ad avere ruoli importanti: come Daniela Scrobogna, che sceglie i vini per la tavola del Capo dello Stato.
In campagna, le donne titolari di impresa sono la maggioranza e, dai dati pubblicati dal Professor Corrado Barberis, risultano piu' brave degli uomini nell'ottimizzare il lavoro. Tuttavia appena l'agricoltura esce dalla marginalita' e diventa impresa le donne perdono spazio. Nel mondo del vino italiano contano gli uomini.
Le donne hanno in genere una grandissima capacita' di assaggio soprattutto per gli aromi. Rimane tuttavia molto diffusa la vergogna delle donne di ammettere in pubblico di bere vini rossi. Per molte e' decisamente trasgressivo quasi dichiarassero di essere alcolizzate.
Adesso invece dimostreremo che il vino non e' piu' una questione di muscoli e non e' sicuramente una questione di sesso: faremo gestire la nuova cantina da sole donne. Il grande vino e' solo una questione di sensibilita' e di intelligenza. Chi non ha la fortuna di ereditare una cantina o sposare un produttore, difficilmente ha l'opportunita' di avere un ruolo di comando. I maggiori consorzi, il Comitato Nazionale dei Vini doc sono popolati da maschi.
Cosa consiglierebbe a una donna che vuole fare questo mestiere?
Scuole per enotecnici si trovano ad Alba, Conegliano Veneto, S. Michele all'Adige, Avellino e a Siena, naturalmente. Invece, per diventare enologi, serve una laurea breve, che è possibile conseguire presso le Università di Firenze, Milano, Pisa, Torino e Piacenza.
Ma il consiglio piu' importante e' questo: cercate luoghi dove ci sono altri produttori e considerateli degli alleati. Il vino vince in squadra.