18.07.2002 | Prodotti Tipici

Il pacchetto del governo per aiutare il Made in Italy

(Repubblica.it) Aumento degli investimenti nella promozione attraverso l’Ice, quindi una iniezione di liquidità per favorire l’internazionalizzazione dei distretti industriali (44 milioni di euro per i soli Balcani) e un impegno deciso in difesa dei marchi e delle doc.

Ma anche aiuti per gli investimenti in informatica e telematica oltre all’inserimento del campionario fra gli elementi finanziabili con legge 46/82 sull’innovazione tecnologica. Sono questi, in estrema sintesi, gli interventi del governo in favore del made in Italy. Un "pacchetto" che per Adolfo Urso, viceministro delle Attività produttive, testimonia la centralità del settore per la politica industriale del governo. Ma anche un’implicita risposta alle critiche formulate nei mesi scorsi da Mario Boselli, presidente della Camera della Moda e da Antonio Brotini, presidente dell’Anci, l’associazione dei calzaturieri nei confronti dell’«immobilismo» dell’esecutivo nei confronti delle difficoltà del made in Italy. Le tesi di Urso sono semplici. E partono da due premesse. La prima è che la strada degli aiuti è limitata dagli obblighi comunitari. La Ue, infatti, vigila contro gli eventuali «aiuti di Stato» che potrebbero distorcere il mercato. «In tale contesto», precisa Urso, «il nostro Ministero ha disposto l’erogazione di agevolazioni per gli investimenti in tecnologie telematiche ed informatiche». Importo totale: 60 milioni di euro. Altri 36 milioni di euro, invece, sono stati stanziati per «reti virtuali di distretti industriali a sostegno della filiera del tessile abbigliamento e del mercato tessile». Insomma, Bruxelles pone dei limiti severi tuttavia Roma cerca di valorizzare un settore in difficoltà senza infrangere le norme comunitarie. Va in questo senso, sostiene ancora il viceministro, lo stanziamento di 2,5 milioni di euro in favore dei nuovi stilisti. «In realtà», osserva ancora Urso, «come sanno gli operatori del settore l’elemento forse più interessante del nostro "pacchetto" riguarda l’inserimento del campionario fra gli elementi finanziabili con legge 46/82 sull’innovazione tecnologica». Quanto alla seconda premessa riguarda la promozione del made in Italy all’estero tramite l’Ice. Il viceministro infatti, sottolinea che gli sforzi comprendono sia il sistema dell’abbigliamento in senso stretto (tessile, abbigliamento, calzature) che gli accessori (occhiali, pelletteria, oreficeria, etc) e il mondo dell’abitare (arredamento, lampade, accessori per l’arredamento). Ma non è tutto. Secondo Urso, infatti, deve entrare a pieno titolo nel made in Italy anche il settore alimentare, considerato un tassello fondamentale dello stile di vita italiano e una parte importante della nostra cultura. In futuro, dunque, assisteremo a manifestazioni sempre più integrate fra vino e abbigliamento, cibi raffinati e cucine in lego massello. Riguardo al 2002, invece, il governo ha stanziato 11,170 milioni di euro per la promozione all’estero del solo sistema della moda. «Rispetto ai due anni precedenti», puntualizza Urso, «si tratta di un aumento di circa il 30 per cento». Quanto all’evento clou della moda stessa si svolgerà al Fashion Institute of Technology di New York dall’11 febbraio al 12 aprile del 2003. Fin qui il prodotto e il sistema produttivo. Tuttavia uno degli elementi chiave della strategia adottata è favorire l’internazionalizzazione delle imprese. A patto, però, di non incoraggiare la delocalizzazione. Risultato: puntare sulla «clonazione» di quei distretti produttivi che non riescono ad espandersi per mancanza di spazio fisico dove impiantare nuove fabbriche oppure per l’impossibilità di trovare nuovi dipendenti. Ecco spiegata, dunque la scelta di puntare su due aree in particolare. La prima sono i Balcani (44 milioni di euro di incentivi) dove sono previsti quattro nuovi distretti in Romania. Ma sono in lizza anche altri paesi dalla Croazia alla Serbia, dalla Bulgaria alla Bosnia e all’Ungheria che pure non fa parte dei Balcani. Emblematica la vicenda del distretto friulano della sedia che deve scegliere se puntare sulla Croazia oppure sulla Romania o sulla Bosnia. A giorni, inoltre, sempre Urso volerà in Russia per definire un nuovo distretto del made in Italy vicino Mosca. Quanto al secondo polo è l’area del Mediterraneo. Lo conferma la creazione di un distretto della moda vicino Tunisi e o certificano quattro nuovi progetti allo studio in Marocco.

FONTE: LA REPUBBLICA (Affari&Finanza)

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